«Ha diffuso opere fasulle». Ma Sgarbi: non è vero
Roma, il caso legato all’artista De Dominicis. Coinvolte 23 persone. Indagato anche il critico
Autenticazioni «senza esame» rilasciate senza neppure «la semplice osservazione del quadro». Expertise in bianco «senza verifiche né approfondimenti». Da presidente della Fondazione «Gino De Dominicis», assieme a Marta Massaioli, un’ex allieva dell’artista deceduto nel 1998, Vittorio Sgarbi avrebbe autenticato e destinato a vernissage tele e opere contraffatte dello stesso De Dominicis. E, complice l’assenza di un catalogo ufficiale dell’autore (al quale De Domincis è sempre stato contrario), avrebbe certificato «falsamente l’opera contraffatta». Assieme al critico è indagato anche lo studioso Duccio Trombadori mentre fra galleristi e intellettuali sono in tutto 23 le persone sottoposte ad accertamenti per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla diffusione di falsi.
I carabinieri del Nucleo tutela del Patrimonio culturale hanno eseguito due ordinanze di arresti ai domiciliari (la Massaioli e Giordano Villa) e due interdizioni dall’esercizio della professione (nei confronti dei galleristi Pio Monti e Franco Toselli).
L’inchiesta della pm Laura Condemi che aveva già portato al sequestro di 250 opere falsificate per un controvalore di circa 30 milioni di euro nasce dalla denuncia dell’erede dell’artista, Paola De Dominicis. Gli indagati, intercettati, parlano di «prototipi» con riferimento alle matrici delle opere e dibattono di expertise a pagamento: «Ehh bisogna andare da Vittorio (Sgarbi, ndr) quando gli chiediamo le autentiche... allungargli 10mila euro...» concludono al telefono la Massaioli e il figlio. Le tele (teoricamente pregiatissime) vengono fatte viaggiare anche nel portabagagli dei bus, come accade a un acrilico trasportato fra Macerata e Roma. Una prima discovery investigativa aveva destato l’ira di Sgarbi che, al telefono minaccia: «Devo farli saltare tutti ‘sti str.., cornuti, deficienti». Il critico si attiva e parla con gli allora ministri della Difesa Roberta Pinotti e dei beni Culturali Dario Franceschini che tentano di calmarlo («Li massacro...»).
Per la gip «Sgarbi è la figura che dà credibilità alla Fondazione sia per la sua notorietà come personaggio pubblico sia come famoso esperto e critico d’arte, che in tale veste appare in grado di tutelare e accreditare la Fondazione nel mercato dell’arte». Raggiunto dall’avviso di garanzia Sgarbi replica: «Siamo al livello più basso della capacità di un organo di garanzia e di tutela culturale, quelle opere sono tutte vere».