Corriere della Sera

Conte e Tria, debutto al G20 Il ministro del Tesoro: l’infrazione si può evitare

Discorso del premier contro le «tendenze protezioni­stiche»

- di Marco Galluzzo DAL NOSTRO INVIATO

Ad ogni angolo del centro storico il popolo argentino non cambia abitudini per un summit: ragazzi, donne, anziani, vendono e comprano dollari al mercato nero, ad ogni ora del giorno e della notte. Il G20 che sta per iniziare, nel Paese che ha i tassi immobiliar­i più cari al mondo, ha messo proprio la parola «popolo», e il suo benessere economico, al centro dell’agenda dei lavori.

Lo ricorda anche Giuseppe Conte, che mentre riceve una laurea honoris causa, fa un parallelo che appare sul filo del rasoio fra Argentina e Italia, fra i due Paesi e il suo governo: «Entrambi sappiamo quanto danno possono fare alcune distorsion­i del commercio mondiale, ma il mio governo con ambizione sta cercando di tornare a quei livelli di fiducia che il nostro Paese conobbe ai tempi del miracolo economico». In effetti, visto dalla strada, G È stato nominato ministro dell’economia e delle Finanze del governo Conte lo scorso primo giugno dalle enormi difficoltà economiche degli argentini, il vertice che si apre è scivoloso per molti dei leader che vi parteciper­anno. Scivoloso e anche contraddit­torio: Conte cita Trump per dire che «il presidente americano ha detto che bisogna investire in Italia, che l’italia non è un rischio per nessuno». È anche una risposta alle dichiarazi­oni che sono arrivate il giorno prima dalla Fed, eppure è sempre Conte, durante la sua lectio magistrali­s, a dire che «le nuove tendenze protezioni­stiche», quelle dell’alleato Trump, «rischiano di produrre spirali negative in cui tutti possiamo uscire perdenti».

Le parole di Conte cercano di rassicurar­e i mercati: sulla manovra «stiamo cercando di ristabilir­e un clima di fiducia», anche grazie a «quei margini finanziari che siamo in grado di recuperare e che mi consentira­nno un potere negoziale che eserciterò al tavolo» del confronto europeo. Negli stessi istanti, il ministro dell’economia Giovanni Tria, nei corridoi dell’hilton di Porto Madero, dove dormono anche i vertici della Ue, dice che il confronto andrà avanti nella capitale argentina: «Stiamo discutendo, possiamo ancora evitare una procedura di infrazione». Nel grande bar della hall fa capolino per un attimo Jean-claude Juncker, mentre in una saletta riservata dell’albergo, all’ora di cena, hanno un faccia a faccia proprio il commissari­o Affari economici della Ue, Pierre Moscovici, e il nostro ministro. Di sicuro, aggiunge Tria, anche lui rispondend­o alle osservazio­ni della Federal reserve, all’ipotesi di un «caso Italia» per i mercati finanziari, «non crediamo di mettere a rischio nessuno, stiamo facendo un deficit del 2,4 che per gli standard internazio­nali è normalissi­mo».

È curioso anche uno dei tratti della lezione che Conte, prima di ricevere la laurea, e prima di essere ricevuto dal presidente argentino, alla Casa Rosada, fa davanti a professori e studenti: il G20 è uno dei simboli di una globalizza­zione che ha prodotto enormi progressi ed enormi distorsion­i, «la remunerazi­one del capitale — sottolinea il premier — è cresciuta molto più che quella del lavoro, creando iniquità». Toccherebb­e alla politica, nel suo significat­o più alto, porvi rimedio, aggiunge, ma non si capisce di quale ricetta esattament­e, se quella sovranista, protezioni­sta, liberista, europeista o cos’altro. Vista da qui è più semplice la trattativa in corso fra Roma e Bruxelles rispetto allo stato di salute delle regole internazio­nali degli ultimi decenni.

Le agenzie battono la notizia che è saltato l’incontro fra Putin e Trump. Conte, che oggi vedrà il principe ereditario saudita, dice che «abbiamo bisogno di una riflession­e globale sul commercio, di una revisione delle sue regole e di un rinnovo dei meccanismi di funzioname­nto dell’organizzaz­ione mondiale, per assicurare la creazione di un vero level playing field, in cui chi beneficia del libero commercio rispetti le regole fondanti, tra cui il principio di tutela della proprietà intellettu­ale. L’alternativ­a è cedere il passo alle spinte protezioni­stiche».

Peccato che anche in questo caso si colga una lieve contraddiz­ione: il capo del governo parla di riforme internazio­nali, di best practice, e include anche il Global compact sui migranti fra i prodotti buoni, «etici». Eppure il suo governo, insieme ad altri 6 Stati della Ue si è sfilato di fronte all’adesione dopo anni di lavori preparator­i: «Così, i codici etici, i bilanci sociali, le norme di autoregola­mentazione adottate spontaneam­ente dalle imprese, e da cui sempre più dipendono anche le loro capitalizz­azioni di borsa, si sono sviluppati insieme a linee di soft law internazio­nali, come le linee guida Ocse per le imprese multinazio­nali, a fori quali il Global compact delle Nazioni Unite, e a norme giuridiche concepite in modo nuovo a livello nazionale e di Unione Europea».

Honoris causa Laurea honoris causa al capo del governo che azzarda un parallelo tra Italia e Argentina

 ??  ?? Chi è G Giovanni Tria, 70 anni, laureato in Legge ed economista, è docente di Economia politica all’università Tor Vergata di Roma
Chi è G Giovanni Tria, 70 anni, laureato in Legge ed economista, è docente di Economia politica all’università Tor Vergata di Roma

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