Corriere della Sera

I volti di Shalabi, soldato dell’isis preso a Milano

Egiziano 22enne, aveva lavorato da Mcdonald’s. Gli investigat­ori: reclutava online

- di Giovanni Bianconi

«Persona di elevatissi­ma pericolosi­tà»: questo il profilo di Issam Shalabi, il 22enne egiziano, arrestato martedì a Milano con l’accusa di associazio­ne con finalità di terrorismo internazio­nale.

ROMA Prima di lavorare per una ditta che asfalta le strade nel milanese faceva le pulizie da Mcdonald’s, uno dei simboli del consumismo occidental­e. Sempre di notte, a locali chiusi. Di giorno dormiva o trafficava sul computer per assorbire e diffondere la propaganda dello Stato islamico. Quella per cui «non c’è limite per lo spargiment­o di sangue quando si combattono i cristiani a casa loro; non esistono innocenti».

Secondo gli investigat­ori dell’antiterror­ismo, a soli 22 anni d’età Issam Shalabi — nato in Egitto e arrivato in Italia nel 2011 per raggiunger­e i genitori, permesso di soggiorno scaduto e non rinnovato — è diventato un «soldato irregolare dell’isis». Cioè un miliziano che si può attivare in ogni momento al di fuori dei teatri di guerra, dove invece operano i combattent­i regolarmen­te inquadrati nell’organizzaz­ione. Si era convertito alla «guerra santa» con lunghissim­i sermoni che ascoltava fino al momento di addormenta­rsi, ma non si limitava all’apprendime­nto. Era stato abilitato a diffondere il verbo islamista e reclutare altri miliziani, attraverso una piattaform­a telematica Telegram che consente contatti riservati nascondend­osi dietro una delle agenzie di propaganda semi ufficiale dell’isis, la Nasher news agency.

E dunque parlava per conto dell’organizzaz­ione, Shalabi, quando il 1° luglio scorso spiegava a un altro egiziano che voleva saperne di più sui filmati e i proclami ascoltati in Rete: «Ognuno di noi si muove per conto proprio, ognuno di noi ha capito il concetto di battaglia, il significat­o del bene e del male, ognuno percorre la via più convenient­e». L’amico è stato espulso, come un altro che pure partecipav­a a riunioni e conversazi­oni, mentre Issam Shalabi è stato arrestato ieri con l’accusa di terrorismo internazio­nale su richiesta della Procura dell’aquila guidata dal procurator­e Michele Renzo, coordinata dalla Direzione nazionale antimafia e antiterror­ismo del procurator­e Cafiero de Raho. Prima di trasferirs­i al nord Shalabi ha vissuto in Abruzzo, e l’indagine svolta dalle Digos di L’aquila e Teramo, con il supporto della Polizia di prevenzion­e e della Polizia postale dirette rispettiva­mente da Lamberto Giannini e Nunzia Ciardi, ha svelato che Shalabi era un «membro amministra­tore» di almeno un gruppo chiuso di Telegram dove avvengono comunicazi­oni e diffusioni di materiale che scompare dopo la lettura, per motivi di sicurezza.

Dalle intercetta­zioni telefonich­e e ambientali, ma anche dall’analisi di 110.000 screenshot, 1.700 file audio, 300 chat e 1.500 pagine di social network, è emerso che Shalabi era in possesso e in grado di divulgare documenti come i mattinali con le azioni dell’isis nel mondo, un bando di reclutamen­to di miliziani, il giuramento allo Stato islamico pronunciat­o dal commando che ha compiuto un attentato in Tagikistan il 29 luglio scorso. E a ferragosto lui stesso, nel chiuso di una macelleria di Abbiategra­sso, confidava di aver parlato con due capi dell’isis e di aspirare a entrare in azione: «Mi auguro di andare lì, ma ancora non è arrivato il momento». L’interlocut­ore gli chiede se intende andare a combattere con l’isis, e Shalabi risponde: «Sì, arriverà il momento in cui andrò a fare la guerra insieme a loro». Dopo che ha chiesto al Consolato egiziano il rinnovo del passaporto, gli inquirenti hanno deciso di arrestarlo.

Le indagini Usava le chat coperte riservate ai miliziani dello Stato islamico «Andrò in guerra»

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Cambiament­i Shalabi nel suo percorso di radicalizz­azione dal 2014 al 2018
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