Radulovic: cambia il clima e io rileggo Bach
Nemanja Radulovic è crossover forse più nel look che nel repertorio: il 35enne violinista serbo suona tutti i grandi classici, da Bach e Brahms a Ciajkovskij e i contemporanei, ondeggiando i lunghi capelli neri e indossando pantaloni in pelle nera attillati, talvolta una giacca e sempre una t-shirt, magari con teschi o scheletri. «Non mi voglio costruire un personaggio, mi vesto così perché mi piace e mi fa star comodo». I personaggi nascono suonando: «Sul palco mi sento ora un vecchio, ora un bimbo ora una donna, dipende dalla musica». Che per lui è innanzitutto emozione: «Ho iniziato a suonare a 7 anni, dopo sei mesi ero solista in un Concerto di Vivaldi; decisi che avrei fatto il concertista quella volta, la mia prima su un palco: l’esaltazione provata a essere al centro della scena fu tale da non farmi desiderare altro che di riviverla il più a lungo possibile». Negli ultimi anni gli accade sempre più spesso: Radulovic è ormai richiesto in tutto il mondo, incide per Deutsche Grammophon dalle Quattro Stagioni a progetti speciali in cui presenta opere scritte per lui. Mercoledì sarà ospite a Milano della Società dei Concerti, atteso in Bach e Vivaldi: «Bach è come un filtro che mi purifica da tutto quello che ho accumulato durante il giorno». In Serbia è un’icona «anche perché sono parte della sua storia: vivevo a Belgrado e nel 1999 ci furono 72 giorni di bombardamento», ma lui si apre a temi globali: «Ho chiesto ad Aleksandar Sedlar di rileggere le Quattro stagioni nell’ottica dei cambiamenti climatici; è il “mio” compositore, ha scritto Savco 3 e arrangiato Sheherazade per il mio ultimo disco, Baika, traduzione in serbo di storia: la storia di un viaggio tra Istanbul, Berlino e Belgrado».