I 42 assenteisti scoperti perché una moglie teme il tradimento
PALERMO A far scoprire con 11 arresti e 31 incriminati l’ennesimo caso dei furbetti del cartellino (o del badge) è una signora convintasi due anni fa di essere tradita dal marito, alla fine risultato innocente, non assenteista, né a casa né in ufficio. Ma l’abbaglio della consorte ha consentito agli ufficiali delle Fiamme Gialle di tranciare un altro caso di reiterato assenteismo maturato all’assessorato regionale alla Salute a Palermo. Tutto comincia col sospetto che quel marito, durante le ore d’ufficio, trovasse il tempo per un flirt mattutino. E questo racconta la signora chiamando il 117, il numero della Finanza. Dall’altro capo del filo hanno provato a rasserenarla. E le indagini le hanno fatte davvero, con agenti e ufficiali del colonnello Alessandro Coscarelli subito convinti che, nell’andirivieni di quel portone di piazza Ziino, ad essere tradita non era la signora, ma la Regione. L’inchiesta coordinata dal pm Giacomo Brandini ha poi confermato che sul primo sospettato non si trovava proprio nulla di infedele, mentre su decine di suoi colleghi ogni supposizione era legittima. Come hanno confermato le telecamere installate in portineria
L’inchiesta
La donna chiama la Finanza: lui esce dall’ufficio. I controlli e la truffa sui badge
e nel «locale Posta» dove si trovano gli orologi per le tessere magnetiche e due computer utilizzabili con password personali in caso di smarrimento del badge. S’è capito per esempio che una coppia di impiegati recitava ogni giorno la stessa parte. Alle 8.30 arrivo in macchina di marito, moglie e figlio. Lei pronta a varcare il portone correndo a strisciare i due cartellini. Lui diretto col ragazzino a scuola e poi a fare la spesa, a pagare bollette, a controllare l’auto dal meccanico tornando in ufficio dopo un paio d’ore. Per restarci fino a mezzogiorno, riprendere la via della scuola, recuperare il pupo e ripassare da piazza Ziino per la moglie che frattanto aveva ripassato i due cartellini all’orologio. Ad entrare indisturbata nel «locale Posta» è stata anche la convivente di un impiegato bloccato a casa da altri impegni. Un’estranea guidata col cellulare fino al computer per digitare la password con Whatsapp, ma intercettata da finanzieri e telecamere. Su tutte le furie l’assessore alla Salute Ruggero Razza, che vuole costituirsi parte civile: «I fatti risalgono a prima del nostro insediamento: ora scatta tolleranza zero».
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