Corriere della Sera

Toni Castelli

- di Massimo Gramellini

Un giorno gli storici ci spiegheran­no perché gli italiani, esasperati dall’antipatia dei competenti, in una domenica di malumore decisero di affidare l’aereo Italia all’equipaggio più pazzo del mondo. Il comandante Di Maio, il pilota automatico Conte e i responsabi­li dei disservizi di bordo, lo steward Toninelli e Laura Castelli, viceminist­ra dell’economia per mancanza di prove. L’altra sera in tv la professore­ssa Gruber le ha fatto una domanda difficile, difficilis­sima: «State stampando le tessere elettronic­he del reddito di cittadinan­za?». Per superare l’interrogaz­ione, Castelli aveva studiato giorno e notte «L’economia di zio Paperone», ma questa non la sapeva.

Avrebbe potuto rifiutarsi di risponde- re, invece ci ha provato lo stesso. Che momenti. Sembrava Sordi quando all’esame di francese gli chiedono di tradurre «Il giardino di mia zia», e lui, con lo sguardo terrorizza­to e la voce a simulare una naturalezz­a inesistent­e, biascica: «Le jardin de ma sziii…». La Gruber incalzava: «Quante sono le schede, cinque o sei milioni?» E Castelli: «Cinque milioni e mezzo… circa». «Chi le sta stampando, il Poligrafic­o?» insisteva la commission­e d’esame. «Forse… Ve lo diremo presto». Appena qualcuno lo avrà detto a lei, avvertendo­la che non si può stampare qualcosa che il Parlamento non ha ancora deliberato. Era questa la risposta giusta, accidenti. Perché Toninelli dal primo banco non gliel’ha suggerita?

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