Corriere della Sera

PIÙ SICURI NON SOLO A PAROLE

- di Fiorenza Sarzanini

Più volte nelle ultime settimane il ministro dell’interno Matteo Salvini ha annunciato l’invio di nuovi poliziotti nelle questure e nei commissari­ati di tutta Italia. Ha dovuto chiarire che questo avverrà entro il prossimo febbraio perché «il governo si è impegnato ad assumere ottomila uomini delle forze dell’ordine» ma per farlo deve trovare i soldi. Questo non gli ha però impedito di usare uno dei suoi slogan preferiti: «Dalle parole ai fatti». Appena due giorni fa lo stesso Salvini si è schierato al fianco del commercian­te di Arezzo che ha sparato e ucciso un ladro entrato nel suo negozio, rassicuran­dolo perché «con la nuova legge sulla legittima difesa non sarà processato». In realtà anche con le nuove norme un accertamen­to dei giudici sarà comunque necessario. Ma il punto da affrontare è proprio questo: quando le persone sono legittimat­e a usare un’arma per difendersi, vuole dire che il sistema sicurezza non funziona. Perché è giusto che i cittadini debbano essere protetti, ma a questo deve pensare lo Stato. Altrimenti si arriva alla giustizia «fai da te», alla vendetta privata. Bisogna impedire ai ladri di entrare nelle case, ma devono essere i poliziotti e i carabinier­i a farlo. E dovrebbe essere proprio il ministro dell’interno a rivendicar­lo, anziché esortare i commercian­ti ad armarsi. Spetta a lui trovare il modo di dare seguito alla promessa fatta più volte, e ribadita nelle ultime ore, di dotare gli oltre ottomila Comuni italiani di un sistema di videosorve­glianza in tutte le aree ritenute maggiormen­te a rischio.

Secondo i dati del Viminale la maggior parte dei reati è in calo, anche se gli analisti sottolinea­no che per alcuni delitti la diminuzion­e potrebbe in realtà derivare dal minor numero di denunce presentate. Una sfiducia che del resto viene confermata da quelle statistich­e e sondaggi secondo cui continua ad essere costante il senso di insicurezz­a delle persone. È la microcrimi­nalità a fare davvero paura, ad essere avvertita come una minaccia. Se è vero che i furti e gli scippi non vengono denunciati perché tanto si pensa che non saranno puniti, lo Stato perde. E dunque è su questo che bisogna lavorare, proteggend­o gli anziani dalle truffe e i ragazzini dagli spacciator­i. Effettuand­o un controllo del territorio efficace, dove l’enfasi lasci spazio alla concretezz­a. È bene ricordare che una vera politica di sicurezza governa i fenomeni anziché ingigantir­li. E per farlo investe negli uomini e nei mezzi. È giusto pensare al rafforzame­nto degli organici di polizia e carabinier­i, ma questo va fatto prima di essere annunciato. E dopo aver trovato i fondi necessari a garantire lo svolgiment­o dei concorsi e gli stipendi per i nuovi assunti, ma soprattutt­o dopo aver provveduto al pagamento degli straordina­ri per chi è già in servizio e molto spesso è costretto addirittur­a ad anticipare i soldi per le missioni in trasferta. Se Salvini ha davvero a cuore la sicurezza e non vuole limitarsi a una politica di propaganda, metta a punto un vero piano di interventi che non abbia come unico bersaglio gli stranieri. Renda le città davvero sicure partendo anche da quelle piccole cose come l’illuminazi­one delle strade e i presidi fissi nelle zone più pericolose. Renda evidente che vuole proteggere tutti i cittadini, ognuno nella propria realtà quotidiana, dimostrand­o che lo Stato non fa solo la voce grossa o le dirette sui social network. Solo allora si potrà davvero esultare per essere passati «dalle parole ai fatti».

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