A tutta Jeep
LOS ANGELES Il successo premia gli audaci. Dal Salone dell’auto di Los Angeles arriva la conferma. Tutto esaurito sotto la tenda bianca del Convention Center dove si è svolta la presentazione del primo pick-up di Jeep, dopo un’assenza lunga ventisei anni: l’imponente Gladiator arriverà sul mercato Usa nel 2019, in Europa l’anno dopo (Italia compresa). Costola allungata fino a oltre cinque metri e mezzo della fuoristrada Wrangler — e come questa, all’occorrenza, «open air», con porte e tetto rimovibili e parabrezza abbattibile —, il «truck» promette di imporsi sul mercato americano come hanno fatto tutte le ultime nate di Jeep. Brand che nel gruppo FCA (Fiat Chrysler Automobiles) fa sempre più la parte del leone.
I numeri ne sono la prova. Il 97 per cento del profitto realizzato dal Gruppo italo-americano nel terzo trimestre 2018 arriva proprio dagli Stati Uniti, grazie alle vendite delle Jeep Wrangler e delle Ram 1500. All’auto Show californiano c’erano anche i modelli Fiat (con la nuova 500X in versione americana), Maserati (con la Levante) e le Alfa (Giulia e Stelvio, che Oltreoceano vendono soprattutto nell’allestimento Quadrifoglio). Ma i riflettori erano puntati tutti sulle fuoristrada di ultima generazione con l’iconico muso a griglia, figlie di successo di Mike Manley, ora ad di FCA, e non per caso.
Affascinante parabola, quella di Jeep. Marchio nato per l’esercito Usa, collocato da Sergio Marchionne al centro delle strategie di vendita in FCA, oggi forza trainante del gruppo italo-statunitense. Un successo firmato da Manley che, assente a Los Angeles perché impegnato nel lancio del Piano Italia, ha lasciato a Tim Kuniskis, capo del brand Jeep per il Nord America, il compito di fare gli onori di casa. E di ribadire che «Wrangler è diventato il veicolo più riconoscibile al mondo». Non solo: «Ogni volta che Jeep aggiunge un nuovo prodotto al suo portfolio, si aggiungono nuovi clienti», ha detto Kuniskis. Le parole ricorrenti, alla presentazione di Gladiator, sono state icona, eredità, Dna, e ovviamente mito. Intanto, lo staff Jeep sottolineava i numeri. Da quando nel 2011 la Fiat ha acquisito la maggioranza di Jeep, il brand ha toccato record inediti, con una gamma ampia e supercompetitiva. Se nel 2009 Jeep vendeva appena 338mila unità, quasi esclusivamente in Nordamerica, nel 2017 il totale globale è salito 1.388.208 auto, con linee di produzione anche in America Latina, Asia ed Europa.
Il presente conferma la solidità del marchio, anche a casa nostra: nei primi dieci mesi del 2018, trainato dalla Renegade, Jeep ha venduto in Italia 70.800 vetture contro le 49.500 del 2017. La commercializzazione della nuova Wrangler, erede della mitica Willys Wagon del 1946 e regina indiscussa del fuoristrada, è partita a spron battuto in settembre e già si prevedono vendite di almeno 4.000 unità annue nel nostro Paese.
L’abbiamo provata nella versione Rubicon, al top dell’assetto off road, per le strade della grande Los Angeles, da Beverly Hills a Santa Monica, passando da downtown e le colline di Palisades: l’icona del brand non ha deluso le aspettative per maneggevolezza e divertimento (peccato solo non aver incontrato neppure un tratto fuori strada...).
Da qui al 2020 usciranno due modelli all’anno, chiaro segnale di quella marcia in più – soprattutto in termini di creatività e di investimenti – che si aspetta anche dagli altri grandi marchi di FCA, Alfa in primis. Tra i debutti più attesi, le prime vetture ibride plug-in: la Jeep Renegade, tra fine 2019 e inizio 2020, e subito dopo la Jeep Wrangler. Il futuro è alle porte.