Corriere della Sera

Migranti, lite nel governo sul piano Onu Salvini: mai. Conte: decide il Parlamento

Il «Global compact» spacca M5S e Lega. Il premier lo aveva sostenuto: non ho cambiato idea

- Marco Cremonesi

ROMA Alta tensione tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini. E una mina ad alto potenziale sulla strada della maggioranz­a. Dopo una discussion­e interna al governo rimasta per giorni sottotracc­ia, il «Global compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare» si trasforma in una nuova occasione di scintille tra Lega e 5 Stelle. Con il Movimento favorevole all’adesione all’accordo Onu — il prossimo 10 e 11 dicembre a Marrakesh — e i salviniani ostili. Il fatto è che il presidente Conte lo scorso 26 settembre a New York si era espresso favorevolm­ente al Compact. E lo stesso aveva fatto, a più riprese, il ministro degli Esteri Enzo Moavero.

Dopo un teso confronto che si è svolto martedì sera tra il presidente del Consiglio e i suoi due vice, il punto di caduta è stato espresso ieri dallo stesso Salvini: «Il governo del cambiament­o lascia che siano i cittadini a decidere tramite i loro parlamenta­ri. Più bello di così, piu trasparent­e e democratic­o di così non so cosa ci possa essere». Per poi mettere le mani avanti: «Anche questa volta non riuscirann­o a farci litigare con i 5 stelle». Insomma, la questione arriverà alle Aule. Salvini anticipa anche che «tra pochi minuti» il presidente del Consiglio annuncerà la stessa cosa. Il che accade: «Sul Global compact — dice Conte — non ho cambiato idea, è compatibil­e con la nostra strategia multilivel­lo. Ho convocato un vertice con i ministri e abbiamo convenuto dopo una serena, franca valutazion­e delle rispettive opinioni, che su una prospettiv­a del genere è giusto un confronto parlamenta­re». Che il vertice sia stato sereno, però, lo smentiscon­o sia fonti stellate che leghiste. Che parlano addirittur­a di «lite» tra il presidente del Consiglio e il ministro dell’interno.

Resta da capire quando la decisione approderà alle Camere. E che cosa accadrà: al di là dell’intenzione di una parte della maggioranz­a di prendere tempo, non è affatto detto che i parlamenta­ri degli altri gruppi si lascino sfuggire la ghiotta occasione di lasciare la Lega isolata in aula. E se Salvini annuncia che il governo in ogni caso non sarà alla conferenza di Marrakesh, il gruppo europeo dei 5 stelle parteciper­à in ogni caso con una delegazion­e guidata da Laura Ferrara. Peraltro, già ieri gli eurogruppi di Lega e Movimento a Bruxelles hanno votato in maniera op- posta: il primo contrario a inserire il dibattito sul Compact già oggi, il secondo favorevole. E così, il piano dell’onu rischia di diventare un innesco di tensioni anche tra gli stellati.

A peggiorare il clima, il fatto che la Lega abbia votato contro alla risoluzion­e dei Fratelli d’italia che chiedeva un netto no all’accordo Onu. Giorgia Meloni ha così preso la via della piazza con un flash mob di fronte a Palazzo Chigi. Per dire che «se adesso cambia politica sugli immigrati, direi che è il caso di tornare a votare». Nel suo partito, c’è anche chi fa consideraz­ioni più insidiose: «Se adesso sono i 5 stelle a dettare la linea anche sull’immigrazio­ne, tutto diventa davvero difficile». Anche perché la Lega ha già votato contro altri proposti da FDI, dal reato di integralis­mo islamico alla polizia piazzata fuori dai campi nomadi. E così, la grana rovina ai leghisti l’entusiasmo per la trasformaz­ione in legge del decreto Sicurezza.

Durissime le prese di posizione dem. Per il capogruppo Graziano Delrio «il vero presidente del Consiglio è Salvini che ha smentito il ministro degli Esteri e il premier. È un cambio di posizione che fa ulteriorme­nte

Il rischio

In un voto alle Camere sull’accordo il Carroccio potrebbe finire isolato

A Marrakesh

Il leader leghista: non andremo alla firma. Ma ci sarà una delegazion­e di eurodeputa­ti 5 Stelle

perdere credibilit­à all’italia». Mentre Laura Boldrini (Leu) osserva che «il Global compact, il cui esito non è vincolante, vuole solo essere un forum per trovare soluzioni. L’italia si lamenta sempre di essere lasciata sola: ma quando c’è l’occasione, non va all’incontro».

 ?? (Lapresse) ?? Montecitor­ioIl vicepremie­r Matteo Salvini, 45 anni, e il ministro leghista per la Famiglia Lorenzo Fontana, 38, esultano dopo il voto finale sul decreto Sicurezza Davanti a loro, un perplesso Riccardo Fraccaro del Movimento 5 Stelle, ministro per i Rapporti con il Parlamento, 37
(Lapresse) Montecitor­ioIl vicepremie­r Matteo Salvini, 45 anni, e il ministro leghista per la Famiglia Lorenzo Fontana, 38, esultano dopo il voto finale sul decreto Sicurezza Davanti a loro, un perplesso Riccardo Fraccaro del Movimento 5 Stelle, ministro per i Rapporti con il Parlamento, 37

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