L’argentina insorge per la finale «tradita»
Copa Conquistadores, a Buenos Aires adesso la chiamano tutti così. E in fondo, a pensarci bene, è l’unica cosa su cui vanno d’accordo River e Boca: la finale al Bernabeu di Madrid, a casa dei re, «è un colpo all’anima», come ha efficacemente sintetizzato Olé, mentre il Clarín si è chiesto «cosa penserà Simón Bolívar», uno dei simboli dell’indipendenza latinoamericana. La Copa Libertadores, la Champions del Sud, nacque nel 1960 e il suo nome è un omaggio agli eroi del subcontinente, fra i quali appunto Bolívar, San Martín, Bonifacio. Dietro alla battaglia ideologica si nasconde però ovviamente una pura questione di bottega: il River vuole che la gara di ritorno della «finale più lunga del mondo» si giochi a casa sua, come doveva essere se l’assalto da parte degli ultrà al pullman del Boca non avesse imposto il rinvio, il Boca invece pretende la vittoria a tavolino in quanto danneggiato. La vicenda non è più solo sportiva e infatti ha tenuto banco anche durante il G20, andato in scena proprio a Buenos Aires. Ad ogni modo la Conmebol, l’equivalente della nostra Uefa, non ne vuole sapere ed è già ai dettagli organizzativi: «Si gioca il 9 dicembre, decisione irreversibile» ha ribadito il presidente Domínguez. La Conquistadores intanto è già un grande affare per molti. Su Internet c’è chi rivende i biglietti anche a 1.000 dollari. Già, chissà cose ne penserà Bolívar.