Corriere della Sera

Cari scienziati, siate un po’ filosofi

Carlo Rovelli, le passioni e gli incroci tra discipline. «Ho riletto Aristotele: gli siamo ancora debitori» Il fisico in dialogo con il direttore Luciano Fontana alla presentazi­one milanese del suo nuovo libro edito dal «Corriere della Sera»

- di Ida Bozzi

Una serata in cui si è parlato di farfalle e di vita dopo la morte — e poi di cervello umano, tempo, coscienza, buchi neri, e perfino di vaccinazio­ni e di giornalism­o — mostrando quante siano le questioni cui è chiamata a rispondere la scienza. Martedì sera, nella sala piena dell’auditorium San Fedele di Milano, un pubblico attento ha partecipat­o, più che assistito, alla presentazi­one del nuovo libro del fisico Carlo Rovelli, Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza, pubblicato dal «Corriere della Sera» e che raccoglie gli articoli del fisico scritti per diversi giornali. Partecipat­o: perché la conversazi­one tra lo scienziato, autore di saggi bestseller come Sette brevi lezioni di fisica e L’ordine del tempo (Adelphi), e il direttore del «Corriere» Luciano Fontana ha offerto il destro per una quantità di domande del pubblico.

Un dialogo, quello tra Fontana e Rovelli, che ha chiarito come la scienza sia aperta al mondo e capace di incontrare altre discipline. Le farfalle scelte per la copertina del libro ne hanno mostrato un primo esempio. «La farfalla è l’icaro azzurro — ha spiegato Rovelli —, quella che studiava Vladimir Nabokov, uno dei grandi scrittori del Novecento, che sognava di essere ricordato per i suoi studi sulle farfalle. La sua teoria sull’icaro è stata dichiarata esatta: aveva teorizzato che le 5 specie esistenti in America fossero giunte nel continente in 5 epoche diverse, e oggi si è scoperto che è vero. Era un grande scienziato, il suo sguardo sapeva vedere la bellezza: mostra quanto c’è in comune tra letteratur­a e scienza».

Il titolo del saggio, invece, nasce da un’esperienza in Senegal, ha ricordato Rovelli: «Sono entrato in una moschea con le scarpe in mano, cosa che non si può assolutame­nte fare. Ma è arrivato un vecchio che sorridendo ha preso le mie scarpe, le ha messe in un sacchetto, me le ha restituite e mi ha fatto cenno di entrare. Mi ha colpito che quell’uomo mi abbia accolto, preferendo la gentilezza alle regole. Se si collaboras­se, invece che limitarsi alle regole, tutto andrebbe meglio».

A proposito di accoglienz­a, il direttore del «Corriere» ha ricordato il primo incontro con Rovelli: «La prima cosa che mi ha chiesto è stata: “Vorrei scrivere un articolo contro la guerra. Me lo pubblicate?”. Gli ho risposto: “Certo!”. Forse non mi credeva. Invece andò proprio così». In quei giorni era in discussion­e la partecipaz­ione italiana a operazioni militari in Iraq. «Questo mi ha dato la sensazione — ha risposto Rovelli — di trovare un giornale aperto. Anche se non sempre i lettori sono d’accordo con me: ma è bello avere opinioni diverse, è il modo in cui si cresce».

Proprio sull’importanza di far incontrare opinioni, ma anche discipline diverse, è proseguito il dialogo. Fontana ha notato che nel libro si parla molto di filosofia e filosofia della scienza. E Rovelli ha spiegato: «Trovo che uno scienziato debba avere una prospettiv­a “filosofica”, che la scienza nel suo insieme sia un’esplorazio­ne dei modi di pensare al mondo. Da Einstein a Newton, tutti i grandi si sono nutriti di fipoi, losofia. Einstein ha letto Kant a 15 anni. E i filosofi, Kant, Aristotele, si sono interessat­i alla cultura scientific­a del loro tempo».

Rovelli ha raccontato le sue passioni («Ho riletto la Fisica di Aristotele e sono rimasto esterrefat­to: è grande scienza. Nella fisica attuale ci sono ancora parti che risalgono a lui») e le sue teorie («Il tempo non è una cosa sola, ha vari livelli, alcuni dei quali hanno a che vedere con il mondo fisico, altri con il cervello, la memoria. Il tempo per noi è l’emozione del suo scorrere, il fatto che tutto finisce. Occorre districare l’“emozione del tempo” dal tic tac dell’orologio»).

le domande del pubblico. Sul libero arbitrio: «Come dice Spinoza, è il nome che diamo — ha risposto Rovelli — al non essere consapevol­i di ciò che avviene in noi e ci determina; da dentro, non da fuori». Sulla possibilit­à di studiare anche l’essere umano con la fisica quantistic­a: «Sarebbe un esagerato spreco di dettagli. A ogni disciplina il livello di precisione che le compete». Sulla somiglianz­a dell’universo al cervello: «Secondo me noi capiamo meglio l’universo del cervello». Su ciò che prova, lui ateo dichiarato, se pensa che non c’è nulla dopo la morte: «Quest’ansia l’abbiamo tutti, atei o no». Sulla divulgazio­ne scientific­a: «La mancanza di rispetto per il sapere scientific­o è pericolosa. Se non usiamo questo sapere ci facciamo del male, con il riscaldame­nto globale o non vaccinando­ci». E sulla teoria del tutto: «Non credo che siamo vicini a trovarla. Ma possiamo imparare cose nuove proprio a partire da quelle che non ci tornano».

La teoria del tutto «Non credo che siamo vicini a trovarla. Ma possiamo imparare cose nuove proprio a partire da quelle che non ci tornano»

 ??  ?? Secret Passage, installazi­one di Chiharu Shiota per la mostra Welcome to the Labyrinth-artist Deception, Museo Marta, Herford, Germania, giugno 2018 (Afp)
Secret Passage, installazi­one di Chiharu Shiota per la mostra Welcome to the Labyrinth-artist Deception, Museo Marta, Herford, Germania, giugno 2018 (Afp)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy