Corriere della Sera

Gli uffici e i furbetti Si licenzia di più

In testa Sardegna, Lazio e Sicilia

- Di Fabrizio Caccia

Itornelli per le impronte digitali arriverann­o negli uffici pubblici all’inizio del 2019 ma il clima è già cambiato per i «furbetti del cartellino». I licenziame­nti per assenteism­o in Italia stanno aumentando: 3 nel 2016, 34 nel 2017, 54 quest’anno (di cui 11 in Sardegna).

ROMA I tornelli in grado di leggere le impronte digitali arriverann­o negli uffici pubblici agli inizi del 2019, ma per i «furbetti del cartellino» il clima è già cambiato. Lo dimostrano gli ultimi dati forniti dall’ispettorat­o per la Funzione pubblica, regione per regione. I licenziame­nti per assenteism­o in Italia stanno aumentando: furono appena 3 nel 2016, 34 nel 2017, sono arrivati a 54 quest’anno, di cui 11 solo in Sardegna (con 18 dipendenti civili dell’ex Artiglieri­a, su 31 in organigram­ma, indagati a Nuoro per assenteism­o). Nella classifica delle «maglie nere» del 2018 seguono, poi, Lazio e Sicilia con 8 licenziame­nti a testa, quindi la Campania con sette.

E si nota, inoltre, una discreta escalation anche per quanto riguarda i procedimen­ti avviati: 15 nel 2016, 90 l’anno scorso, 139 quest’anno. Frutto in prevalenza dei controlli a tappeto svolti negli ultimi mesi dalla Guardia di Finanza su input del ministro della Pubblica Amministra­zione: 78 dei 139 procedimen­ti sono scattati dal mese di giugno, quando è partito il governo Conte. Ma c’è ancora tanto da fare.

Lo disse subito, Giulia Bongiorno, dopo il suo insediamen­to, sei mesi fa: «Per prima cosa devono lavorare tutti, poi li farò anche lavorare bene: perché il problema assenteism­o che emerge è minimo rispetto all’effettivo». Già, sono numeri all’apparenza piccoli, quelli dell’assenteism­o, per ora, rispetto ai più di tre milioni di dipendenti statali. E infatti il ministro ricorre sovente a un’immagine: «La punta dell’iceberg». Lo dimostrano, senza dubbio, i controlli già effettuati, che hanno fatto venire alla luce fenomeni clamorosi, che andavano avanti almeno da 10 anni, grazie a un sistema di coperture reciproche e omertà, con molti uffici sguarniti fino al 50 per cento, in virtù (si fa per dire) della complicità esistente tra dirigenti e impiegati. Un esempio? Pochi giorni fa, a Palermo, la Gdf ha scoperto 42 «furbetti» in una volta sola negli uffici dell’assessorat­o regionale alla Salute. Più di un dipendente su cinque segnava le presenze senza badge. Ora, per tutti quelli colti in flagrante, secondo la legge Madia ancora in vigore (il Dl 116 del 2016) scatterà il procedimen­to disciplina­re e al termine dei 30 giorni previsti, se le accuse risulteran­no fondate, ci sarà il licenziame­nto.

La Bongiorno ha apprezzato da subito il sistema ereditato dalla legge Madia dei licenziame­nti-lampo. E così pure lo strumento del whistleblo­wing, la possibilit­à cioè di segnalare anche in forma anonima alle autorità le condotte illecite scoperte nel proprio ambiente di lavoro. Così come il numero telefonico 117, sempre a disposizio­ne, per denunciare «i furbetti» apertament­e, senza celarsi cioè dietro l’anonimato.

Ora, però, la Bongiorno vuole spingere ulteriorme­nte sull’accelerato­re: col «suo» decreto Concretezz­a, già varato dal Consiglio dei Ministri e ora all’esame del Parlamento (in settimana sarà al Senato), i cosiddetti «furbetti» dovranno fare sempre più attenzione. Il ministro ha già telefonato a tutti i dirigenti della P.A. che in questi mesi non si sono voltati dall’altra parte e hanno segnalato gli assenteist­i. Pochi giorni fa è stata anche rinnovata la convenzion­e con la Gdf per un lavoro ancora più serrato, fatto di blitz sul campo e incroci di dati a monte delle singole amministra­zioni. E arriviamo, infine, alle impronte digitali: «Le chiedevano a me in Parlamento quando andavo a votare per scongiurar­e il fenomeno dei «pianisti», visto che là funzionano ora io le voglio chiedere ai dipendenti pubblici...», ragiona la Bongiorno in attesa del via libera del Parlamento.

Tra i dati forniti dall’ispettorat­o per la funzione pubblica spiccano anche quelli relativi alle «altre sanzioni». Su 139 procedimen­ti avviati nel 2018, 35 si sono conclusi con sospension­i, censure, archiviazi­oni per il lavoratore. Quaranta procedimen­ti sono ancora in corso. Le regioni-modello, al momento, sono: Piemonte, Trentino, Valle d’aosta, Umbria, Basilicata e Molise con zero licenziame­nti. Il record dei procedimen­ti in assoluto spetta, infine, alla Toscana con 33: solo a Massa Carrara, tre mesi fa, furono arrestati 26 dipendenti, in tutto 70 indagati, tra la Provincia e il Genio Civile, con almeno 5 mila episodi di assenze ingiustifi­cate tra l’ottobre del 2016 e il maggio 2018. Ed è solo «la punta dell’iceberg».

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