Conte chiede tempo alla Ue Nel piano la cabina di regia su ministeri e grandi opere
L’obiettivo: a Juncker spiegherò le prossime riforme
«Datemi tempo e farò ripartire il Paese». Sulla scrivania Giuseppe Conte ha un dossier che è quasi chiuso, più di 2.000 mail e suggerimenti arrivati a Palazzo Chigi nelle ultime settimane per snellire e modificare il Codice degli appalti. È una parte di quello che lui chiama «il piano per sbloccare l’italia, per fare riforme che incidano in modo strutturale sulla crescita del Paese». Un altro dossier è quello che riguarda «la semplificazione di tutti i processi amministrativi», e che da oltre un mese vede Palazzo Chigi lavorare a stretto contatto con il ministero di Giulia Bongiorno.
È stato messo in piedi un tavolo tecnico, fra il gabinetto di Conte e il ministero, che nella mente del presidente del Consiglio dovrebbe avere come obiettivo ambizioso e finale un cambiamento profondo del modo in cui oggi funziona la pubblica amministrazione e i ministeri, che «non riescono nemmeno a spendere i soldi di cui dispongono».
Sono due degli esempi che Giuseppe Conte porterà a Bruxelles sabato prossimo e che compongono un quadro che poco ha a che a fare con la manovra economica e molto con quel lavoro meno pubblico, lontano dai riflettori, che a Palazzo Chigi si sta facendo in parallelo alla legge di Bilancio.
Il faro di riferimento è un rapporto internazionale molto noto, annuale, che stila la Banca mondiale: la classifica del Doing Business, sulla competitività amministrativa, finanziaria, giuridica, economica di un Paese. Un’analisi statistica e di merito che ha sempre visto l’italia, rispetto ai concorrenti, in posizioni di retrovia.
Conte ha intenzione di spiegare a Juncker che sta lavorando proprio a questo: l’unità tecnica che entrerà in funzione un minuto dopo che la manovra sarà approvata in Parlamento porterà a un trasferimento immediato di 50 persone a Palazzo Chigi da diversi ministeri; sbloccherà l’assunzione, con 100 milioni di euro, di 300 fra ingegneri, giuristi, tecnici di diversa provenienza che costituiranno un’articolata e inedita regia che il governo non ha mai avuto sulle opere pubbliche. Saranno 25 i dirigenti che si occuperanno dell’azione di coordinamento e che risponderanno direttamente al presidente del Consiglio. È, in qualche modo, anche una riforma del funzionamento di Palazzo Chigi, della funzione esecutiva del governo, storicamente meno efficace rispetto alle cancellerie di altri Paesi.
Se uno dei mali strutturali italiani sono gli investimenti pubblici bloccati, i processi amministrativi infiniti (4 anni in media di burocrazia per un’opera pubblica piccola, 15 anni per una di grandi dimensioni, di cui 7 trascorsi per il passaggio da un ufficio all’altro), il capo del governo conta di mettere in piedi una macchina che taglierà i tempi, che centralizzerà e snellirà tutte le opere strategiche del Paese: macchina a cui i ministeri dovranno rivolgersi, perdendo autonomia, un concetto che in questi anni ha fatto rima anche con il concetto di inefficacia della Pa.
«Sino ad oggi con la Commissione la discussione si è svolta sempre sui dati macro», è un altro dei concetti che Conte porterà nell’incontro con Juncker, ma non è stato spiegato e valutato bene l’insieme delle riforme strutturali che il governo intende portare avanti: una riforma definitiva e moderna del processo civile, quella sui fallimenti (passato il primo step parlamentare), le norme in materia di contrasto alla corruzione, il ruolo che avrà in questo processo la Cassa depositi e prestiti, che nelle intenzioni del governo sosterrà la Pa attraverso un aumento degli strumenti finanziari, che comprenderà «l’anticipazione dei fondi strutturali e l’anticipazione del pagamento dei debiti delle Pa».
Ma è in rapida fase di elaborazione anche un piano di investimenti per il rischio idrogeologico, e anche questo dovrà sottostare all’insieme delle nuove regole di cui Conte ha intenzione di parlare con Juncker. È possibile, anzi probabile, che anche di fronte alle migliori intenzioni il presidente della Commissione possa fare i complimenti al nostro capo del governo,
La spesa
Previsto anche un sistema per anticipare il pagamento dei debiti statali e i fondi Ue
prendere atto di un piano di riforme strutturali, ma controbattere che anche le migliori riforme dispiegano i lori effetti nel medio e lungo periodo, tanto più in un Paese che non ne ha fatte per tanti anni.
Eppure Conte è convinto che la Commissione non possa basarsi per le sue valutazioni solo sui numeri di una legge di Bilancio, ma debba prendere in considerazione il lavoro complessivo del governo. Ecco perché ieri ha detto che porterà a Bruxelles «anche un piano dettagliato delle nostre riforme, con particolare riguardo al piano per le infrastrutture materiali e immateriali, siamo al lavoro per rendere il Paese più competitivo».
Bisognerà vedere se basterà per mettere in piedi un confronto più produttivo di quello degli ultimi mesi, o per mitigare una procedura di infrazione che difficilmente, a saldi invariati di manovra, potrà non scattare.