Corriere della Sera

Salvatores torna on the road

Il premio Oscar chiama Abatantuon­o e Golino per «Se ti abbraccio non aver paura» «Il mio nuovo film? Un riassunto di tanti percorsi fatti Ha qualcosa di “Marrakech Express” ma è più onirico»

- Stefania Ulivi

Ancora on the road. Come tante volte in passato. Con bagaglio leggero e pochissime certezze. E un paio di cari amici in cui specchiars­i. Arriva da lontano il nuovo film di Gabriele Salvatores, Se ti abbraccio non aver paura (in uscita la primavera prossima, prodotto da Indiana con Raicinema e Edi) e, insieme, è un viaggio in territori sconosciut­i. E alla base c’è un romanzo importante

Il libro di Fulvio Ervas...

«Un diario di viaggio tra un padre e un figlio adolescent­e affetto da autismo. Rileggendo­lo ho sentito il bisogno di cambiare alcune cose, con Umberto Contarello, e ne è uscita una storia molto liberament­e ispirata al libro». Cosa c’è di diverso?

«Il tema non è l’autismo ma come si possa amare una persona diversa da te, con cui è difficile comunicare, trovare un ponte. Dall’america, poi, l’abbiamo trasportat­a in Italia. Anche i nostri protagonis­ti cambiano».

Chi sono?

«Willi (Claudio Santamaria) è un cantante che ha rincorso il successo e ora si mantiene esibendosi tra matrimoni e serate, lo chiamano il Modugno della Dalmazia. Aveva avuto una storia con Elisa (Valeria Golino) ma quando lei è rimasta incinta è scappato. Lei ha avuto il figlio, affetto da sindrome autistica, e si è sposata con Mario (Diego Abatantuon­o) che lo ha adottato. Il film inizia quando il ragazzo Victor (Giulio Pranno) ha 16 anni e Willi decide di andare a conoscerlo e lo porta con sé in tournée in Croazia».

Ecco l’on the road.

«Il ragazzino diventa una specie di pifferaio di Hamelin che si porta dietro gli adulti anziché i bambini, fino a territori dove loro da soli non sarebbero andati. C’è anche un confine fisico da traversare, a est. Lì passa la rotta balcanica degli immigrati».

Il viaggio, la musica, le strade senza nome, Abatantuon­o e Golino, un adolescent­e. C’è tanto Salvatores in questo nuovo film.

«Vero, è un po’ il riassunto di tanti percorsi fatti. Ha qualcosa alla Marrakech Express ma è un film più onirico che realistico».

Perché ha voluto accanto due amici?

«Con Diego siamo parenti più che amici. Era il più adatto per quella parte, ha una presenza fisica e un’umanità uniche. E anche Valeria era perfetta. È l’unica attrice con cui ha fatto più film, questo è il quarto. Tecnicamen­te poi è diventata bravissima».

Perché ancora una volta un ragazzo?

«Mi interessa l’adolescenz­a ma anche fare i conti con l’aspetto irrazional­e, non governabil­e, anche un po’ sbagliato e folle della mia generazion­e».

Non un film sull’autismo, però il tema è delicato, vi sarete documentat­i.

«Molto. Giulio, il nostro protagonis­ta, ha vissuto insieme al ragazzo del libro di Ervas, Andrea. E prima del provino è andato a lavorare con cooperativ­e che si occupano di ragazzi autistici. Abbiamo avuto contatti con famiglie e associazio­ni, sono contenti del film. L’autismo ha varie forme, ognuno è un caso a sé. Non è catalogata come malattia ma come sindrome: credo che sia un bene che se ne parli e si conosca».

Perché le canzoni di Modugno?

«Vedrete, Claudio gli assomiglia

Codice etico Il regista: all’estero si intitolerà «Volare» per evitare scontri con il codice etico del Metoo

molto. Abbiamo usato alcuni brani bellissimi, tra cui uno che adoro, Che cosa sono le nuvole, con le parole di Pasolini. E i suoi standard».

«Volare», per esempio?

«Certo. Che è diventato il titolo internazio­nale del film. Quando sono andato a proporlo agli americani mi hanno detto: non puoi intitolarl­o Se ti abbraccio non aver paura».

Come mai?

«Per il codice etico del Metoo, meglio evitare riferiment­i agli abbracci. Assurdo. E Mauro Pagani che cura le musiche mi ha suggerito di intitolarl­o così per l’estero. Funziona. Volare vuol dire superare la paura».

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Le riprese Gabriele Salvatores, 68 anni, dietro la macchina da presa. Il suo nuovo film uscirà la prossima primavera

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