L’italia non è un Paese per figli «Insieme per invertire il trend»
Roma, il progetto #weareallfamily di Rcs presentato al Papa dal presidente Cairo
ROMA Sempre meno nascite. Qualcuno dice «siamo in guerra». Ogni anno in Italia muoiono più persone di quante ne nascano, perdiamo una media di 180 mila persone. «Come se ogni anno venisse bombardata una città come Modena o Reggio Calabria». Nel 2017, i nuovi nati sono stati 417 mila. Nel 2008 erano 577 mila e negli anni 60 si superava il milione. L’italia non è più un Paese per figli? Se lo sono chiesti i relatori del convegno «Indagine Famiglie 2.0» pro- mosso da Rcs Mediagroup ieri mattina in Vaticano.
Incertezza economica, disoccupazione giovanile, ma anche difficoltà ad assumersi la responsabilità di una o più vite sono, per il presidente e amministratore delegato di Rcs Urbano Cairo, tra le cause della bassa natalità in Italia, dove il numero medio di figli per donna è arrivato a 1,34 (erano 1,46 nel 2010), il peggiore d’europa. Questo, continua Cairo, «ha un impatto negativo sulle persone e sull’intero Paese». Ecco perché propone «un progetto ambizioso che punta a fare sistema, connettendo i diversi mondi che possono lavorare per invertire questo trend: insieme ad aziende e istituzioni, proponiamo di individuare soluzioni concrete ed efficaci in sostegno di chi cresce, o vorrebbe crescere dei figli». Il convegno diventa dunque una sorta di «chiamata alle armi» per quella che tutti definiscono «una vera emergenza».
Così con demografi, psicologi, medici e rappresentanti delle imprese nasce #weareallfamily, lanciato dalle testate Infanzia di Rcs Mediagroup Insieme, Io e il mio bambino, Quimamme.it. Racconta la direttrice Chiara Bidoli di aver ricevuto migliaia di lettere di madri, padri o aspiranti tali: «Abbiamo proposto un questionario e sono arrivate migliaia di risposte, significa che in Italia c’è voglia di famiglia, ma le difficoltà sono tantissime e ci stiamo avvicinando ad un punto di non ritorno, un Paese che non fa più figli non ha futuro». I racconti sono stati raccolti in un libro che ieri mattina il presidente Cairo ha donato a papa Francesco durante l’udienza generale in piazza San Pietro. E il Pontefice, che a famiglia e giovani ha già dedicato due sinodi, ha garantito tutto il suo sostegno al progetto.
Nel suo intervento, il demografo Alessandro Rosina dell’università Cattolica ricorda come sia sempre più alta l’età delle italiane che decidono di avere il primo figlio, 31,8 anni, «quando le francesi sono già al secondo», e sempre di più le mamme che poi si fermano: «Mancano politiche di sostegno per le famiglie, non ci sono asili, il part time è spesso solo una scelta aziendale». E fare figli è un rischio: secondo l’istat, nel 2016 il 20,9% delle famiglie con 3 o più figli era in povertà assoluta. Invece, riflette lo psicologo della Cattolica Camillo Regalia, «c’è una grande baby fever, i giovani vogliono 2-3 figli, mai stata così tanta voglia di genitorialità». Il problema, dice Fabio Mosca, presidente della Società italiana di neonatologia e primario alla Mangiagalli di Milano, è «dare sostegno e fiducia alle famiglie, creare le condizioni perché le donne scelgano di avere figli e non siano invece costrette a rinunciare».