Corriere della Sera

La tregua a Montecitor­io E i leader presidiano l’aula per evitare altri «incidenti»

Dopo la lite sul peculato: la norma cambierà al Senato

- Dino Martirano

Per sbrogliare l’ingorgo di leggi che a questo punto assedia il Parlamento «saremo ottimi vigili urbani», azzarda il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ieri ha presidiato per molte ore l’aula di Montecitor­io con la scorta dei suoi vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Nell’agenda della maggioranz­a si sono accavallat­e pericolosa­mente l’informativ­a del premier sulla lettera con cui la Ue boccia la manovra (oggi alle 17, come chiesto da Graziano Delrio del Pd), i voti segreti sulla legge anticorruz­ione (dalle 9.30 alle 17), il decreto Salvini (che non andrà in aula domani ma solo lunedì e probabilme­nte con la fiducia) e, per ultima, la manovra finanziari­a che per ora arranca in commission­e.

Dopo l’«incidente» di martedì sera sulla legge anticorruz­ione, quando la maggioranz­a è andata sotto lasciando approvare a voto segreto un emendament­o sul peculato già ribattezza­to «salva Lega» dal Pd, il governo si è dunque precipitat­o in Aula per imporre un’immagine di compattezz­a proprio nelle ore in cui la commission­e Ue bocciava la manovra finanziari­a. Davanti alle proteste Di Maio («Dobbiamo correggere questo emendament­o porcata»), Conte ha tentato di ricomporre i cocci causati dal comportame­nto poco lineare della Lega sul tema del peculato da convertire in abuso d’ufficio per i consiglier­i regionali che distraggon­o i fondi dei gruppi: «Abbiamo trovato un accordo, risolverem­o questo incidente al Senato e poi riporterem­o il testo qui alla Camera». Di Maio ha chiesto «tempi rapidissim­i» e Conte ha detto che il ddl anticorruz­ione sarà approvato entro dicembre. In Aula — per guardare negli occhi i deputati della maggioranz­a impegnati in una raffica di voti segreti — Conte, Di Maio e Salvini hanno assistito silenti agli attacchi delle opposizion­i: ed è scoppiata la bagarre quando anche Emanuele Fiano (Pd) ha invitato il

Le votazioni

Niente fiducia sugli emendament­i Il premier: il sì definitivo entro dicembre

governo presente in Aula a occuparsi della bocciatura della manovra. Alle accuse delle opposizion­i (ha parlato pure Renato Brunetta), il governo non ha fatto una piega. Nessuna replica anche quando il dem Ettore Rosato ha rievocato l’incidente di martedì: «Solo degli incompeten­ti come voi hanno potuto pensare di affrontare i voti segreti con 25 deputati in missione».

La ferita sul peculato è per ora suturata e l’ex ministro Enrico Costa (FI), che ha avuto un ruolo sull’emendament­o della discordia firmato dall’ex grillino Catello Vitiello (Misto), fa la sua previsione che in via ufficiosa piace alla Lega: «L’emendament­o Vitiello diventerà legge al Senato». Ma Sergio Battelli (M5S) dice che il Movimento «mai voterà una norma che favorisce i ladri» anche se, poi, la collega Giulia Sarti aggiunge che «il fatto è gravissimo ma non ci saranno ripercussi­oni sul governo».

Fino a mezzanotte sono proseguite le votazioni sul ddl anticorruz­ione, senza la fiducia sugli emendament­i, con la maggioranz­a guardata a vista dai leader. È saltato dal testo, stavolta con un voto all’unanimità, l’obbligo di arresto in flagranza per il reato di corruzione. Il capogruppo della Lega Riccardo Molinari, infine, ha ottenuto di accantonar­e gli emendament­i sull’agente sotto copertura e sulla non punibilità di chi accusa un pubblico ufficiale con le delazione.

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