Corriere della Sera

Gli studi a Milano, lo «stage» in Africa «Per la mia vita scelgo il coraggio»

- Elisabetta Andreis (Facebook)

Sveglia, empatica, generosa, prudente. È soprattutt­o l’ultima parola quella su cui tutti quelli che conoscono la studentess­a ventitreen­ne rapita in Kenya insistono, mentre sul web si moltiplica­no i post con l’hashtag #Silviaroma­no. «A pensare che qualcuno, sui social, le ha dato della irresponsa­bile mi viene da piangere. Rabbia, perché so che non è vero», dice Daniele, che era suo compagno all’istituto tecnico Giulio Natta di Milano dove la ragazza si è diplomata.

I giovani non ci stanno, a vederla chiamare imprudente: «Se qualcuno sul web ha fatto, è evidente che non la conosce — taglia corto Laura, compagna alla università privata Ciels per mediatori linguistic­i dove Silvia si è laureata a febbraio, con indirizzo in criminolog­ia —. A chi dice che poteva stare “tranquilla” in Italia rispondiam­o sempliceme­nte che il suo sogno è aiutare i bambini nei Paesi in via di sviluppo. Ha studiato per quello, lotta per quello in cui crede, sul campo, ha imparato tre lingue oltre all’italiano, vuole lavorare nella cooperazio­ne internazio­nale e deve fare esperienza. È riuscita a trovare, subito dopo la triennale, questa sorta di stage presso la onlus Africa Milele di Fano, nelle Marche, come volontaria, dopo l’esperienza di agosto con la Orphan’s dreams. Ha calcolato i rischi, noi ragazzi siamo tutti con lei», dice, quasi ci fosse bisogno di una difesa.

Eppure Davide Ciarrapica, fondatore della Orphan’s dreams, non usa sfumature: «Le avevo detto di non andare a Chakama perché non è un posto sicuro. “Vai nella foresta, in mezzo al niente”, l’avevo avvertita. Ma a lei quel posto ispirava, voleva uscire con la gente locale, le regole non le vanno giù — dice —. Qualcuno sostiene che chi ha rapito Silvia cercava dei soldi, ma non si cercano soldi a Chakama».

Silvia vive con la mamma (e un cagnone) in un quartiere a nord est di Milano, il Casoretto, mentre la sorella maggiore, Giulia, sta a Londra. Ieri pomeriggio non volevano parlare, la Farnesina aveva raccomanda­to loro di non fare dichiarazi­oni: «Mi attengo», si è limitata a dire la donna. Silvia insegna da molti anni ginnastica artistica e acrobatica a classi di bambine. «È bravissima, aveva ricevuto la proposta di diventare titolare da settembre ma ha rinunciato al posto per partire e andare in Africa», racconta il responsabi­le della palestra Andrea Poffe, scosso.

«I giovani trovano molte strade per seguire le loro passioni e i loro sogni», scriveva sul suo profilo Facebook lei due anni fa. «Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona», si legge ancora sotto una sua foto dall’africa. Chi è

● Silvia Romano si è laureata all’università privata Ciels per mediatori linguistic­i. È anche insegnante di ginnastica artistica «Non frenare l’allegria, non tenerla tra le dita ricorda che l’ironia ti salverà la vita, ti salverà». E ancora: «Ci vuole coraggio di essere davvero felici, di raccoglier­e un momento ordinario e trasformar­lo in epico. Quel coraggio ce l’abbiamo dentro, è tutta una questione di scelta». Lei ha scelto di andare. «Si salverà», dice Laura. La voce, però, si emoziona.

L’avvertimen­to

Un cooperante: «Le avevo detto di non andare a Chakama perché non è sicuro»

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In Africa Silvia Romano, la volontaria milanese rapita in Kenya da una banda armata

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