Corriere della Sera

Inchiesta su appalti da 1 miliardo di euro «Materiali scadenti»

Infrastrut­ture, i pm e i 150 bandi in tutta Italia Crollo di Genova: blitz nella ditta del carroponte

- Andrea Pasqualett­o Andrea Priante

D a una parte la nuova indagine monstre della Procura di Gorizia su una cricca di imprese che si sarebbe spartita decine di appalti delle principali opere pubbliche italiane. Dall’altra gli ultimi sviluppi di quella genovese sul crollo del ponte Morandi.

È stata una giornata di blitz della Guardia di Finanza su mezzo territorio nazionale. Gorizia indaga su più fronti: manutenzio­ne delle strade, lavori nella Pedemontan­a Veneta, piccoli cantieri di città, fino alle infrastrut­ture delle aree colpite dal sisma del 2016 nel Centro Italia. Ieri le Fiamme Gialle hanno proceduto a perquisizi­oni e sequestri contro un centinaio di indagati e varie stazioni appaltanti, comprese Anas, Autostrade per l’italia e le società che gestiscono gli scali aeroportua­li di Trieste, Venezia, Treviso, Verona e Bologna. Nel contempo, a oltre tre mesi dal disastro, la Procura di Genova dava uno scossa all’indagine mandando, a sorpresa, i finanzieri del Primo gruppo a Velturno, Alto Adige, alla Weico dei fratelli Weissteine­r. L’impresa, che ha lavorato sul ponte la notte prima del crollo, nel 2015 aveva ottenuto da Autostrade i lavori di posa di un nuovo carroponte necessario alle ispezioni sulla struttura. Gli inquirenti, che hanno sentito entrambi i fratelli (uno a Genova), vogliono capire anzitutto se l’intervento abbia potuto innescare il collasso del viadotto. E poi da quanto tempo non si facevano ispezioni sulla sicurezza. «Pare 6 anni, visto che il precedente carroponte non funzionava dal 2012», sospettano.

Quanto a Gorizia, l’accusa punta l’indice su gruppi di imprese — soprattutt­o venete e del Friuli Venezia Giulia — che avrebbero deciso a tavolino chi doveva vincere gli appalti, concordand­o chi doveva partecipar­e alle gare e chi no e le offerte di ciascuno. In cambio, la vincitrice concedeva subappalti alle società complici.

«Una vera opera di spartizion­e», ha commentato il procurator­e capo di Gorizia, Massimo Lia. Sono 150 i bandi sospetti. C’è di tutto: gasdotti, cavalcavia, perfino opere marittime e lavori di dragaggio. Alle imprese facevano gola i 106 milioni di euro per la terza corsia dell’a4 (avrebbero tentato di pilotare la gara per la realizzazi­one di una tratta); ma anche i 25 milioni di euro per le strade Anas del Veneto o i 5 milioni del bando di Autostrade per l’italia per la manutenzio­ne delle tratte Venezia-belluno della A27 e Udinetarvi­sio dell’a23. A favorire i cartelli, la carenza di controlli La vicenda

● La procura di Gorizia sta indagando su 150 gare d’appalto che sarebbero state alterate

● Sequestri sono stati compiuti in 120 società in 14 regioni. Almeno 100 gli indagati da parte di chi doveva vigilare. Anche perché, in alcuni casi, i lavori venivano poi fatti «al risparmio», con materiali non certificat­i o smaltendo irregolarm­ente i rifiuti.

«Questo sistema era una metastasi», ha spiegato il comandante della Finanza del Friuli Venezia Giulia, Giuseppe Bottillo. «Quando si altera la libera concorrenz­a si crea un danno enorme: vincono sempre gli stessi e le imprese oneste vengono escluse».

La spartizion­e «Gruppi di imprese decidevano chi doveva partecipar­e alle gare e vincerle»

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In azione La ruspa abbatte una delle villette dei Casamonica nella zona del Quadraro
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