Corriere della Sera

Verdone: la mia carriera (un po’ romanzata) in una serie tv

- Valerio Cappelli

Carlo Verdone e i suoi primi 40 anni. Di carriera. Li festeggia con il libro (edito dal Banco Bpm) «Uno dieci cento Verdone» del fotografo Claudio Porcarelli. 1978, Un sacco bello, il suo primo film. Come ci arrivò? «Mi sentivo inadeguato per la strada dell’attore, un volto anonimo…non era nei miei piani. Avevo studiato Storia delle Religioni, il mio futuro era all’università. Cominciai a frequentar­e i cineclub, poi mio padre è stato un celebre studioso, e mostrò un mio filmino sperimenta­le in cui imitavo lo stile di Andy Warhol e Yoko Ono a Rossellini, che disse: vai al Centro Sperimenta­le. Timido com’ero,

Mi sentivo inadeguato per la strada dell’attore ma aveva ragione mia madre quando mi disse: «Buttati, hai talento»

potevo diventare regista di documentar­i». Invece…«invece feci No Stop in tv: Un sacco bello è l’evoluzione di quei personaggi. Aveva ragione mia madre: hai talento come attore, buttati. Ringrazio Dio di avere un rapporto bello con la gente, un privilegio, al mattino esco e mi sorridono. In un momento di odio sociale, dove tutti sono arrabbiati, e ti dicono grazie per quello che ci hai dato, non è un regalo?».

Ha sdoganato la bellezza della nostalgia: «La cosa più bella che abbiamo è la memoria, il passato non te lo può rubare nessuno. Ascolto musiche che mi riaprono un mondo. In La Mer di Debussy sento l’odore di casa mia, la voce di mia madre, i colori della giovinezza».

Ama il rock ma di recente ha scoperto la classica. «La casa dei miei era frequentat­a da musicisti, più che da cineasti. Ricordo Leonard Bernstein, a destra la sigaretta, a sinistra il whisky. E mia moglie lo imboccava. Gli chiesi: come fai a gustarti il polpettone? È buono tutto, rispose. Io che vengo dalle chitarre Gibson, da Hendrix e dagli Who, mi sono innamorato della bellezza degli archi e di Mahler». Lei dice che l’italia di oggi è avida, egoista, mitomane: è più difficile far ridere? «È più difficile penetrare l’anima delle persone. Gli ultimi anni umani sono stati gli 80, il mercato, la gente che si parla da finestra a finestra, Roma era un teatro, le comparse le trovavi per strada, la gente aveva una dignità e un rispetto maggiori, oggi si è solo involgarit­a. I politici dovrebbero partire dal senso etico e dal bene comune, non al tornaconto personale che è quello di non perdere voti. Un sindaco deve essere severo, farsi odiare».

In futuro, più regista o attore? «A De Laurentiis ho detto: non ti spaventare ma vorrei fare un film tra commedia e dramma. Mi ha risposto: sì, ma da regista. Come attore, un film su una profonda amicizia e una serie tv su Sky o su Netflix dove racconto i miei 68 anni un po’ romanzati. Si intitola Vita da Carlo».

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Romano Carlo Verdone, attore e regista, è nato a Roma il 17 novembre del 1950

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