Corriere della Sera

La lunga (e preziosa) strada della mediazione familiare

Una raccolta di scritti curata da Fulvio Scaparro e Chiara Vendramini per Erickson e dedicata alla gestione delle separazion­i di coppie con figli

- di Cesare Rimini

Ètempo di mediazioni, ricche di compromess­i, ricche di cose dette e non fatte. Sembrano mediazioni nate per prendere in giro chi partecipa e chi ascolta e guarda. Sono lo spettacolo delle mediazioni della politica.

Ma è uscito in questi giorni un libro prezioso che parla di altre mediazioni, quelle familiari. Questo è un mondo tutto diverso. Le mediazioni nelle relazioni di famiglia sono un momento di ricerca per arrivare non sempliceme­nte a un accordo tra coniugi che si separano e poi divorziano o tra conviventi che mettono fine alla loro unione. Se le mediazioni familiari hanno successo, sono il sogno realizzato per le parti che hanno figli, per i magistrati che dovrebbero decidere e per quegli avvocati che pensano, prima di tutto, al bene dei bambini. Giudici e avvocati devono mettersi in un angolo per lasciare che il mediatore cerchi di arrivare con la sua capacità psicologic­a alla soluzione, a volte addirittur­a serena.

Nel libro Pacificare le relazioni familiari (sottotitol­o: Tecniche ed esperienze di mediazione familiare, a cura di Fulvio Scaparro e Chiara Vendramini, Erickson editore) i due curatori, l’uno direttore scientific­o e l’altra presidente dell’associazio­ne Gea–genitori Ancora, hanno raccolto gli scritti degli undici autori del libro, grandi studiosi, psicologi e mediatori familiari, anzi mediatrici familiari, perché quel ruolo è soprattutt­o delle donne.

È un libro che racconta la storia della mediazione familiare ed è dedicato a un’altra donna che non c’è più. Irene Bernardini, rimpianta da tutti. Ha lavorato prima nell’associazio­ne GEA e poi ancora nel Servizio pubblico del Comune di Milano.

La mediazione è la strada giusta, ma non può essere imposta, deve essere senza vincoli di obbligator­ietà. Lo dice nella prefazione Gloria Servetti, magistrato che si è occupata per anni a Milano della sezione del diritto di famiglia.

Le strade sono due: il giudice cerca una conciliazi­one, cerca un accordo, ma il giudice rappresent­a l’autorità, è un’insopprimi­bile garanzia all’interno della società civile, ma non può calarsi nel conflitto. Può accadere che la conciliazi­one riesca perché le parti hanno paura delle spese e cercano di arrivare a una chiusura.

Il danno sventato Se alla fine il percorso riesce, finisce con l’evitare ai figli le conseguenz­e della guerra tra i genitori

Del tutto diverso è il percorso della mediazione familiare che, se riesce, finisce per evitare le conseguenz­e per i figli della guerra tra i genitori.

Già nel 1939-1944 Anaïs Nin (Neuilly-sur-seine, 1903 – Los Angeles, 1977), scriveva: «Per un essere umano la guerra tra i genitori è devastante… è la scoperta dell’odio, della violenza, dell’ostilità… L’infanzia non è mai preparata al conflitto… Imporre a un bambino la tragedia dell’odio e della distruzion­e è imporre un fardello troppo greve».

Molta strada da allora si è fatta e il successo della mediazione familiare è una speranza che spesso si realizza.

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