QUELL’IMPROBABILE «STRATEGIA» DELLA LEGA
Scenari I sondaggi per ora danno Salvini in testa Ma lui è politico troppo scaltro per non sapere che cosa ben diversa sono elezioni ferocemente combattute
Mi sembra che si stia delineando con una certa chiarezza una possibile «strategia» della Lega. Strategia? Non si tratta di un calcolo astratto, ma di un adattamento opportunistico a forze che spingono in buona misura nella stessa direzione, e delle quali un politico abile come Matteo Salvini — che ha come scopo finale il controllo sulla vasta area del centrodestra — non può non tener conto. E questo adattamento opportunistico conduce a un obiettivo intermedio evidente: sbarazzarsi dell’alleanza con i 5 Stelle, provocare nuove elezioni politiche e incassare il premio che gli attribuiscono i sondaggi. Il Parlamento uscito dalle elezioni del 4 marzo non esprime i rapporti di forza attuali perché i 5 Stelle dispongono di una rappresentanza di molto superiore a quella della Lega, anche se inferiore alla somma delle forze di centrodestra. Ma il centrodestra non è unito e il «premio Salvini» non è stato ancora incassato: di qui le concessioni ai 5 Stelle, quelle strettamente necessarie a tenere in piedi l’attuale alleanza: ma offerte sempre meno volentieri e con sempre più evidenti indicazioni che la Lega, da sola e non vincolata da «contratti», si comporterebbe in modo molto diverso.
Può andare in porto, questa «strategia»? Per esprimere una valutazione esaminiamo alcuni ostacoli che essa incontra, a cominciare dalla necessaria alleanza delle forze di centrodestra sotto la guida di Salvini, per ora ben lontana. Se, per garantirsi una continuazione dell’attuale favore degli elettori, a Salvini sarà sufficiente la gallina dalle uova d’oro del contrasto duro all’immigrazione, non vedo però opposizioni insuperabili al riconoscimento della sua supremazia sulle altre forze di centrodestra. Berlusconi non fa che ribadire la sua ostilità ai 5 Stelle («peggio dei comunisti») e la sua disponibilità a sostituirsi ad essi. Di fatto, Forza Italia ha già accettato l’egemonia della Lega, qualora Salvini fosse disposto a moderare il suo anti-europeismo sui problemi dell’economia.
Più serio è l’ostacolo che verrebbe frapposto dal presidente della Repubblica, il quale dovrebbe cercare in questo Parlamento una possibile maggioranza alternativa nel caso che Salvini provocasse una crisi di governo. Ma è pensabile una maggioranza alternativa? Sulla carta ci sarebbe
Reazione
I 5 Stelle avrebbero gioco facile nella loro risposta a un eventuale tentativo di riunire il centrodestra
una risicata maggioranza 5 Stelle-pd, se i parlamentari di entrambi i partiti votassero compatti per un governo «giallo-rosso» e se ne aggiungesse qualche altro. Le defezioni in entrambi i campi sarebbero però così ampie – per brevità mi affido all’intuito del lettore – che alla fine il presidente della Repubblica dovrebbe probabilmente rassegnarsi a indire elezioni anticipate.
Ancor più seri sono gli ostacoli che potrebbero provenire dall’europa e dai mercati. Ma se, da oggi alla data delle elezioni europee, non avvenissero incidenti che provochino un allarme dei mercati e una grave crisi del debito sovrano e delle banche italiane, non credo che l’unione abbia interesse a scatenare tensioni le cui conseguenze potrebbe non essere in grado di controllare. L’avvio di una procedura di infrazione è probabilmente inevitabile, ma i suoi tempi sono istituzionalmente lenti e potrebbero essere ulteriormente rallentati. E una crisi di governo, forse, potrebbe indurre un atteggiamento dell’unione ancor più comprensivo, se elezioni anticipate portassero al potere forze la cui politica economica non sfiderebbe le regole europee nella misura in cui ciò è avvenuto con il governo gialloverde. Rimarrebbe certo il problema dell’immigrazione, sul quale Salvini non può transigere. Ma l’unione ha già ampiamente dimostrato di essere più sensibile a infrazioni
Conseguenze
Con elezioni anticipate potrebbe persino essere che il Pd riesca a riacquistare credibilità
delle sue regole economiche di quanto lo sia nei confronti dei nobili principî democratici e liberali che molti dei suoi membri già non rispettano.
E allora? È possibile concludere che la «strategia» che ho descritto è quella che Salvini metterà in atto in tempi brevi? Sarebbe una conclusione avventata perché, tra i suoi ostacoli, non ho menzionato il più importante, quello politicoelettorale. È vero che i sondaggi danno per ora Salvini in testa. Ma il capo della Lega è politico troppo scaltro per non sapere che una cosa sono i sondaggi, una ben diversa sono elezioni ferocemente combattute: e queste potrebbero rovesciare un clima per ora a lui favorevole. Se Salvini provocasse nuove elezioni per scaricare i 5 Stelle e adottare, tramite l’alleanza con Forza Italia, un atteggiamento più conciliante con Europa e mercati, come reagirà un elettorato che, con la loro propaganda e i loro «contratti», entrambi i partiti populisti hanno contribuito a miscelare, un elettorato in buona misura «penta-leghista»? I 5 Stelle avrebbero gioco facile nella loro reazione alla mossa di Salvini: a parte la rottura di un contratto prima che le sue nefaste conseguenze siano evidenti a tutti, che razza di anti-establishment sarebbe chi si riporta in casa Berlusconi? I veri rappresentanti del popolo incorrotto, i veri populisti, siamo noi, tuonerebbero Di Maio e sodali. Il recente scambio di dure critiche (se così vogliamo chiamarle) tra Salvini e Berlusconi va dunque preso sul serio: nell’interpretazione più generosa potrebbe essere interpretato come un invito alla calma, «non è ancora il momento», in quella meno come un secco «non se ne parla proprio».
Non ho menzionato altre sorprese che potrebbero uscire da elezioni anticipate: potrebbe persino essere che il Pd riesca a superare i suoi conflitti interni e riacquistare credibilità. Ma non è il caso di addentrarsi in casi che gli accademici definirebbero come ipotesi di scuola e avviarci a una conclusione. Quella che ho prima definito come una possibile «strategia della Lega», se mai sarà attuata, non è imminente: Lega e 5 Stelle, insieme, limeranno, taglieranno, posporranno il loro inaccettabile programma — quanto possono fare senza perdere del tutto la faccia — nella speranza che Europa e mercati non reagiscano duramente. Speranza che, temo, risulterà vana: per ora avanzano come due colonne di Lemming verso le scogliere della Norvegia. Il problema è che, con loro, affogherà anche l’italia.
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