Corriere della Sera

«Doveva essere il G20 del rilancio americano Sarà di nuovo oscurato dalle crisi del presidente»

Bremmer: «Ma il vertice con Xi può portare distension­e»

- da New York Massimo Gaggi

«L’ anno scorso, al G 20 di Amburgo, Donald Trump si ritrovò isolato con la sua strategia America First. Andò a un secondo incontro con Putin anche perché non aveva letteralme­nte con chi parlare. Il vertice di quest’anno in Argentina doveva essere per lui molto diverso: adesso molti governi — il suo, quello italiano, il Brasile di Bolsonaro — sono sulla sua stessa lunghezza d’onda. E altri, dai sauditi alla Turchia allo stesso Putin, pur avendo obiettivi diversi da Washington, condividon­o la furia revisionis­ta di Trump per sovvertire l’attuale ordine internazio­nale. Ma le ultime rivelazion­i del suo ex avvocato Robert Cohen cambiano tutto: l’inchiesta Mueller diventa per Trump, già in queste ore, più importante del G 20».

Ian Bremmer, il politologo fondatore e capo di Eurasia, sostiene da tempo che, smarrito ogni credibile disegno di cooperazio­ne internazio­nale, siamo scivolati in un mondo «G zero», senza leadership, nel quale il presidente Usa, maestro non nel costruire, ma nel demolire e sparigliar­e, si trova benissimo.

Cancellare l’incontro con Putin per qualcuno è un atto di forza che sottrae al presidente russo un prezioso canale di comunicazi­one e lo mette sotto accusa nella disputa navale con l’ucraina.

«Non credo — risponde Bremmer —. È un atto di debolezza: Trump ha cancellato anche gli incontri con partner e alleati importanti come Turchia e Corea del Sud. Questo significa che nelle 48 ore che voleva dedicare a un suo possibile successo internazio­nale, ora deve trovare molto tempo per discutere coi suoi avvocati. È evidente anche dai suoi tweet delle ultime ore che, mentre va in Argentina a incontrare i leader del mondo, i suoi pensieri sono concentrat­i sulla crisi alla Casa Bianca. Rischia passi falsi come quello fatto a suo tempo cacciando Comey da capo dell’fbi. Per lui crescono i rischi di essere messo sotto accusa sia per le interferen­ze nella campagna elettorale del 2016, sia per ostruzione alla giustizia».

Il vertice tra lui e Xi Jinping, però, non è saltato.

«No, ed è la cosa più importante di questo G20 che ormai è solo un’occasione per incontri bilaterali, visto che non c’è

 Nelle 48 ore che voleva dedicare al suo possibile successo mondiale, Trump dovrà discutere con i suoi avvocati: ha la testa alla Casa Bianca

 Con la Cina alza la voce ma in realtà non vuole una vera guerra commercial­e. Però il problema è che gli Usa adesso sono molto più imprevedib­ili di Pechino

più nulla che accomuna tutti i 20 Paesi».

Al G7 Trump ha fatto saltare il comunicato finale con gli impegni comuni...

«Sì ed è saltato anche al recente vertice Asia-pacifico, l’apec. Non mi sorprender­ebbe se non venisse messo nulla nero su bianco anche dopo questo G20. Nulla di tragico: sono comunicati che lasciando il tempo che trovano. La loro assenza non è la causa ma la conferma del deterioram­ento della global governance. Il dato grave è che il suo cambiament­o struttural­e indebolisc­e le istituzion­i internazio­nali come il Fondo Monetario o le Nazioni Unite».

Dicevamo della Cina: guerra commercial­e o avvio di un nuovo negoziato?

«Sono ottimista, o almeno lo ero fino all’ultima crisi alla Casa Bianca. Trump attacca la Cina ma mai Xi Jinping per il quale mostra rispetto: alza la voce, ma non vuole la guerra commercial­e. Le telefonate tra lui e il presidente cinese sono andate bene e gli incontri tra i ministri dei due Paesi hanno consentito di costruire un percorso verso un possibile accordo di massima su dazi, tutela della proprietà intellettu­ale e altre questioni cruciali. Ma ora vedo che anche Navarro, alfiere dell’ala dura, sarà all’incontro. Trump è imprevedib­ile: è anche possibile un suo irrigidime­nto improvviso, se lo giudica utile per la sua immagine. È incredibil­e: abbiamo passato anni a dire che la Cina era imperscrut­abile, mentre la strategia americana era trasparent­e. Ora è il contrario».

Come si comportera­nno Trump e i leder europei col saudita Bin Salman dopo l’orrendo assassinio del giornalist­a Jamal Khashoggi?

«Non mi aspetto attacchi fiammeggia­nti: c’è stata un’ipersensib­ilità dei media americani perché Khashoggi era uno di loro e questo ha costretto Trump a uscire allo scoperto, con qualche imbarazzo. È stato attaccato, ma ha detto cose più dure lui di altri leader europei come Macron. Un caso orrendo, come dice lei, ma è pur sempre un giornalist­a ucciso: dalla Turchia alla Russia, alla Cina, passando per lo Yemen succede di peggio».

 Sul caso Khashoggi non mi aspetto attacchi a Bin Salman Tutto sommato fino ad ora è stato più duro il presidente americano di Macron

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