Corriere della Sera

L’argentina insorge per la finale «tradita»

- Di Carlos Passerini

Copa Conquistad­ores, a Buenos Aires adesso la chiamano tutti così. E in fondo, a pensarci bene, è l’unica cosa su cui vanno d’accordo River e Boca: la finale al Bernabeu di Madrid, a casa dei re, «è un colpo all’anima», come ha efficaceme­nte sintetizza­to Olé, mentre il Clarín si è chiesto «cosa penserà Simón Bolívar», uno dei simboli dell’indipenden­za latinoamer­icana. La Copa Libertador­es, la Champions del Sud, nacque nel 1960 e il suo nome è un omaggio agli eroi del subcontine­nte, fra i quali appunto Bolívar, San Martín, Bonifacio. Dietro alla battaglia ideologica si nasconde però ovviamente una pura questione di bottega: il River vuole che la gara di ritorno della «finale più lunga del mondo» si giochi a casa sua, come doveva essere se l’assalto da parte degli ultrà al pullman del Boca non avesse imposto il rinvio, il Boca invece pretende la vittoria a tavolino in quanto danneggiat­o. La vicenda non è più solo sportiva e infatti ha tenuto banco anche durante il G20, andato in scena proprio a Buenos Aires. Ad ogni modo la Conmebol, l’equivalent­e della nostra Uefa, non ne vuole sapere ed è già ai dettagli organizzat­ivi: «Si gioca il 9 dicembre, decisione irreversib­ile» ha ribadito il presidente Domínguez. La Conquistad­ores intanto è già un grande affare per molti. Su Internet c’è chi rivende i biglietti anche a 1.000 dollari. Già, chissà cose ne penserà Bolívar.

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