Vittorie per Argentina e Brasile
prima fase del Mondiale di Russia. «Il calcio è un gioco semplice. Ventidue uomini inseguono una palla per 90’ e alla fine i tedeschi non vincono più. La versione precedente è confinata alla storia», l’aggiornamento dell’ex attaccante inglese.
Due giorni fa il 2-0 dell’olanda sulla Francia ha sancito la retrocessione della Germania nella serie B della Nations League, il punto più basso nella storia del calcio tedesco. La crisi fa implodere un modello decantato, basato su centri federali ad altissima tecnologia e sulla generazione di «laptop trainer» (allenatori computerizzati) che affidano il loro credo calcistico, le loro squadre e lo sviluppo del gioco a database e statistiche. Il computer però non aveva previsto la variabile umana e il disastro del 2018. «La retrocessione è dolorosa, ma va accettata. L’obiettivo resta l’europeo 2020: ci qualificheremo e manderemo in campo una squadra forte», rilancia il c.t. tedesco Joachim Löw. È lui l’imputato principale nel proklopp, Vince l’argentina che ha battuto il Messico per 2-0 con una gran partita di Dybala, autore dell’assist del primo gol messo a segno da Funes Mori. In campo anche Icardi, entrato dalla panchina, che ha sfiorato la prima rete con la Nazionale, visto che il suo tiro è diventato un’autorete per l’intervento di Brizuela. A Londra, nell’amichevole di lusso tra Brasile e Uruguay, l’hanno spuntata 1-0 i verdeoro grazie a un rigore trasformato da Neymar. Scintille tra il brasiliano e Cavani, suo compagno nel Psg, per un fallo dell’uruguaiano. 2006, non ha la forza di allontanarlo. Riconoscente o prigioniera di Löw che ha fatto suo il Mondiale 2014 triturando 7-1 il Brasile e battendo l’argentina di Messi. Poi una semifinale a Euro 2016 e il primo posto in Confederation Cup 2017.
Vittorie cancellate dal 2018 in cui si contano appena quattro successi e sconfitte clamorose, anche contro squadre minori come Messico, Austria e Corea del Sud. La Germania non è più corazzata, piuttosto è dilaniata, con uno spogliatoio spaccato tra Kanaken (naturalizzati) e Kartoffeln (tedeschi): così i due gruppi si apostrofano in modo dispregiativo a dar retta alla Bild. Il centrocampista dell’arsenal Mesut Ozil, di origini turche, se n’è andato denunciando: «Mi sento indesiderato, il razzismo non è tollerabile». Ma la crisi ha radici tecniche, con Löw deciso a ringiovanire e alla disperata ricerca di un centravanti e i senatori che non mollano. Così il mito si è sbriciolato e la Mannschaft ora è una squadra di serie B.