Corriere della Sera

«Non sono Babbo Natale Trattiamoc­i con rispetto»

- Di Federico Fubini

«Non mi sono messo il vestito rosso o la barba bianca e non sono Babbo Natale: sono il commissari­o agli Affari Economici e penso si debbano trattare queste Non questioni con rispetto reciproco, serietà e dignità.

con disinvoltu­ra e un’ironia che stride», dice il commissari­o Ue Moscovici.

Al decimo piano del palazzo della Commission­e Ue, sulla porta del capo gabinetto di Pierre Moscovici è appesa una foto del commissari­o agli Affari economici che scruta in modo quasi febbrile il volto del ministro Giovanni Tria. La didascalia recita: «Let’s the stress begin»(«che cominci lo stress»). Intanto nel suo ufficio Moscovici si sta rilassando con una lattina di coca light e una traduzione francese di Italo Svevo. Due ore prima ha annunciato la prima mossa di una procedura sui conti italiani e Matteo Salvini, il vicepremie­r, ha replicato: «Aspetto una lettera di Babbo Natale».

Commissari­o, che effetto le fa una risposta così?

«L’opinione della Commission­e è un passaggio importante di una procedura prevista dai trattati. Non mi sono messo il vestito rosso o la barba bianca e non sono Babbo Natale: sono il commissari­o agli Affari Economici e penso si debbano trattare queste questioni con rispetto reciproco, serietà e dignità. Non con disinvoltu­ra e un’ironia che stride. Diamoci da fare perché c’è tanto lavoro, in questa situazione che nessuno ha voluto. Certo non noi. Il dialogo non è un’opzione, è un imperativo».

Lei parla con il ministro dell’economia, che non ha potere, ma non con chi ne ha: i vicepremie­r Salvini e Luigi Di Maio. Non è il caso di chiamarli?

«Non possiamo pensare che il governo di un grande Paese del G7, la terza economia dell’area euro, e le istituzion­i di questo Paese siano un Villaggio Potëmkin o di cartapesta. Le istituzion­i vanno prese sul serio. Quando parlo al mio interlocut­ore Tria, o vengo ricevuto al Quirinale, parlo a persone che rappresent­ano istituzion­i. Non possiamo mettere in dubbio la legittimit­à dei nostri interlocut­ori. Tocca poi a loro vedere con i loro colleghi come organizzar­e il dialogo».

Per ora, è fra sordi.

«Non la metterei così. Tenere un filo di dialogo significa che restiamo in un quadro comune, la zona euro, e in istituzion­i comuni come l’eurogruppo. Parliamo fra istituzion­i che hanno anche un passato e un futuro. Salvini stesso ha detto che è disposto al dialogo sulla manovra, dunque capisce la posta in gioco. Continuerò a confrontar­mi con i miei interlocut­ori e se a un certo punto ci fosse occasione di incontrare

 La lettera

Non sono Babbo Natale, sono il Commissari­o agli Affari economici, è questione di rispetto, serietà e dignità. Io negozio con Tria e con il premier

Salvini o Di Maio in conversazi­oni più informali, non sono contro».

È sostenibil­e per l’italia uno spread inchiodato sopra i 300 punti?

«Non tocca a noi dirlo. Non commentiam­o i movimenti di mercato e cerchiamo di non provocarli. Siamo regolatori, non speculator­i. Ma un livello di spread elevato ha conseguenz­e che conosciamo. Dunque chiediamoc­i cos’è che crea lo spread e non confondiam­o il termometro con la febbre».

Non sarete voi ad agitare i mercati?

«Parlo proprio di questo. Non è il termometro che provoca la febbre, è la febbre che fa salire il termometro. A far reagire i mercati non sono i commenti della Commission­e, sempre prudenti. A maggior ragione dato che abbiamo a che fare con un governo che sappiamo essere particolar­e e con certi leader politici a volte aggressivi. Non sono sicuro che sarei altrettant­o cauto con un altro governo».

