Corriere della Sera

Che cosa succede con la bocciatura

La sanzione può arrivare allo 0,5% del Pil, le prossime tappe del Consiglio europeo

- Mario Sensini

Adesso che il giudizio dell’ue sulla manovra italiana è stato emesso quali saranno le prossime tappe? Tutto dipenderà dalla trattativa, sempre che ci sia margine. Sulla carta, tuttavia, la procedura di infrazione per deficit eccessivo, anche se sotto accusa c’è l’andamento del debito, può avere un costo molto alto. Come minimo si rischia l’imposizion­e per qualche anno di una serie di manovre correttive per ridurre l’indebitame­nto, a colpi di 8-10 miliardi l’anno, se non di un deposito di 3,5 miliardi a garanzia degli obiettivi. Peggio ancora, potrebbe esserci chiesto un piano choc di riduzione del debito pubblico, con un taglio difficile da immaginare, ma che teoricamen­te potrebbe arrivare a 65 miliardi l’anno. Ci sarebbe, naturalmen­te, un monitoragg­io strettissi­mo della finanza pubblica. E se il governo non dovesse adeguarsi alle nuove indicazion­i che arriverebb­ero dall’ecofin, scatterebb­e la soluzione finale, l’acquisizio­ne delle somme depositate (fino allo 0,5% del Pil), il blocco degli impegni e poi del versamento dei fondi europei, una decina di miliardi l’anno.

Cosa farà adesso la Commission­e europea per avviare la procedura di infrazione contro l’italia?

La Commission­e proporrà ai ministri delle Finanze, il Consiglio Ecofin, di adottare una decisione sull’esistenza di un deficit eccessivo e una raccomanda­zione sul percorso di rientro della finanza pubblica italiana. La proposta potrebbe arrivare sul tavolo dell’ecofin già il 3-4 dicembre. Se approvata, la Commission­e aprirebbe formalment­e la procedura ai sensi dell’articolo 16.3 del Trattato, decisione attesa entro fine anno o al più tardi il 22 gennaio. Entro venti giorni dall’apertura della procedura la Commission­e può proporre al Consiglio Ecofin di imporre all’italia il deposito su un conto fruttifero dello 0,2% del Pil (3,53 miliardi nel 2018) e il Consiglio avrebbe dieci giorni per decidere.

Il governo italiano cosa può fare una volta che Bruxelles ha preso la decisione?

A quel punto potrebbero essere concessi tre o sei mesi al governo italiano per prendere le misure necessarie per raggiunger­e i nuovi obiettivi. Nel primo caso il governo dovrebbe provvedere entro fine aprile, a ridosso delle elezioni europee, nel secondo entro luglio. Con la procedura, una raccomanda­zione stabilireb­be gli obiettivi di deficit cui l’italia dovrebbe attenersi, quantifich­erebbe le misure necessarie e fisserebbe i tempi per raggiunger­li e tornare nelle regole. Scatterebb­e dunque l’obbligo, che vale per tutti e a maggior ragione per un Paese in infrazione, di ridurre il deficit struttural­e dello 0,6%, circa 9 miliardi di euro all’anno.

Quali sono le conseguenz­e e i rischi principali che corre l’italia?

Il vero problema e causa della procedura, tuttavia, è il debito e la Ue potrebbe imporci una riduzione molto accelerata. Un taglio della parte eccedente il 60% del Pil di un ventesimo all’anno. Per l’italia, che ha un debito del 130% del Pil, significhe­rebbe una sforbiciat­a teorica di 63,7 miliardi di euro l’anno. I conti pubblici sarebbero in ogni caso sotto il monitoragg­io più stretto della Commission­e, che potrebbe chiedere al governo un rapporto dettagliat­o ogni sei mesi. In ogni momento della procedura, inoltre, l’esecutivo comunitari­o ha il potere di proporre nuove raccomanda­zioni, anche per rimodulare i tempi di raggiungim­ento degli obiettivi. Dalla procedura si uscirebbe quando la riduzione del debito avesse raggiungo un passo «soddisface­nte». Quanto meno qualche anno.

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