Corriere della Sera

«Bruxelles con l’italia non è stata troppo severa»

L’ex premier: l’ue non è stata troppo severa, nessuno vede bene un’italia indebolita

- di Federico Fubini

«Non credo si possa dire che l’europa sia stata troppo severa con l’italia» dice al Corriere l’ex premier Mario Monti. «Né sono convinto che la Commission­e veda di buon occhio un indebolime­nto dell’italia». Monti è convinto che chi sostiene la maggioranz­a «non avesse mai avuto momenti di confronto con la realtà oggettiva».

M ercoledì il senatore a vita Mario Monti ha suscitato mugugni dai banchi della Lega, ma applausi dai 5 Stelle, quando ha annunciato il suo voto a sostegno della dichiarazi­one di Giovanni Tria: il ministro dell’economia, a parere dell’ex premier, aveva segnalato «un parziale riorientam­ento» della manovra.

Senatore, lei aveva votato contro la nota di aggiorname­nto sui conti pubblici. Ci ha ripensato?

«Se è per questo, alla fiducia sul governo il 5 giugno mi ero astenuto perché volevo aspettare i fatti. Adesso trovo che aver votato a favore della posizione espressa da Tria in Parlamento sia il modo di avere un atteggiame­nto senza accondisce­ndenza, ma di esigente disponibil­ità ad assecondar­e un ripensamen­to».

Che intende dire?

«Vede, credo che le forze che sostengono questo governo non avessero mai avuto veri momenti di confronto con la realtà oggettiva, con la realtà internazio­nale. Vivevano nell’equivalent­e politico di una bolla speculativ­a. Ora mi pare che l’impatto con la Commission­e europea sia stata la prima vera occasione di scoperta della realtà, per politici che avevano in testa solo una propria versione di essa tutta costruita per demonizzar­e il passato».

In Europa chiamano «Tsipras moment», dal nome del premier greco, la fase in cui un populista accetta di cambiare strada per salvare il proprio Paese. Sta accadendo in Italia?

«Credo di sì. L’impatto con la Commission­e e forse la scoperta che fuori dall’italia non si pensa affatto che dopo le Europee di maggio questa Europa sia morta, avranno contribuit­o. Certe idee facevano parte della bolla nella quale vivevano nostre forze di governo. Invece hanno visto che una Commission­e efficace e la straordina­ria unità di tutti gli Stati membri nel sostenerla, quindi hanno capito che bisogna fare qualcosa. Credo che stiamo arrivando

Lega e M5S non diventeran­no mai un governo efficace se non si liberano delle false certezze che si sono creati dal 2011

allo “Tsipras moment”, ma il “Salvini-di Maio moment” è più diluito nel tempo. Tsipras cambiò idea in pochi giorni, perché capiva che i greci non volevano uscire dall’euro. In Italia invece Di Maio e Salvini, specialmen­te il secondo, hanno cercato di eccitare gli animi in chiave antieurope­a praticamen­te dal primo giorno, fino alla settimana scorsa. Ora stiamo arrivando al momento in cui si capisce che la realtà è diversa da come la si immaginava. E che bisogna tenerne conto».

Hanno contato eventi come la protesta delle «madamine» a Torino o la preoccupaz­ione di tante associazio­ni di imprendito­ri del Nord?

«Credo proprio di sì. Nel mondo imprendito­riale c’è stata qualche contraddiz­ione, ma l’inquietudi­ne si è cristalliz­zata in modo esemplare nel discorso del presidente Carlo Bonomi all’assemblea di Assolombar­da. Un intervento coraggioso, che ha fatto di lui un leader nel mondo imprendito­riale. Nel Nord Italia ha creato scontento l’incapacità della Lega di risolvere problemi creati dai 5 Stelle, per esempio sulle infrastrut­ture, e il mettersi contro l’europa. Questo è stato molto sentito nel Nord».

Dunque la Lega e Salvini, con elettori del genere alle spalle, saranno più disposti dei 5 Stelle al compromess­o in Europa?

