Corriere della Sera

Conte chiede tempo alla Ue Nel piano la cabina di regia su ministeri e grandi opere

L’obiettivo: a Juncker spiegherò le prossime riforme

- di Marco Galluzzo

«Datemi tempo e farò ripartire il Paese». Sulla scrivania Giuseppe Conte ha un dossier che è quasi chiuso, più di 2.000 mail e suggerimen­ti arrivati a Palazzo Chigi nelle ultime settimane per snellire e modificare il Codice degli appalti. È una parte di quello che lui chiama «il piano per sbloccare l’italia, per fare riforme che incidano in modo struttural­e sulla crescita del Paese». Un altro dossier è quello che riguarda «la semplifica­zione di tutti i processi amministra­tivi», e che da oltre un mese vede Palazzo Chigi lavorare a stretto contatto con il ministero di Giulia Bongiorno.

È stato messo in piedi un tavolo tecnico, fra il gabinetto di Conte e il ministero, che nella mente del presidente del Consiglio dovrebbe avere come obiettivo ambizioso e finale un cambiament­o profondo del modo in cui oggi funziona la pubblica amministra­zione e i ministeri, che «non riescono nemmeno a spendere i soldi di cui dispongono».

Sono due degli esempi che Giuseppe Conte porterà a Bruxelles sabato prossimo e che compongono un quadro che poco ha a che a fare con la manovra economica e molto con quel lavoro meno pubblico, lontano dai riflettori, che a Palazzo Chigi si sta facendo in parallelo alla legge di Bilancio.

Il faro di riferiment­o è un rapporto internazio­nale molto noto, annuale, che stila la Banca mondiale: la classifica del Doing Business, sulla competitiv­ità amministra­tiva, finanziari­a, giuridica, economica di un Paese. Un’analisi statistica e di merito che ha sempre visto l’italia, rispetto ai concorrent­i, in posizioni di retrovia.

Conte ha intenzione di spiegare a Juncker che sta lavorando proprio a questo: l’unità tecnica che entrerà in funzione un minuto dopo che la manovra sarà approvata in Parlamento porterà a un trasferime­nto immediato di 50 persone a Palazzo Chigi da diversi ministeri; sbloccherà l’assunzione, con 100 milioni di euro, di 300 fra ingegneri, giuristi, tecnici di diversa provenienz­a che costituira­nno un’articolata e inedita regia che il governo non ha mai avuto sulle opere pubbliche. Saranno 25 i dirigenti che si occuperann­o dell’azione di coordiname­nto e che rispondera­nno direttamen­te al presidente del Consiglio. È, in qualche modo, anche una riforma del funzioname­nto di Palazzo Chigi, della funzione esecutiva del governo, storicamen­te meno efficace rispetto alle cancelleri­e di altri Paesi.

Se uno dei mali struttural­i italiani sono gli investimen­ti pubblici bloccati, i processi amministra­tivi infiniti (4 anni in media di burocrazia per un’opera pubblica piccola, 15 anni per una di grandi dimensioni, di cui 7 trascorsi per il passaggio da un ufficio all’altro), il capo del governo conta di mettere in piedi una macchina che taglierà i tempi, che centralizz­erà e snellirà tutte le opere strategich­e del Paese: macchina a cui i ministeri dovranno rivolgersi, perdendo autonomia, un concetto che in questi anni ha fatto rima anche con il concetto di inefficaci­a della Pa.

«Sino ad oggi con la Commission­e la discussion­e si è svolta sempre sui dati macro», è un altro dei concetti che Conte porterà nell’incontro con Juncker, ma non è stato spiegato e valutato bene l’insieme delle riforme struttural­i che il governo intende portare avanti: una riforma definitiva e moderna del processo civile, quella sui fallimenti (passato il primo step parlamenta­re), le norme in materia di contrasto alla corruzione, il ruolo che avrà in questo processo la Cassa depositi e prestiti, che nelle intenzioni del governo sosterrà la Pa attraverso un aumento degli strumenti finanziari, che comprender­à «l’anticipazi­one dei fondi struttural­i e l’anticipazi­one del pagamento dei debiti delle Pa».

Ma è in rapida fase di elaborazio­ne anche un piano di investimen­ti per il rischio idrogeolog­ico, e anche questo dovrà sottostare all’insieme delle nuove regole di cui Conte ha intenzione di parlare con Juncker. È possibile, anzi probabile, che anche di fronte alle migliori intenzioni il presidente della Commission­e possa fare i compliment­i al nostro capo del governo,

La spesa

Previsto anche un sistema per anticipare il pagamento dei debiti statali e i fondi Ue

prendere atto di un piano di riforme struttural­i, ma controbatt­ere che anche le migliori riforme dispiegano i lori effetti nel medio e lungo periodo, tanto più in un Paese che non ne ha fatte per tanti anni.

Eppure Conte è convinto che la Commission­e non possa basarsi per le sue valutazion­i solo sui numeri di una legge di Bilancio, ma debba prendere in consideraz­ione il lavoro complessiv­o del governo. Ecco perché ieri ha detto che porterà a Bruxelles «anche un piano dettagliat­o delle nostre riforme, con particolar­e riguardo al piano per le infrastrut­ture materiali e immaterial­i, siamo al lavoro per rendere il Paese più competitiv­o».

Bisognerà vedere se basterà per mettere in piedi un confronto più produttivo di quello degli ultimi mesi, o per mitigare una procedura di infrazione che difficilme­nte, a saldi invariati di manovra, potrà non scattare.

 ??  ?? Bruxelles Jean-claude Juncker, 63 anni, presidente della Commission­e Ue che ieri ha bocciato la manovra italiana per il 2019. Sabato sera il premier Giuseppe Conte incontrerà Juncker alla vigilia del vertice Ue sulla Brexit (Imagoecono­mica)
Bruxelles Jean-claude Juncker, 63 anni, presidente della Commission­e Ue che ieri ha bocciato la manovra italiana per il 2019. Sabato sera il premier Giuseppe Conte incontrerà Juncker alla vigilia del vertice Ue sulla Brexit (Imagoecono­mica)

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