Va in onda la tv di ieri
C’è chi parla di operazione nostalgia per mascherare un vuoto di fantasia Mancano idee per nuovi format e si torna al passato Così rispuntano «Portobello» e le ragazze di Dandini
È come andare in macchina tenendo d’occhio solo lo specchietto retrovisore. La tv del presente viaggia in avanti ma con la retromarcia ingranata perché da tempo la regola è certificata: vanno bene soprattutto i programmi vecchi di 10 o 20 anni, mentre le nuove produzioni — salvo poche eccezioni — fanno fatica. Così piuttosto che provare a ideare qualcosa di diverso, si riapre il cassetto dei ricordi e si propongono remake e rivisitazioni.
Rai1 è tornata a Portobello, Rai3 ha rispolverato La tv delle ragazze. Il direttore di Rai1 Angelo Teodoli ha spiegato il fenomeno come pura realpolitik televisiva: «Abbiamo fatto i reboot della Corrida, di Rischiatutto, adesso ecco Portobello. In tv si inventa poco ormai, e quindi si omaggia il meglio del passato». Le letture del fenomeno sono opposte: il fascino del vintage, il gusto della memoria, la seduzione dell’antico, la forza dell’immaginario collettivo. Oppure — e sembra la tesi migliore — poche idee, zero fantasia, nessuna ispirazione, invenzioni con il contagocce.
Due anni fa Fabio Fazio con Rischiatutto aveva riportato le lancette dell’orologio al 1970. Tutto uguale come allora. Lo studio, le scritte e le cabine, i pulsanti e le cuffie. E anche i concorrenti, quell’italia sommersa che non fa notizia, quelli che studiano sui libri piuttosto che parlare sui social. Lo scorso aprile invece era stato Carlo Conti con La Corrida a dare nuovamente spazio ai dilettanti allo sbaraglio, l’equivalente di una festa paesana in cui i concorrenti — più da circo che da talent — si esibiscono con canzoni, balli, poesie e spettacoli dove lo strano è la cifra più ricercata. Nello stesso periodo Canale 5 ci aveva provato con Vuoi scommettere?, riedizione di Scommettiamo che...? affidata a Michelle Hunziker con la partecipazione di sua figlia Aurora Ramazzotti nel ruolo di inviata.
Il presente sbiadisce in un passato infinito perché negli ultimi anni non è stato inventato un nuovo grande format di successo nel mondo. Siamo fermi a X Factor e Grande Fratello, nonostante siano programmi anziani — il primo ha 10 anni, il secondo quasi 20. La sfida sarà trovare nuovi format di intrattenimento che possano variare e arricchire l’offerta e adattarsi al nuovo habitat audiovisivo. Nell’attesa però la tv è la fabbrica dei sogni già visti. Mancanza di originalità, zero estro, creatività riciclata, un selfie sempre davanti allo stesso monumento, la carica dell’eterno ritorno del già visto in veste nuova.
Antonella Clerici si è immersa nel 1977 quando Enzo Tortora con Portobello innovò il modo di fare televisione. Come allora, oggi i protagonisti sono inserzionisti e gente comune, chiamata a partecipare in studio e attraverso le telefonate da casa. Serena Dandini invece ha resuscitato La tv delle ragazze nella ricorrenza dei 30 anni, quattro puntate che vedono alternarsi le «ragazze» di tre decadi fa — da Francesca Reggiani a Cinzia Leone, da Carla Signoris a Sabina Guzzanti, la migliore di tutte — e le ragazze di oggi — Paola Cortellesi, avanti di una spanna.
Se siamo fermi in coda sul raccordo anulare con il Grande Fratello e X Factor è perché il format ormai è globale e se all’estero non spunta nulla, difficile che gemmi qualcosa in Italia. In realtà — sembra un paradosso — negli ultimi anni la proliferazione dei canali è stata un freno anziché un’opportunità, perché l’ansia di riempire immensi spazi vuoti di un palinsesto moltiplicato chiude il rubinetto della creatività. Lo scriveva qualche anno fa lo studioso dei media John Ellis ma la riflessione è ancora attuale: «La vera sorpresa, nell’età dell’abbondanza, non è tanto quanto la televisione è cambiata. Ma quanto poco lo ha fatto».
Bauman ragionava sullo spirito dei tempi parlando di retrotopia, ossia l’utopia rivolta all’indietro: è la nostra recente attitudine a collocare nel tempo passato — e non più nel futuro o in un luogo leggendario — l’immaginazione di una società migliore. E se la televisione è lo specchio della società il cerchio — all’indietro — si chiude.
I più «giovani»
Gli show più recenti? «X Factor» (che ha già 10 anni) e «Grande Fratello» (ne ha 20)