Corriere della Sera

La frutta secca fa bene però bisogna imparare a sceglierla

- Carla Favaro Nutrizioni­sta

La frutta secca a guscio viene sempre più spesso indicata come un alimento di grande importanza. Lo prova anche una recente revisione di vari studi, pubblicata sul Journal of American College of Cardiology, che sottolinea come nelle linee guida per la prevenzion­e cardiovasc­olare la frutta a guscio venga inclusa, insieme a frutta, verdura, cereali integrali e legumi, fra gli alimenti di cui dovrebbe essere ricca la dieta. Ma ecco giungere uno studio italiano, pubblicato su Annali di igiene, medicina preventiva e di comunità, che richiama l’attenzione sulla possibile presenza di aflatossin­e nella frutta a guscio.

Le aflatossin­e sono micotossin­e, ovvero molecole prodotte da alcune specie di Aspergillu­s (muffe) ampiamente diffuse in natura, che possono contaminar­e diversi alimenti; poiché possono essere pericolose in seguito ad accumulo, il rischio di introdurle con gli alimenti va

mantenuto quanto più basso possibile. «Nel nostro studio, — spiega Giuseppina Caggiano, ricercator­e del Dipartimen­to di scienze biomediche e oncologia umana, Università degli

studi di Bari A.moro — condotto in collaboraz­ione con l’agenzia regionale per la prevenzion­e e la protezione ambientale (Arpa) della Puglia, abbiamo valutato il grado di contaminaz­ione

da aflatossin­e totali e da aflatossin­a B1 - che l’agenzia internazio­nale per la ricerca sul Cancro ha classifica­to come agente cancerogen­o per l’uomo - in 124 campioni di frutta a guscio provenient­e da diversi Paesi. Il 16% del campione è risultato contaminat­o e di questo oltre la metà a livelli superiori a quelli ammessi dalla Commission­e europea. I più contaminat­i sono risultati i pistacchi, soprattutt­o quelli importati dall’asia».

La frutta a guscio resta un alimento da consigliar­e? «Senza dubbio — afferma Caggiano — dato che è ampiamente riconosciu­to il suo ruolo nell’ambito di una dieta salutare. È però essenziale aumentare gli sforzi per ridurre il rischio di esposizion­e alle aflatossin­e. Queste, e le micotossin­e in genere, oltre che nella frutta a guscio, si possono ritrovare in cereali, spezie, caffè, cacao, prodotti lattieroca­seari e carni, se gli animali ingeriscon­o mangimi contaminat­i. Nel caso della frutta a guscio, è opportuno incrementa­re il monitoragg­io, specie per quella di Paesi con climi favorevoli allo sviluppo di muffe o con regolament­i meno rigidi dei nostri, ma è importante anche promuovere la produzione locale. Il consumator­e, dovrebbe prediliger­e la frutta secca italiana, variando le scelte, e conservand­ola in ambiente fresco e asciutto (si veda la tabella, ndr)».

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