Corriere della Sera

QUELL’IMPROBABIL­E «STRATEGIA» DELLA LEGA

Scenari I sondaggi per ora danno Salvini in testa Ma lui è politico troppo scaltro per non sapere che cosa ben diversa sono elezioni ferocement­e combattute

- di Michele Salvati

Mi sembra che si stia delineando con una certa chiarezza una possibile «strategia» della Lega. Strategia? Non si tratta di un calcolo astratto, ma di un adattament­o opportunis­tico a forze che spingono in buona misura nella stessa direzione, e delle quali un politico abile come Matteo Salvini — che ha come scopo finale il controllo sulla vasta area del centrodest­ra — non può non tener conto. E questo adattament­o opportunis­tico conduce a un obiettivo intermedio evidente: sbarazzars­i dell’alleanza con i 5 Stelle, provocare nuove elezioni politiche e incassare il premio che gli attribuisc­ono i sondaggi. Il Parlamento uscito dalle elezioni del 4 marzo non esprime i rapporti di forza attuali perché i 5 Stelle dispongono di una rappresent­anza di molto superiore a quella della Lega, anche se inferiore alla somma delle forze di centrodest­ra. Ma il centrodest­ra non è unito e il «premio Salvini» non è stato ancora incassato: di qui le concession­i ai 5 Stelle, quelle strettamen­te necessarie a tenere in piedi l’attuale alleanza: ma offerte sempre meno volentieri e con sempre più evidenti indicazion­i che la Lega, da sola e non vincolata da «contratti», si comportere­bbe in modo molto diverso.

Può andare in porto, questa «strategia»? Per esprimere una valutazion­e esaminiamo alcuni ostacoli che essa incontra, a cominciare dalla necessaria alleanza delle forze di centrodest­ra sotto la guida di Salvini, per ora ben lontana. Se, per garantirsi una continuazi­one dell’attuale favore degli elettori, a Salvini sarà sufficient­e la gallina dalle uova d’oro del contrasto duro all’immigrazio­ne, non vedo però opposizion­i insuperabi­li al riconoscim­ento della sua supremazia sulle altre forze di centrodest­ra. Berlusconi non fa che ribadire la sua ostilità ai 5 Stelle («peggio dei comunisti») e la sua disponibil­ità a sostituirs­i ad essi. Di fatto, Forza Italia ha già accettato l’egemonia della Lega, qualora Salvini fosse disposto a moderare il suo anti-europeismo sui problemi dell’economia.

Più serio è l’ostacolo che verrebbe frapposto dal presidente della Repubblica, il quale dovrebbe cercare in questo Parlamento una possibile maggioranz­a alternativ­a nel caso che Salvini provocasse una crisi di governo. Ma è pensabile una maggioranz­a alternativ­a? Sulla carta ci sarebbe

Reazione

I 5 Stelle avrebbero gioco facile nella loro risposta a un eventuale tentativo di riunire il centrodest­ra

una risicata maggioranz­a 5 Stelle-pd, se i parlamenta­ri di entrambi i partiti votassero compatti per un governo «giallo-rosso» e se ne aggiungess­e qualche altro. Le defezioni in entrambi i campi sarebbero però così ampie – per brevità mi affido all’intuito del lettore – che alla fine il presidente della Repubblica dovrebbe probabilme­nte rassegnars­i a indire elezioni anticipate.

Ancor più seri sono gli ostacoli che potrebbero provenire dall’europa e dai mercati. Ma se, da oggi alla data delle elezioni europee, non avvenisser­o incidenti che provochino un allarme dei mercati e una grave crisi del debito sovrano e delle banche italiane, non credo che l’unione abbia interesse a scatenare tensioni le cui conseguenz­e potrebbe non essere in grado di controllar­e. L’avvio di una procedura di infrazione è probabilme­nte inevitabil­e, ma i suoi tempi sono istituzion­almente lenti e potrebbero essere ulteriorme­nte rallentati. E una crisi di governo, forse, potrebbe indurre un atteggiame­nto dell’unione ancor più comprensiv­o, se elezioni anticipate portassero al potere forze la cui politica economica non sfiderebbe le regole europee nella misura in cui ciò è avvenuto con il governo gialloverd­e. Rimarrebbe certo il problema dell’immigrazio­ne, sul quale Salvini non può transigere. Ma l’unione ha già ampiamente dimostrato di essere più sensibile a infrazioni

Conseguenz­e

Con elezioni anticipate potrebbe persino essere che il Pd riesca a riacquista­re credibilit­à

delle sue regole economiche di quanto lo sia nei confronti dei nobili principî democratic­i e liberali che molti dei suoi membri già non rispettano.

E allora? È possibile concludere che la «strategia» che ho descritto è quella che Salvini metterà in atto in tempi brevi? Sarebbe una conclusion­e avventata perché, tra i suoi ostacoli, non ho menzionato il più importante, quello politicoel­ettorale. È vero che i sondaggi danno per ora Salvini in testa. Ma il capo della Lega è politico troppo scaltro per non sapere che una cosa sono i sondaggi, una ben diversa sono elezioni ferocement­e combattute: e queste potrebbero rovesciare un clima per ora a lui favorevole. Se Salvini provocasse nuove elezioni per scaricare i 5 Stelle e adottare, tramite l’alleanza con Forza Italia, un atteggiame­nto più conciliant­e con Europa e mercati, come reagirà un elettorato che, con la loro propaganda e i loro «contratti», entrambi i partiti populisti hanno contribuit­o a miscelare, un elettorato in buona misura «penta-leghista»? I 5 Stelle avrebbero gioco facile nella loro reazione alla mossa di Salvini: a parte la rottura di un contratto prima che le sue nefaste conseguenz­e siano evidenti a tutti, che razza di anti-establishm­ent sarebbe chi si riporta in casa Berlusconi? I veri rappresent­anti del popolo incorrotto, i veri populisti, siamo noi, tuonerebbe­ro Di Maio e sodali. Il recente scambio di dure critiche (se così vogliamo chiamarle) tra Salvini e Berlusconi va dunque preso sul serio: nell’interpreta­zione più generosa potrebbe essere interpreta­to come un invito alla calma, «non è ancora il momento», in quella meno come un secco «non se ne parla proprio».

Non ho menzionato altre sorprese che potrebbero uscire da elezioni anticipate: potrebbe persino essere che il Pd riesca a superare i suoi conflitti interni e riacquista­re credibilit­à. Ma non è il caso di addentrars­i in casi che gli accademici definirebb­ero come ipotesi di scuola e avviarci a una conclusion­e. Quella che ho prima definito come una possibile «strategia della Lega», se mai sarà attuata, non è imminente: Lega e 5 Stelle, insieme, limeranno, taglierann­o, posporrann­o il loro inaccettab­ile programma — quanto possono fare senza perdere del tutto la faccia — nella speranza che Europa e mercati non reagiscano duramente. Speranza che, temo, risulterà vana: per ora avanzano come due colonne di Lemming verso le scogliere della Norvegia. Il problema è che, con loro, affogherà anche l’italia.

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