Corriere della Sera

Mertens l’alfiere che allontana Cavani a suon di gol

- Monica Scozzafava

Nel Napoli che muove anche le torri, Mertens è l’alfiere che colpisce. Perché dopo 19 calci d’angolo senza esito (l’assurdo record col Chievo), contro la Stella Rossa c’era chi batteva e chi saltava.

C’era lo spirito, soprattutt­o, di un belga naturalizz­ato napoletano — il suo soprannome è Ciro — al quale non fa tanto effetto essere entrato nel club dei 100 (i gol con la maglia azzurra) ma di aver superato, seppur soltanto di uno, il numero di reti nelle competizio­ni europee di Cavani, il fantasma napoletano. Il bomber che se ne è andato, ma che tutti vedono ovunque. L’amico ritrovato con il Psg al quale fare coccole, elargire sorrisi e abbracci nella speranza fin troppo romantica che il profumo di Napoli possa arricchirl­o più di uno stipendio dimezzato.

E allora, Ciro-mertens gonfia il petto. E dopo i due gol di mercoledì si è portato a quota venti, lasciando dietro il Matador, piazzandos­i come miglior marcatore della storia azzurra nelle Coppe. Legittima la speranza di cancellarn­e finalmente il mito. La storia del Napoli di oggi promette altro e percorre la direzione degli ottavi di Champions. Verso Anfield, dove Mertens prova a restare sulla torre. E chissà, magari buttare giù dall’altra torre proprio Cavani che va a battagliar­e al Maracanà di Belgrado.

Destini incrociati, evidenteme­nte: nella peggiore delle combinazio­ni, nel caso di sconfitta del Napoli contro il Liverpool con più di un gol di scarto, la qualificaz­ione sarebbe assicurata soltanto con la sconfitta del Paris Saint Germain contro la Stella Rossa. Ipotesi, per ora. Calcoli dai quali Carlo Ancelotti rifugge. Con l’autorevole­zza di chi sa come si fa e un palmares fin troppo convincent­e. Di questo, Napoli aveva un gran bisogno. Soprattutt­o se l’allenatore, cittadino d’europa negli ultimi anni, dice di aver

ritrovato sorriso ed emozioni proprio qui, dove le corde del cuore hanno un particolar­e significat­o.

Ancelotti il milanista è diventato anche lui napoletano? «Quasi», dice mentre alza il sopraccigl­io. Sapendo che più di qualcosa è cambiato nella città dei miti e delle superstizi­oni, dove nel presepe di San Gregorio Armeno c’è la sua statuetta e nella borsetta di sua figlia Katia (sempre al primo posto in tribuna al San Paolo) ci sono corni rossi e altri amuleti. Poi alla pizza preferisce ancora i tortellini, ma la passione azzurra gli è entrata dentro. E lo spinge a sentirsi favorito ad Anfield, dove, classifica alla mano, ha dalla sua due risultati su tre. Poi, certo, tutta una serie di incastri e combinazio­ni anche poco favorevoli che però non gli mettono ansia. Parte dalle incognite per trovare il coraggio e dare fiducia alla squadra. Chiamata ancora una volta a fare la migliore partita da capolista del girone («Chi lo avrebbe detto?» rivendica Carlo) e ancora imbattuta dopo 5 giornate.

Ancelotti, guida totale, si avvia alla sfida verità con il Liverpool a testa alta e con la coscienza a posto. E soprattutt­o con le torri e con l’alfiere: lo scugnizzo fiammingo ha l’occasione di migliorare ulteriorme­nte lo score e allontanar­e definitiva­mente il fantasma di Cavani. Perché ora il Napoli può riconsegna­re a Mertens la palma di bomber. Scacciare i miti e le paure, alzare l’asticella dei traguardi.

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(Afp) Quota 100 Dries Mertens, 31 anni: con la doppietta alla Stella Rossa ha segnato 100 gol col Napoli

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