Dazi, gli Usa sono pronti a raddoppiare
PECHINO Dice il vicepresidente americano Mike Pence che sta alla Cina evitare una guerra fredda con gli Stati Uniti e per farlo non ha più molto tempo, non può nascondersi dietro estenuanti e inconcludenti trattative: servono «grandi cambiamenti nelle sue azioni economiche, militari e politiche». Altrimenti Washington è pronta a raddoppiare i dazi sulle merci esportate dai cinesi, che sono già arrivati a 250 miliardi di dollari di valore, ha assicurato il vice di Donald Trump dalla Papua Nuova Guinea dove è in corso la riunione Apec (i 21 Paesi dell’asia Pacific Economic Cooperation). Anche il leader cinese Xi Jinping è a Papua e replica che il protezionismo porta al fallimento, che si tratta solo di egoismo. Anche secondo Xi le due superpotenze rivali sono al bivio: «cooperazione o scontro». E in tono grave ha concluso: «La storia ci ha mostrato che la guerra, sia fredda, calda o commerciale, non produce vincitori». Così Usa e Cina si preparano al momento della verità: l’incontro programmato per fine novembre tra Trump e Xi al G20 di Buenos Aires. I cinesi sembrano sulla difensiva, perché la loro economia continua a rallentare, la classe media consuma di meno, Pechino non può nemmeno rispondere colpo su colpo in modo simmetrico ai dazi, visto che esporta molto più di quanto importi. Xi ha capito che il problema non è solo Trump, ma il nuovo atteggiamento ostile americano: anche i democratici di Washington sostengono la linea dura. Si parla di «cortina di ferro economica». Le rivendicazioni americane vanno dalla bilancia commerciale squilibrata, al furto di proprietà intellettuale, al trasferimento forzato di tecnologia imposto alle aziende occidentali per entrare nel mercato cinese, fino all’espansionismo di Pechino nell’oceano, con la militarizzazione di isole a migliaia di chilometri dalle sue coste. Però è difficile ottenere tutto e subito, perché nel mondo globalizzato la Cina è diventata indispensabile, dalla grande crisi finanziaria di dieci anni fa ha rappresentato il 30% della crescita mondiale (gli Usa il 20%), facendoci uscire dalla recessione. Sembra assurdo ora isolare la seconda economia del pianeta e fermare la sua ascesa. L’incontro con Trump a Buenos Aires, ammonisce Pence, può essere l’ultima occasione per Xi di evitare lo scontro.