«La tradussi in 40 minuti Scuola di vita»
Il latino era ed è il suo pane quotidiano: Nicola Gardini, latinista, scrittore, pittore, autore di romanzi e saggi, tra cui «Viva il latino. Storia e bellezza di una lingua inutile», sa ancora recitare a memoria dei passaggi di quella difficilissima versione di Tacito che gli capitò all’esame di Stato. «All’ultimo minuto si resero conto che la busta del ministero risultava compromessa e quindi sostituirono la traccia con un’altra più complessa, in cui c’erano anche molti costrutti particolari. Ma io al liceo Manzoni di Milano ero già uno studente bravo, e ci impiegai una quarantina di minuti a tradurla». Non sfoggia il suo latino a tavola con gli amici, non ha l’atteggiamento — che definisce «antiquato» — di chi vuole brillare con dotte citazioni, ma il latino per lui è un modo di essere: «Catullo e Virgilio mi hanno aiutato nella vita, il latino mi dà forza, e lo uso sempre, anche nella lettura della letteratura moderna. Per gli italiani poi è stata la lingua ufficiale a lungo. Chi conosce il latino ha coraggio, guarda con ironia alle cose, non si accontenta di una versione superficiale, va al di là delle apparenze». Secondo Gardini, la conoscenza del latino andrebbe specificata nel curriculum vitae: «Perché un datore di lavoro illuminato capirebbe di avere a che fare con una persona che ha una visione ampia delle cose».
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