Appalti, in un mese persi 181 milioni
Con l’obbligo delle gare online bandi in calo del 40%. La piattaforma di Asmel per i Comuni
Il terzo trimestre è andato male per l’economia italiana. Ma ci sono segnali negativi anche per l’ultima parte di questo 2018. Si è accesa una lucina rossa alla voce gare bandite dalle stazioni appaltanti sparse sul territorio italiano, quelle di Comuni e Regioni che rappresentano un po’ lo scheletro degli investimenti fatti nel nostro Paese.
Dal 18 ottobre sono entrate in vigore nuove regole che rendono obbligatorie le gare online. Le offerte non vanno più inviate in busta chiusa. Il tutto viene fatto attraverso una piattaforma telematica anche per evitare che le offerte vengano ritoccate ex post o Le regole
● Dal 18 ottobre sono entrate in vigore nuove regole per gli appalti pubblici che rendono obbligatorie le gare online
● Le offerte non vanno più inviate in busta chiusa. Il tutto viene fatto attraverso una piattaforma telematica altri trucchi del ramo. Una riforma fatta con le migliori intenzioni. Ma che almeno per il momento ha avuto un effetto negativo. Nel primo mese di applicazione delle nuove regole il numero dei bandi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale è crollato del 40%. Erano 570 sono scesi a 336. Non è solo una questione di statistica. La perdita stimata, considerato che il valore medio per questo tipo di gara è di 774 mila euro, ammonta a 181 milioni di euro. In un solo mese. Se la stessa tendenza dovesse reggere per un anno intero, per dire, il costo supererebbe i 2 miliardi di euro. Vale a dire più dello 0,1% del Pil, il prodotto In attività
Un operaio in un cantiere. Dal 18 ottobre sono cambiate le regole degli appalti interno lordo. Non poco per un Paese che in queste settimane ha intavolato una difficile trattativa con Bruxelles proprio sullo zero virgola.
Qualcuno sostiene che si tratti solo di una sindrome da adattamento. Ogni volta che negli appalti si cambiano le regole c’è un impatto negativo che poi può essere assorbito quando gli operatori si abituano al nuovo sistema. Era accaduto due anni fa per il codice degli appalti, che in realtà continua tuttora a frenare gli investimenti almeno secondo gli operatori del settore. Ma nel momento in cui rispunta il segno meno davanti al Pil, la sindrome da adattamento è un lusso che non ci possiamo permettere. Per provare a risolvere la situazione l’anci, l’associazione dei Comuni, aveva chiesto un rinvio delle gare telematiche. Ma ormai siamo partiti.
E allora una mano prova a darla Asmel, l’associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali che unisce 2.400 enti locali. L’associazione ha messo a disposizione di tutti i Comuni una piattaforma per le gare telematiche. Dice il segretario Francesco Pinto: «Vogliamo sostenere l’introduzione delle gare on line che portano modernizzazione, semplificazione e risparmi fino al 10%». Il tempo ci dirà se è solo sindrome da adattamento. O se, per tentare una rima, è un altro segnale di rallentamento.