L’EUROPA DISTRATTA SU KIEV
P uò darsi che Donald Trump abbia rifiutato l’incontro con Vladimir Putin al summit argentino del G20 perché il suo ex avvocato personale Michael Cohen minaccia rivelazioni sul Russiagate al procuratore Robert Mueller e in questo contesto il presidente americano non voleva mostrarsi sorridente al fianco dell’autocrate russo (salvo poi concedersi in extremis per qualche minuto). Però in quel modo almeno ha attirato l’attenzione del mondo intero sul clamoroso sequestro di tre navi della Marina di Kiev da parte dei russi e sull’incredibile arresto di ventiquattro marinai che erano colpevoli soltanto di trovarsi su quelle imbarcazioni entrate nel mare di Azov. Poco importa poi se il presidente ucraino Petro Poroshenko ha approfittato dell’incidente per varare misure abnormi quali la proclamazione della legge marziale o la chiusura ai russi delle frontiere del suo Paese (prima vittima un ballerino del Bolshoi, Andrei Merkuriev). L’ucraina il prossimo 31 marzo dovrà affrontare una delicata tornata elettorale e Poroshenko è dato in svantaggio: ovvio che cerchi di sfruttare al meglio l’occasione offertagli da Putin per un richiamo al senso dell’onore dei suoi compatrioti. Quel che è davvero grave è che Putin prosegua nella politica inaugurata con l’annessione della Crimea (2014), proseguita con la guerra nel Donbass a cui si è aggiunta la costruzione di un ponte sullo stretto di Kerch destinata anch’essa ad agevolare l’annessione delle terre e dei mari ucraini.