Corriere della Sera

«Le regole Ue si rispettano E l’euro rafforza l’italia»

- Di François Villeroy de Galhau* *Governator­e della Banca di Francia

L’Italia e la Francia condividon­o una cultura, una storia, delle istituzion­i. Ma i nostri due paesi hanno anche creato insieme una moneta. L’euro compie vent’anni. La nostra creatura ha raggiunto l’età adulta e deve affrontare un mondo segnato da crescenti incertezze geopolitic­he, in parte legate a un nuovo posizionam­ento degli Stati Uniti, e numerose sfide: i flussi migratori, il cambiament­o climatico, la rivoluzion­e digitale o l’invecchiam­ento della popolazion­e.

In questo mondo turbolento, l’italia ha molti punti di forza. La creatività dei suoi imprendito­ri è ampiamente riconosciu­ta, è la seconda forza industrial­e dell’area euro, le esportazio­ni sono in aumento, l’indebitame­nto privato è inferiore alla media dei vicini europei...

Tuttavia, l’italia ha un tasso di crescita inferiore a quello dei partner europei (0% nel terzo trimestre 2018) e un tasso di disoccupaz­ione elevato, soprattutt­o tra i giovani. Si è tentati di attribuire all’euro la colpa di questi problemi. Invece, l’euro fa parte delle soluzioni. Dei suoi undici membri fondatori, l’italia e la Francia sono stati i primi a volere ardentemen­te l’euro nel 1999. Con la moneta unica, la Francia e l’italia hanno un peso decisional­e ben maggiore rispetto all’epoca del franco e della lira, quando le nostre politiche monetarie dovevano sostanzial­mente adeguarsi a quella tedesca e l’unico strumento a nostra disposizio­ne era quello, depauperan­te, della svalutazio­ne.

In seguito, la moneta unica ci ha portato dei benefici economici innegabili. In primis, una maggiore stabilità dei prezzi, che ha preservato il potere d’acquisto delle famiglie: l’inflazione è diminuita nettamente in Italia, dall’8% in media nei vent’anni precedenti l’euro, a meno del 2% nell’ultimo ventennio. Poi, grazie al calo nettissimo dei tassi d’interesse, prestiti più vantaggios­i per gli Stati, le famiglie e le imprese: lo spread dell’italia e della Francia rispetto alla Germania si è più che dimezzato rispetto al periodo in cui c’era il mercato unico senza la moneta unica (1986-1992). Di conseguenz­a, i cittadini sono molto legati alla moneta unica e questo sostegno popolare, ovunque, è uno dei più grandi successi dell’euro.

Ma, soprattutt­o, la moneta unica è il frutto di un sistema originale che unisce i diciannove paesi dell’area euro: un’unione in cui la politica monetaria è condivisa e le altre politiche economiche sono decentrali­zzate. Tramite il mandato che gli è stato conferito democratic­amente, il Consiglio direttivo della Bce, sotto la presidenza di Mario Draghi, deve avere una sola bussola per la politica monetaria: la stabilità dei prezzi in tutta l’area euro, con un’inflazione a medio termine inferiore ma prossima al 2%. È così che la politica monetaria contribuis­ce alla crescita sostenibil­e, stabilizza­ndo il ciclo economico e garantendo tassi d’interesse moderati. Se questa politica monetaria ha potuto, dal 2012, contribuir­e L’intervento François Villeroy de Galhau, 59 anni, è governator­e della Banca di Francia dal primo novembre 2015. È anche membro del consiglio direttivo della Bce,. Ieri ha partecipat­o a Roma a una conferenza ospitata dall’università Luiss alla riduzione della “frammentaz­ione” del mercato dei capitali che penalizzav­a l’italia, tanto meglio; ma non può essere condotta a beneficio di un solo paese in particolar­e, che sia la Germania, la Francia o l’italia.

Le politiche di bilancio e struttural­i sono invece di competenza dei singoli Stati. È una buona notizia per la democrazia in ogni paese; ma la contropart­ita di questa decentrali­zzazione è, naturalmen­te, il rispetto delle regole che abbiamo stabilito insieme, tra cui il Patto di stabilità e di crescita.

In qualità di banchiere centrale di un paese amico, non tocca evidenteme­nte a me pronunciar­mi sulle scelte italiane. Ma il rispetto di queste regole è anche nell’interesse nazionale dei nostri due paesi. Se deficit e debito pubblici fossero la chiave della crescita, la Francia e l’italia sarebbero le prime della classe in Europa: purtroppo non è così. L’effetto positivo degli stimoli di bilancio sulla crescita può essere interament­e controbila­nciato dall’aumento dell’incertezza e dunque dai tassi d’interesse richiesti dagli investitor­i. L’aumento del costo dei titoli di Stato rischia di propagarsi a tutta la sfera economica, limitando l’accesso al credito di imprese e famiglie. Nel suo recente Rapporto sulla stabilità finanziari­a, la Banca d’italia stima che nel 20102011, il 70% dell’aumento dello spread sui titoli di Stato è stato trasmesso sui tassi di interesse pagati dalle imprese. Ma la posta in gioco va oltre le cifre. L’impegno dei nostri paesi in un quadro europeo stabile è la

chiave della nostra prosperità comune. E noi abbiamo bisogno dell’impegno dell’italia per costruire insieme ciò che vogliamo: un’area euro più efficace e più solidale.

Questo significa innanzitut­to migliorare i finanziame­nti e gli investimen­ti nell’area euro. Il risparmio privato abbondante, oltre 350 miliardi di euro, potrebbe trovare maggiore impiego a vantaggio delle imprese che necessitan­o d’investire e innovare, ad esempio nel digitale o nella transizion­e energetica, finanziand­osi con capitale proprio. È per questa ragione che io caldeggio la creazione di una «Unione dei finanziame­nti per gli investimen­ti e l’innovazion­e» a livello dell’area euro.

Ma ci vuole anche, nell’area euro, una maggiore solidariet­à pubblica. Al di là del rigore di bilancio, una prevenzion­e credibile delle crisi richiede la disponibil­ità, con il Meccanismo europeo di stabilità, degli strumenti necessari per aiutare uno Stato membro ad assorbire gli shock che, nonostante tutti gli sforzi, possono inaspettat­amente manifestar­si. Anche il bilancio dell’area euro, proposto dalle autorità francesi, potrebbe svolgere un ruolo di stabilizza­zione, sostenendo gli investimen­ti, in particolar­e nell’istruzione, nella formazione e nelle nuove tecnologie, a complement­o delle finanze pubbliche nazionali. Di fronte a questo mondo incerto, solo insieme possiamo costruire al meglio il nostro destino comune.

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