Corriere della Sera

Un capro espiatorio per la sconfitta di Lissa

La ricerca di Nico Perrone negli archivi sulla vicenda dell’ammiraglio Persano (Rubbettino)

- Di Paolo Rastelli

Ci sono personaggi di cui parlare male è quasi un delitto di lesa maestà. Per esempio «parlare male di Garibaldi» equivale a criticare l’incriticab­ile. Ma ci sono anche figure su cui invece dir male è un obbligo. Uno di loro è l’ammiraglio Carlo Pellion di Persano, lo sconfitto di Lissa, la battaglia navale della Terza guerra di indipenden­za combattuta contro gli austriaci in Adriatico il 20 luglio 1866, che costò tre navi al neonato Stato italiano.

Persano, arrestato e processato, fu congedato con disonore, perse grado e decorazion­i e fu privato, da una sentenza della Corte dei conti, perfino della pensione. Morì povero e dimenticat­o da tutti a 77 anni, il 28 luglio del 1883, senza mai essere stato riabilitat­o, nemmeno dagli storici.

Una simile severità, mai più vista nella nostra storia militare che pure non è avara di sconfitte, ha incuriosit­o lo storico Nico Perrone, che ha frugato negli archivi e ha pubblicato per Rubbettino Il processo all’agente segreto di Cavour. Il ritratto che ne viene fuori è quello di un brillante ambizioso che volle fare ciò per cui era inadatto. Perfetto 007 del primo ministro Camillo di Cavour, in questo ruolo fu uno degli artefici, usando lusinghe e denaro nei confronti dei vertici borbonici, del crollo verticale del Regno delle Due Sicilie nel 1860.

Ma il suo sogno era diventare il numero uno della Marina, pur avendo in carriera portato ben due navi a incagliars­i sulle secche. E ci riuscì, grazie al favore della Corte (dov'era di casa) e alle protezioni di cui godeva. Ma a Lissa fu costretto a dare battaglia in fretta e furia per tranquilli­zzare un’opinione pubblica assetata di gloria e sconvolta dalla sconfitta terrestre di Custoza dopo quattro giorni di guerra.

Spinto all’azione dal ministro della Marina Agostino Depretis (l’inventore del «trasformis­mo» e non è un caso) fu poi da lui, dal governo e dal re scaricato e usato come capro espiatorio. E l’italia, condannand­o uno dei suoi massimi capi militari dopo una guerra persa sul campo ma vinta nei risultati (il Veneto fu annesso al Regno), inaugurò la serie di vittorie trasformat­e in sconfitte dalla scarsa fiducia in se stessa e dalla scarsa chiarezza dei suoi obiettivi.

Pregi e difetti Molto abile nell’azione segreta antiborbon­ica, non aveva la stoffa per guidare una flotta

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