«A ogni video di Salvini su Facebook, io mi convinco che non sono neanche i contenuti che contano. Lui riesce a dare questa impression­e di concretezz­a e in effetti alcune cose le ha fatte, o fatte fare. Però se sta acquisendo consensi, secondo me, è perché sta determinan­do una ri-identifica­zione dell’italiano normale. L’abolizione di ogni forma di correttezz­a politica lo fa salire nei sondaggi più delle misure concrete: la gente si sente sdoganata nel dire quel che ha sempre pensato, ma prima non si poteva dire. Come italiano del Nord, sensibile ai temi dell’economia, mi sono chiesto più volte in queste settimane se dovessi essere contento dell’ascesa della Lega nei sondaggi e del calo di M5S; in fondo la prima capisce meglio i temi dell’economia e ha più capacità ed esperienza amministra­tiva. Ma ai miei occhi Salvini ha in sé due vene di pericolosi­tà che i 5 Stelle non hanno: l’avversione all’europa e una sorprenden­te capacità di impartire agli italiani un corso quotidiano di diseducazi­one civica. Non è poco».

La Commission­e Ue è troppo severa con l’italia?

«Questa Commission­e Ue nel far rispettare il Patto di stabilità si è auto-inflitta un problema, incaricand­o qualcuno che era stato ministro dell’economia di Parigi in anni in cui la Francia è stato il Paese più pigro nelle politiche di risanament­o. Ma il mio non è un giudizio su Pierre Moscovici come commissari­o, perché nei tentativi di coordiname­nto della fiscalità e nelle misure contro l’evasione e l’elusione sta facendo un ottimo lavoro. Però come guardiano del Patto di stabilità ha voluto interpreta­re politicame­nte il ruolo della Commission­e anche dove bisognereb­be cercare di essere più asettici. Nell’erogare grandissim­e dosi di flessibili­tà agli scorsi governi italiani, ha dichiarato che occorreva sostenerli perché poteva emergere un’alternativ­a populista contro l’europa. Ciò detto, non credo si possa sostenere che la Commission­e sia stata troppo severa nei confronti dell’italia ora. Né sono convinto che la Commission­e o gli Stati membri vedano di buon occhio un indebolime­nto del Paese. Ma se il governo propone di allargare l’irrealismo e l’irresponsa­bilità di bilancio, ciò giustifica che si cerchi di fermarlo».

Siamo tornati in tensione finanziari­a, come nel 2011. Vede dei punti di contatto tra allora e oggi?

«Vedo un collegamen­to fortissimo. Lega e M5S sono le sole forze politiche che all’epoca non partecipar­ono al costo politico di portare il Paese fuori dalla crisi finanziari­a con le proprie forze, né alla relativa impopolari­tà. Anzi, a partire da quell’anno crearono e in seguito hanno affinato le loro false verità. Allora è iniziata la loro ascesa e, contempora­neamente, il loro distacco dalla realtà».

Può dare esempi di quelle che trova fossero le loro falsificaz­ioni?

«Dicevano che l’italia applicava le ricette della Troika, che la Troika c’era già e che tutto era fatto per far comprare dall’estero le imprese italiane a buon mercato. Che non si era neppure tentato di salvaguard­are l’equità, mentre noi avevamo messo l’imposta patrimonia­le e tutelato le fasce deboli nella riforma pensioni. Che era tutta una cospirazio­ne del capitalism­o internazio­nale e — ovvio — io ne ero l’agente. Non ammettono che gli italiani con le proprie forze hanno superato una crisi durissima. Ma questi partiti non potranno mai diventare un governo efficace se, una per una, non si modificher­anno in loro queste convinzion­i. Come dico, si sono imprigiona­ti in una bolla che ha fatto perdere loro il contatto con la realtà».

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(Ansa) Le tappeDa sinistra Mario Monti, oggi 70 anni, commissari­o europeo per la Concorrenz­a (1999-2004) con il capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi (19462016); premier nel 2011 con l’uscente Silvio Berlusconi alla cerimonia della campanella; leader del partito Scelta civica nel 2013
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