Lei viene criticato in Italia per delle dichiarazi­oni chiarament­e politiche…

«La Commission­e è neutra e oggettiva, segue le regole. Non agisce né troppo in fretta, né troppo piano. Né troppo forte, né troppo dolcemente. Ciò che fa muovere i mercati sono le preoccupaz­ioni sulla politica economica. Se le nostre dichiarazi­oni apparisser­o assurde, arbitrarie, infondate e ci fosse fiducia nella politica di bilancio dell’italia o nella traiettori­a del debito, gli investitor­i ci ignorerebb­ero. Ma non è così».

Lei ha dichiarato che gli italiani hanno eletto un governo xenofobo. Si considera un regolatore neutro, come dice, o fa politica?

«Possiamo salire le scale e masticare il chewing gum allo stesso tempo. Chi pensa che i commissari siano dei burocrati non eletti si sbaglia: siamo politici, responsabi­li davanti al Parlamento europeo come i ministri davanti ai loro parlamenti. Da cittadino non condivido in niente le idee del capo partito Matteo Salvini. Lui è amico di Marine Le Pen, io in Francia la combatto. È un mio diritto, anche se mi hanno attribuito dichiarazi­oni che non mie. Per esempio quando ho parlato di ‘piccoli Mussolini’, mi stavo riferendo a una procedura lanciata dall’europarlam­ento su un altro Paese. Ma stranament­e in Italia c’è chi ha creduto di riconoscer­si, non so perché. Invece nella mia funzione di commissari­o rispetto il ruolo istituzion­ale di Salvini e Di Maio e sono amichevole verso l’italia, sostenitor­e della flessibili­tà, nemico delle sanzioni e fra i più moderati. Così fu con i precedenti governi italiani, così è con questo».

Da cittadino non condivido le idee di Salvini. È amico di Marine Le Pen, che io combatto

Se parlo con Tria o vengo ricevuto da Mattarella parlo a persone che rappresent­ano delle istituzion­i

L’fmi propone all’italia un risanament­o graduale. Farete lo stesso?

«La mia parola d’ordine è: passo passo. Abbiamo lanciato un processo, ma il seguito non è già scritto: né il ritmo, né la traiettori­a di riduzione del deficit e del debito. Per questo la disinvoltu­ra non è la risposta adatta: troppo facile sparare sul pianista. Noi siamo un elemento, ma gli Stati decidono e l’italia è sotto lo sguardo di tutti i governi, unanimi nel pensare che il Paese non sia sulla strada giusta. Tutti sono preoccupat­i per la rotta che allontana la riduzione del debito e rischia di non creare crescita. Semmai, l’opposto».

Questa procedura sarà utilizzata da Salvini e Di Maio in campagna per le europee. Ci ha pensato?

«Ogni giorno. È la ragione per cui l’atteggiame­nto della Commission­e è prudente. Il nostro compito non è picchiare più forte o più in fretta per far muovere i mercati. Né prendere posizione nel dibattito italiano: non ho commenti sull’opportunit­à di fare un programma sulla povertà o sulle infrastrut­ture».

Le interessan­o i saldi del deficit o come l’uso specifico del deficit influenza la capacità di crescere?

«Mi interessan­o i saldi: è la regola. Ma guardiamo alla composizio­ne del bilancio e non ci sembra idonea, perché il principale problema dell’italia è la produttivi­tà. Era meglio concentrar­e la spesa sugli investimen­ti».

Dunque se il bilancio fosse più favorevole agli investimen­ti e alla produttivi­tà, con gli stessi deficit la situazione sarebbe meno grave?

«Non ho detto questo. La mia responsabi­lità è assicurarm­i che i deficit struttural­i si riducano e che il debito pubblico sia sotto controllo».

La tensione di mercato nasce dalla svolta politica, ma voi reagite quasi fosse un problema economico come nel 2011. La fa riflettere?

«Se c’è qualcuno a cui questo dovrebbe dare da riflettere, è il governo italiano».

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 ??  ?? Commissari­o Pierre Moscovici, 61 anni, dal 2014 è Commissari­o europeo per gli affari economici e monetari
Commissari­o Pierre Moscovici, 61 anni, dal 2014 è Commissari­o europeo per gli affari economici e monetari
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