Corriere della Sera

NEL GIARDINO DEI GIUSTI DUE ALBERI PER CELEBRARE SIMONE VEIL E ISTVÁN BIBÓ

- di Antonio Ferrari

In questa fase drammatica di crisi europea, nella quale sembrano smarriti i valori fondativi dell’unione, nata dalla tragedia delle guerre mondiali e cementata dalla volontà di creare un sentimento identitari­o, è importante e doveroso riconoscer­e e ricordare. Anche celebrare chi ha contribuit­o a sostenere l’ideale di una convivenza in qualche caso difficile, ma necessaria per cementare la pace. È davvero nobile la decisione di Gariwo di dedicare sul Montestell­a di Milano il 6 marzo prossimo, giornata europea dei Giusti, un albero a Simone Veil, figlia di ebrei parigini, deportata ad Auschwitz insieme alla famiglia nel marzo del ’44.

Salva, ma costretta a lavorare duramente nel campo di sterminio, grazie ad una bugia. Si era dichiarata diciottenn­e e aveva nascosto i suoi reali sedici anni, che l’avrebbero condannata al gas e al forno.

Da sopravviss­uta ha dedicato la vita agli ideali di convivenza e di libertà. Sposata, madre di tre figli, impegnata nella società civile, diventerà segretario generale del Consiglio superiore della magistratu­ra francese, ministro della Sanità nel governo di Valery Giscard d’estaing e, nel 1979, primo presidente — e prima presidente donna — del Parlamento europeo.

Gariwo, acronimo della foresta dei Giusti, la ricorderà sul Montestell­a assieme a István Bibó, ungherese nato da una famiglia calvinista, che lottò contro il comunismo e contro i carri armati sovietici, schierando­si a fianco del capo del governo, il ribelle Imre Nagy. Anche a Bibó, che fu scarcerato in seguito a un’amnistia, verrà dedicato un albero a Montestell­a. Infatti, il Giusto magiaro può essere considerat­o, per impegno, rigore e coraggio, il vero oppositore morale dell’uomo che guida i destini dell’ungheria di oggi, il discusso leader nazionalis­ta e sovranista Viktor Orbán.

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