«Atlantico» Nuovo album con un cameo di Celentano
Sul mixer dello studio c’è un libro di teoria e improvvisazione jazz. Marco Mengoni ha ripreso a studiare musica: «Non riesco più a fare gli esercizi al pianoforte di quando avevo 12 anni… mi devo impegnare». Negli ultimi due anni e mezzo le sue mani più che muoversi sui tasti bianchi e neri hanno stretto valigie e carte d’imbarco. E in un periodo così pieno di viaggi — Cuba, New York, Emirati, Florida, Portogallo, Marocco, Inghilterra, Tanzania — Marco ha raccolto idee e spunti per il suo nuovo album. Si chiama Atlantico «come l’oceano su cui tante volte sono passato» e per accompagnarne l’uscita ha fatto le cose in grande: un concerto notturno sui binari della Stazione Centrale di Milano e un festival di tre giorni che, fino a domani a Milano, fa incontrare musica, fotografia, letteratura e arte con mostre, incontri e altre iniziative. Quartier generale alla torre Velasca dove in 13 stanze, quante le canzoni del disco, ci sono altrettante performance diverse. «Dopo tutte le esperienze vissute in questi mesi, raccogliere gli spunti in un disco e basta mi sembrava riduttivo. Volevo creare un’esperienza di condivisione che partisse dalla musica e si allargasse ad altre forme d’arte».
Se il percorso di Marco è stato anche in solitudine («Per tre mesi da solo a New York mi sono sentito solo, ma mi volevo mettere alla prova, autoanalizzarmi»), Atlantico di compagni di viaggio ne ha molti. La casa Azul, brano latineggiante non solo nel titolo, combina presenze immaginate e in carne ed ossa. Il testo parla di Frida Kahlo. «La sua esperienza di vita mi ha segnato. E’ stata una donna rivoluzionaria. Per me è un riferimento ogni volta in cui di fronte a una decisione da prendere sento il peso del