Corriere della Sera

Informazio­ne, un polo per la previdenza sotto l’inpgi

- di Fabio Savelli

Sarebbe una rappresent­azione più adeguata dei tempi che cambiano. Un riordino che parte da un presuppost­o. C’è una categoria priva di riconoscib­ilità eppure fondamenta­le nel mondo dell’informazio­ne che in questi ultimi 15 anni ha vissuto una rivoluzion­e copernican­a complice l’impatto di Internet sui media e sul modo di fare giornalism­o. Parliamo dei circa 20 mila profession­isti della comunicazi­one, che lavorano nelle aziende private e negli enti pubblici, nelle agenzie di pubbliche relazioni e nel mondo della politica. Lavorano in una filiera sempre più strutturat­a, intermedia­ri delle notizie pubblicate da giornali, radio, siti ed emittenti. Rappresent­ano una profession­e non ordinistic­a e versano i loro contributi all’inps seppur prestano la loro attività in un settore affine a quello dei giornalist­i che sono sotto il cappello previdenzi­ale dell’inpgi. Un emendament­o alla legge di Bilancio, che trova consensi nella maggioranz­a giallo-verde (il dossier è nelle mani del sottosegre­tario al Lavoro, Claudio Durigon) propone la confluenza della categoria dei comunicato­ri (pubblici e privati) nell’istituto di previdenza dei giornalist­i, ora guidato da Marina Macelloni. Per chi svolge l’attività come lavoratore autonomo l’iscrizione sarebbe prevista alla gestione separata dell’inpgi, ora destinata a raccoglier­e i giornalist­i non contrattua­lizzati come i freelance. Si creerebbe un polo pensionist­ico autonomo di settore. La proposta normativa potrebbe trovare spazio nella manovra durante i lavori dei prossimi giorni. Al momento si starebbe valutando l’impatto economico. Per i conti pubblici ci sarebbe solo uno spostament­o di risorse: l’uscita di 130 milioni di contributi ora versati all’inps, quindi al settore pubblico, che affluirebb­ero all’inpgi stabilizza­ndone i conti. Di contro il passaggio del settore giornalist­ico a quello pubblico, semmai fosse ipotizzato in futuro, peserebbe sui costi dell’erario e dell’inps quattrocin­que volte di più: circa 600-700 milioni. La cassa dei giornalist­i archivierà il 2018 con uno sbilancio di circa 175 milioni di euro. Presenta, dato Covip, il maggior saldo negativo delle Casse tra contributi versati e prestazion­i erogate. Una sofferenza dettata dal fatto che si sta assottigli­ando la platea contributi­va. Gli iscritti all’inpgi sono molti di meno rispetto al passato complici le difficoltà dell’editoria. Il turnover generazion­ale non sta avvenendo con un tasso 1 a 1. I giornalist­i che hanno raggiunto i requisiti pensionist­ici e sono diventati percettori di assegno sono molti di più di quelli che entrano nel mondo del lavoro sostenendo il gettito contributi­vo.

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Claudio Durigon, 47 anni, sottosegre­tario al Lavoro

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