«Doveva essere il G20 del rilancio americano Sarà di nuovo oscurato dalle crisi del presidente»
Bremmer: «Ma il vertice con Xi può portare distensione»
«L’ anno scorso, al G 20 di Amburgo, Donald Trump si ritrovò isolato con la sua strategia America First. Andò a un secondo incontro con Putin anche perché non aveva letteralmente con chi parlare. Il vertice di quest’anno in Argentina doveva essere per lui molto diverso: adesso molti governi — il suo, quello italiano, il Brasile di Bolsonaro — sono sulla sua stessa lunghezza d’onda. E altri, dai sauditi alla Turchia allo stesso Putin, pur avendo obiettivi diversi da Washington, condividono la furia revisionista di Trump per sovvertire l’attuale ordine internazionale. Ma le ultime rivelazioni del suo ex avvocato Robert Cohen cambiano tutto: l’inchiesta Mueller diventa per Trump, già in queste ore, più importante del G 20».
Ian Bremmer, il politologo fondatore e capo di Eurasia, sostiene da tempo che, smarrito ogni credibile disegno di cooperazione internazionale, siamo scivolati in un mondo «G zero», senza leadership, nel quale il presidente Usa, maestro non nel costruire, ma nel demolire e sparigliare, si trova benissimo.
Cancellare l’incontro con Putin per qualcuno è un atto di forza che sottrae al presidente russo un prezioso canale di comunicazione e lo mette sotto accusa nella disputa navale con l’ucraina.
«Non credo — risponde Bremmer —. È un atto di debolezza: Trump ha cancellato anche gli incontri con partner e alleati importanti come Turchia e Corea del Sud. Questo significa che nelle 48 ore che voleva dedicare a un suo possibile successo internazionale, ora deve trovare molto tempo per discutere coi suoi avvocati. È evidente anche dai suoi tweet delle ultime ore che, mentre va in Argentina a incontrare i leader del mondo, i suoi pensieri sono concentrati sulla crisi alla Casa Bianca. Rischia passi falsi come quello fatto a suo tempo cacciando Comey da capo dell’fbi. Per lui crescono i rischi di essere messo sotto accusa sia per le interferenze nella campagna elettorale del 2016, sia per ostruzione alla giustizia».
Il vertice tra lui e Xi Jinping, però, non è saltato.
«No, ed è la cosa più importante di questo G20 che ormai è solo un’occasione per incontri bilaterali, visto che non c’è
Nelle 48 ore che voleva dedicare al suo possibile successo mondiale, Trump dovrà discutere con i suoi avvocati: ha la testa alla Casa Bianca
Con la Cina alza la voce ma in realtà non vuole una vera guerra commerciale. Però il problema è che gli Usa adesso sono molto più imprevedibili di Pechino
più nulla che accomuna tutti i 20 Paesi».
Al G7 Trump ha fatto saltare il comunicato finale con gli impegni comuni...
«Sì ed è saltato anche al recente vertice Asia-pacifico, l’apec. Non mi sorprenderebbe se non venisse messo nulla nero su bianco anche dopo questo G20. Nulla di tragico: sono comunicati che lasciando il tempo che trovano. La loro assenza non è la causa ma la conferma del deterioramento della global governance. Il dato grave è che il suo cambiamento strutturale indebolisce le istituzioni internazionali come il Fondo Monetario o le Nazioni Unite».
Dicevamo della Cina: guerra commerciale o avvio di un nuovo negoziato?
«Sono ottimista, o almeno lo ero fino all’ultima crisi alla Casa Bianca. Trump attacca la Cina ma mai Xi Jinping per il quale mostra rispetto: alza la voce, ma non vuole la guerra commerciale. Le telefonate tra lui e il presidente cinese sono andate bene e gli incontri tra i ministri dei due Paesi hanno consentito di costruire un percorso verso un possibile accordo di massima su dazi, tutela della proprietà intellettuale e altre questioni cruciali. Ma ora vedo che anche Navarro, alfiere dell’ala dura, sarà all’incontro. Trump è imprevedibile: è anche possibile un suo irrigidimento improvviso, se lo giudica utile per la sua immagine. È incredibile: abbiamo passato anni a dire che la Cina era imperscrutabile, mentre la strategia americana era trasparente. Ora è il contrario».
Come si comporteranno Trump e i leder europei col saudita Bin Salman dopo l’orrendo assassinio del giornalista Jamal Khashoggi?
«Non mi aspetto attacchi fiammeggianti: c’è stata un’ipersensibilità dei media americani perché Khashoggi era uno di loro e questo ha costretto Trump a uscire allo scoperto, con qualche imbarazzo. È stato attaccato, ma ha detto cose più dure lui di altri leader europei come Macron. Un caso orrendo, come dice lei, ma è pur sempre un giornalista ucciso: dalla Turchia alla Russia, alla Cina, passando per lo Yemen succede di peggio».
Sul caso Khashoggi non mi aspetto attacchi a Bin Salman Tutto sommato fino ad ora è stato più duro il presidente americano di Macron