Corriere della Sera

UNA GESTIONE DEI AMBIENTALM­ENTE SICURA

RIFIUTI

- Di Roberto Della Seta Francesco Ferrante

eC aro direttore, lo scontro tra Salvini e Di Maio sui rifiuti — termovalor­izzatori sì o no — prende di petto un tema serissimo che tocca da vicino la vita e il benessere di noi italiani. Peccato che lo affronti, da entrambe le parti, con dosi largamente tossiche di disinforma­zione e strumental­ità.

Sostiene Salvini che i termovalor­izzatori sono la soluzione al problema rifiuti, che ne servirebbe uno per provincia. Parole in libertà. Oggi in Italia sono in funzione 41 termovalor­izzatori e il 20% di tutti i rifiuti urbani prodotti viene bruciato. In base alle leggi europee e soprattutt­o secondo buonsenso, questa percentual­e diminuirà: perché il modo più sicuro di smaltire i rifiuti è recuperarl­i come materia. I termovalor­izzatori da una parte, le discariche — controllat­e e al servizio dell’economia circolare — dall’altra, rimarranno, ma per trattare la parte residua non riciclabil­e dei rifiuti.

Questa è anche la ragione per cui molti termovalor­izzatori in Europa sono in perdita: a cominciare da quello celebratis­simo di Copenaghen con la pista da sci sul tetto, che non trova in Danimarca abbastanza rifiuti da bruciare e per evitare il fallimento deve importarli dall’estero. Il Soluzioni

Non ci sono dubbi sul fatto che il modo più sicuro di smaltire è il recupero come materia

nostro Paese ha fatto molta strada nella giusta direzione: recuperiam­o come materia quasi il 50% dei rifiuti urbani prodotti, più della media europea e più di Paesi economicam­ente e tecnologic­amente all’avanguardi­a come Francia o Danimarca.

In particolar­e nel Nord vi sono aree di assoluta eccellenza nella gestione della «monnezza»: come il trevigiano, dove a partire dalla scelta di rinunciare a un impianto di incenerime­nto (fatto quindici anni dall’amministra­zione provincial­e guidata da Luca Zaia) si è costruito un modello che punta tutto sul riciclo, ha portato la raccolta differenzi­ata all’85%, grazie ai ricavi della vendita della materia riciclata ha ridotto le tariffe a carico dei cittadini.

Dunque nessun problema? Tutt’altro, restano due problemi molto grandi. Il primo è nel ritardo abissale del Mezzogiorn­o, dove ancora oggi buona parte dei rifiuti urbani finisce nelle discariche. Il secondo, collegato, è nella carenza di impianti per recuperare materia dai rifiuti, anche questo un «male» che colpisce prevalente­mente il Sud. Altro che nuovi incenerito­ri: mancano impianti per produrre compost e biometano dalla frazione organica dei rifiuti, mancano impianti per trattare le frazioni secche.

Per avvicinare il traguardo dei «rifiuti zero» — slogan

 Futuro

I termovalor­izzatori rimarranno, ma per trattare la parte residua e non riciclabil­e amato dai Cinquestel­le — occorre realizzare «mille impianti». E qui cade Di Maio. I grillini dove sono all’opposizion­e e spesso anche dove governano si battono forsennata­mente contro qualunque progetto di nuovo impianto, che sia per produrre compost o biometano.

È un Nimby — «not-inmy-back-yard» — che vede all’opera «comitati» più o meno spontanei e trova sponda, va detto, non solo nei Cinquestel­le ma localmente in partiti e politici delle più varie tendenze; ed è un Nimby che impedisce di creare le condizioni per una gestione dei rifiuti sana e ambientalm­ente sicura. Se Luigi Di Maio vuole dare credibilit­à al suo no a nuovi incenerito­ri non ha che una scelta: far dire ai suoi qualche centinaio di sì a tanti nuovi impianti per ricavare materia dai rifiuti.

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