Nel porto dei marinai prigionieri «Mosca vuole strangolare l’ucraina»
A Mariupol la guerra non è mai finita: «Quel ponte voluto da Putin è la nostra rovina»
gigantesche gru degli anni Sessanta e Settanta ferme nella morsa del gelo. Il mare che lambisce i moli deserti si blocca lentamente ai meno 15 della sera. Non ci sono navi a rompere il ghiaccio e il piccolo incrociatore che ci trasporta nelle acque nere degli immensi bacini silenziosi lascia una striscia più scura tra i lastroni grigi d’acqua rappresa.
«È questo che vogliono i russi. Il fine di Putin resta strangolare Mariupol e gli altri porti ucraini affacciati sul Mar d’azov. Vogliono ucciderli per poi impossessarsene e infierire un colpo mortale all’economia della libera Ucraina», ci dice il ministro delle Infrastrutture, Vladimir Omelian, incontrato ieri pomeriggio tra i capannoni e le gru. Da qui una settimana fa sono partite le tre imbarcazioni (due guardiacoste e una chiatta) con i 24 marinai fermati dai proiettili della marina militare russa presso lo stretto di Kerch, poi arrestati e ora al cuore della nuova vampata di tensioni tra Mosca e Kiev.
Mariupol mostra i segni delle difficoltà cresciute con il tentativo dei filo-russi di catturarla al tempo della sfida per il bacino di Donetsk nell’estate del 2014. Per brevi periodi, la guerriglia dei fedelissimi di Mosca appoggiata dalle squadre speciali inviate da Putin riuscì a occupare parte del centro. Salvo poi venire scacciata dai rinforzi organizzati dal governo di Kiev. Ora i posti di blocco che segnano la barriera del fronte si trovano a una dozzina di chilometri verso est. Ma le maggiori linee di comunicazione sono interrotte o deviate. L’aeroporto civile non funziona. Il treno impiega 18 ore per arrivare da Kiev. E per strada occorre zigzagare tra le trincee dei campi di battaglia nelle regioni orientali e le zone occupate dai russi verso la penisola di Crimea.
«La vita civile della nostra città è come addormentata e sulla ritirata dal 2014. Tanti nostri concittadini sono scappati verso Odessa e Kiev per evitare di restare coinvolti dalla guerra. Però sono arrivati circa 100 mila sfollati che non volevano stare con i russi a Donetsk. La situazione è peggiorata nell’ultimo anno con la costruzione del ponte voluto da Putin, che unisce il territorio russo alla Crimea lungo lo stretto di Kerch. Il nostro Mar d’azov sta diventando russo. Chi tra i nostri quasi mezzo milione di abitanti viveva delle attività del porto e delle sue navi se ne è andato. E parliamo di almeno il 10% della popolazione», ci
Le tre navi
Da qui sono partite le tre imbarcazioni con i 24 soldati fermati dai proiettili russi