Il blitz e l’ordine: «Prendete la ragazza bianca»
Silvia Romano, 23 anni, rapita in Kenya dove lavorava per una ong. «Erano in sei, l’hanno picchiata»
«Dov’è la bianca, dov’è?». Sono entrati cercando proprio lei. Al calar della sera, dopo aver seminato il terrore nelle stradine polverose di Chakama, piccolo villaggio a 70 chilometri da Malindi, in sei si sono fiondati, armati di kalashnikov e machete, dentro la casetta in mattoni d’argilla che ospita i volontari di una minuscola ong italiana, Africa Milele, che in swahili significa «per sempre».
Silvia Romano, fino a luglio insegnante a Milano di ginnastica artistica, era stata arruolata a ottobre dalla fondatrice della ong, Lilian Sora, e da un paio di giorni si trovava lì da sola, da quando i suoi due «colleghi» erano partiti e ne aspettava di nuovi. Per caso con lei l’altra sera c’era uno dei ragazzi che la ong sponsorizza negli studi: Ronald Kazungo, 18enne, stava aiutando Silvia, di cinque anni più grande, a documentare il suo lavoro: «Lei era, anzi è — si corregge subito — la mia migliore amica» racconta Ronald al Corriere. «La stavo aiutando a passare in rassegna le pagelle dei suoi ragazzi, quelle arrivate e quelle mancanti».
Il giovane si è così ritrovato testimone involontario del sequestro: «Mi hanno chiesto dov’è la “mgeni”, la straniera? Ho detto che era uscita a procurarsi un caricabatterie, ma non mi hanno creduto. Si sono diretti in un’altra stanza e l’hanno trovata». Un attacco mirato e preparato. Ronald racconta di aver sentito uno del commando chiedere a un altro: «È lei?». Avuta la conferma, «ha iniziato a schiaffeggiarla forte finché è caduta a terra. Silvia mi chiamava, chiedeva aiuto, io ho cercato di spingere via l’uomo che la immobilizzava a terra, per legarle le mani dietro la schiena, ma qualcuno mi ha colpito alla testa con un machete e ho come perso i sensi. Lei gridava «scappa, mettiti in salvo», ho trovato la forza di rialzarmi e fuggire. Fuori c’erano altri due individui: sparavano e mettevano in fuga la gente. Poi se la sono portata via attraverso il fiume Galana. Erano oromo, quindi somali».
Cinque abitanti del villaggio sono rimasti feriti: due bambini, due ragazzini e un uomo, ha reso noto ieri il capo della polizia keniota.
Non c’è stata alcuna rivendicazione, ancora incerta la matrice del sequestro, anche se i sospetti si concentrano sugli islamisti somali. In una nota la Farnesina fa sapere che manterrà «il più stretto riserbo sulla vicenda nell'esclusivo interesse della connazionale». Nelle ricostruzioni date da alcuni media locali, si dice che il commando ha chiesto soldi agli abitanti. «Ma Chakama è poverissima, non si va lì a rastrellare quattrini» considera Davide Ciarrapica, fondatore della ong Orphans’s Dream, che gestisce un orfanotrofio nel villaggio di Likoni, vicino Mombasa. È qui che Silvia aveva fatto la sua prima esperienza di volontariato ad agosto. «L’avevo messa in guardia: “Sappi che lì è diverso, vai nella foresta, in mezzo al niente”. Ma lei era contenta».