«Offese contro la Cina» Bufera social su D&G Gli stilisti: noi hackerati
Salta la sfilata-evento in programma a Shanghai
SHANGHAI Lo show è rinviato a data da destinarsi. Questa la frase ufficiale con la quale ieri Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno chiuso l’affaire Shanghai, così come e stato ribattezzato da subito. I fatti sono presto detti. La Rete e i social ancora una volta protagonisti, senza possibilità alcuna di fermare un meccanismo mostruoso che ha di minuto in minuto ingigantito toni e conseguenze, offeso pesantemente animi, mandato in fumo parecchio denaro e lavoro, oltreché, non ultimo, fatto entrare in gioco il reato di accesso informatico non autorizzato al profilo di uno dei due stilisti italiani e a quello dell’azienda.
Tutto è cominciato da un video postato domenica scorsa in preparazione dell’evento, fra l’altro il più grande mai realizzato dagli stilisti (1.500 ospiti, un’ora di show, modelle e ballerini, attori e personaggi): tre spot durante i quali una ragazza cinese cercava di mangiare pizza e spaghetti con i bastoncini. Sui social sono comparsi subito messaggi di critica e accuse di aver usato stereotipi. Fino alla decisione di Weibo, il più grande social cinese, di ritirare gli spot. Nel frattempo, intorno all’una di notte ora locale, sarebbe cominciato — il condizionale è d’obbligo perché la Dolce & Gabbana sostiene di essere stata hackerata (sono in corso indagini) sia sul profilo Instagram di Stefano Gabbana sia su quello della società — uno scambio di messaggi privati su Instagram fra una ragazza inglese, Michaela Tranova, e lo stilista. In questo scambio sono stati inviati i messaggi di offesa incriminati, che l’azienda italiana assicura essere stati inoltrati dall’hacker, ma che la giovane inglese ha girato a Diet Prada, l’instagram moralizzatore del fashion system curato da due ragazzi (un cinese e un americano), il quale a sua volta l’ha rilanciato dando il via a una reazione a catena che alle prime luci dell’alba qui a Shanghai (poi ovunque in Cina, ma non solo) ha scatenato critiche e prese di posizione durissime, invitando al boicottaggio chiunque avesse avuto a che fare con l’evento dei due stilisti italiani.
Attori e attrici, personaggi e giornalisti cinesi hanno subito sposato la protesta. Non solo. Qualcuno, come Zhang Ziyi, attrice cinese fra le più amate, ha comunicato sul suo profilo Instagram che non avrebbe più indossato abiti Dolce & Gabbana. A creare ancora più tensione, verso mezzogiorno, è arrivato un altro post rilanciato da Diet Prada, nel quale a nome del Cultural Bureau of affair di Shanghai si diceva che lo show era stato cancellato. E alle defezioni degli ospiti si sono aggiunte quelle delle maestranze locali (centinaia fra sarte, tecnici e operai), rendendo obiettivamente impossibile andare avanti con l’organizzazione.
Da qui la decisione di Domenico Dolce e Stefano Gabbana di fermare una macchina già in moto che avrebbe dovuto sostenere un’ora di show, in una location di più di 18 mila metri quadrati all’expo Center di Shanghai, con 360 modelli e 120 artisti coinvolti. «Il nostro sogno era di realizzare a Shanghai un evento che fosse un tributo alla Cina e che raccontasse la nostra storia e la nostra visione — fanno sapere gli stilisti nell’unica nota ufficiale uscita —. Non sarebbe stata una semplice sfilata, ma un evento speciale creato con amore e passione proprio per la Cina e per le persone che al mondo amano Dolce & Gabbana». E ancora: «Ciò che è accaduto oggi è davvero spiacevole, non solo per noi, ma per tutti coloro che hanno lavorato giorno e notte per dar vita a questo progetto. Dal profondo dei nostri cuori, vogliamo esprimere gratitudine a tutti coloro che avrebbero condiviso questo momento con noi». L’ultimo pensiero prima di ripartire per l’italia e lasciare un Paese che per loro rappresenta uno dei primi mercati di un business da 1,3 miliardi di fatturato (di cui il 70% di export), e sul quale hanno investito moltissimo in eventi.