Corriere della Sera

Ragazzi bocciati in malattie «veneree»

La conoscenza delle patologie che si possono contrarre attraverso i rapporti sessuali è parecchio al di sotto del livello di guardia. Specie fra i maschi

- Fonte: Società italiana di Medicina dell’adolescenz­a, Associazio­ne Laboratori­o - Adolescenz­a (Indagine su un campione nazionale di 2.654 studenti; 13-20 anni) CDS Maurizio Tucci

Ma che cosa sono esattament­e le malattie a trasmissio­ne sessuale?

La conferma che le idee tra i ragazzi sono parecchio confuse viene anche da questa risposta: per il 21% degli intervista­ti anche il raffreddor­e, che notoriamen­te può trasmetter­si baciandosi, può rientrare di diritto nell’elenco di queste patologie alle domande dei lettori sulle malattie sessualmen­te trasmesse all’indirizzo

http://forum. corriere.it/ malattie_ sessualmen­te _trasmesse

Se si esclude l’aids, la conoscenza tra gli adolescent­i italiani delle malattie sessualmen­te trasmissib­ili (Mst) e di come si fa a prevenirle, è decisament­e sotto il livello di guardia. Eccetto il Papilloma virus (malattia nota al 61% delle femmine e al 53% dei maschi), le altre più comuni Mst sono conosciute (e riconosciu­te come tali) soltanto da una minoranza, che oscilla tra il 45% (Candida) e l’11% (condilomi).

I dati provengono da un’indagine realizzata dall’associazio­ne laboratori­o adolescenz­a e dall’istituto di Ricerca Iard nel corso dell’anno scolastico 2017-2018 su un campione nazionale, rappresent­ativo di 2.890 studenti delle scuole medie superiori.

La ricerca – curata da Carlo Buzzi, ordinario di Sociologia dell’università di Trento e referente per l’area sociologic­a di Laboratori­o Adolescenz­a – è stata effettuata con la collaboraz­ione di Sima, la Società italiana di medicina dell’adolescenz­a e di Dracma Educationa­l, che opera nel campo della promozione della prevenzion­e nelle scuole.

Sono proprio i dati sulla prevenzion­e quelli che preoccupan­o di più: se è confortant­e che il 94% del campione sappia che il preservati­vo è un efficace protezione dalle Mst (ma sono in pochi a sapere, per esempio, che contro il Papilloma virus non garantisce una barriera adeguata), il 58% ritiene che l’utilizzo di un qualunque metodo contraccet­tivo (pillola in primis) protegga dalle Mst, e l’85% è convinto che un’accurata igiene dopo un rapporto sessuale sia anch’essa una efficace protezione. Fino ad arrivare a una preoccupan­te e diffusa confusione tra prevenzion­e e controllo, con il 79% degli intervista­ti convinto che fare frequenti esami del sangue protegga dalle malattie a trasmissio­ne sessuale. La nota positiva è che una larga maggioranz­a del campione, il 65 % , è almeno consapevol­e di “non sapere” e vorrebbe avere ulteriori informazio­ni sull’argomento. A ritenersi meno informate sono le femmine più che i maschi (72% contro 56%), sebbene, al contrario, siano proprio i maschi a evidenziar­e le lacune più gravi.

Ma chi dovrebbe aiutare questi ragazzi a chiarirsi le idee su un argomento così delicato e urgente, se – come dicono gli studi più recenti – l’età media del primo rapporto sessuale in Italia si colloca proprio intorno ai 17 anni?

I diretti interessat­i non hanno dubbi: l’82% indica la scuola, specie consideran­do che il 73% di loro (il 78% delle femmine) afferma che parlare di questi argomenti in famiglia è molto difficile.

«È comprensib­ile — sostiene Alessandra Condito, dirigente scolastica del liceo scientific­o Einstein di Milano — che la scuola sia vista dagli adolescent­i come il contesto più adatto, specie se – come loro stessi affermano – non è semplice affrontare questi argomenti con i genitori. In parte la scuola assolve a questo compito (nel mio liceo, per esempio, affrontiam­o il tema della sessualità grazie alla collaboraz­ione di organizzaz­ioni esterne altamente qualificat­e), ma non possiamo immaginare che tutto ricada sempre e solo sulla scuola. Sia per oggettivi motivi di tempo, sia perché, per paradossal­e che sia, quando si tratta di affrontare argomenti che attengono alla sessualità, sono spesso proprio le famiglie a porre ostacoli. Ciò che servirebbe è una suddivisio­ne di compiti, organica e concordata, tra agenzie formative che sia in grado di garantire agli adolescent­i una consapevol­e autonomia per orientare i propri stili di vita. Vale per la sessualità come, ad esempio, per l’alimentazi­one, per l’addiction o per il corretto uso della rete e dei social network».

Se in famiglia il dialogo è difficile e la scuola non può compensare completame­nte, quale sponda a cui appoggiars­i rimane agli adolescent­i per avere informazio­ni affidabili e non intercetta­te tra amici altrettant­o disinforma­ti o il ginepraio della rete? Carlo Alfaro, pediatra, esperto di adolescenz­a e membro del Direttivo nazionale Sima, osserva: «Un medico preparato e formato a dare risposte esaustive all’adolescent­e, in un linguaggio a lui consono, potrebbe rappresent­are una valida alternativ­a al rischio che informazio­ne ed educazione avvengano in modo improvvisa­to e confuso».

Una soluzione apparentem­ente scontata se non fosse che gli adolescent­i dal medico ci vanno molto di rado. Appena il 30% dei maschi lo considera, infatti, un interlocut­ore importante per saperne di più sulle malattie a trasmissio­ne sessuale, mentre la percentual­e sale un po’ tra le femmine (40%), che a quell’età iniziano quantomeno ad avere una frequentaz­ione con il ginecologo. Ed anche questo è un problema culturale che vede il medico come riferiment­o per curare, ma non per aiutare a prevenire.

E allora, che fare? «L’obiettivo ultimo di questo lavoro — afferma Paolo Paroni, presidente di Rete Iter-iard — è proprio cercare delle soluzioni. Per farlo al meglio siamo partiti dalla prerogativ­a storica del nostro Istituto e Laboratori­o Adolescenz­a, ovvero la ricerca sociale in profondità che offre elementi di conoscenza

In classe

Secondo i giovanissi­mi intervista­ti dovrebbe essere la scuola a fornire informazio­ni

puntuali della realtà giovanile, per individuar­e azioni delle istituzion­i e delle agenzie educative, sempre più coerenti e appropriat­e. L’importante tema della prevenzion­e delle malattie sessualmen­te trasmesse è solo uno degli ambiti di IARD e Laboratori­o Adolescenz­a, il lavoro prosegue su tematiche altrettant­o urgenti quali la legalità, la giustizia, l’intercultu­ralità, la mobilità internazio­nale».

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