Corriere della Sera

«Il mio Milan era ben allenato sfido chi ha detto il contrario»

«Avrei dovuto lasciare dopo la Supercoppa: non c’era più fiducia in me»

- Monica Colombo

MILANO 26 novembre 2017, Milan-torino 0-0. Non basta un punto per salvare la panchina di Vincenzo Montella che lascia la squadra settima in classifica a Rino Gattuso. È trascorso poco più di un anno da allora e a 96 ore dalla sfida con i granata, l’ex tecnico del Milan ripercorre non senza un pizzico di amarezza le emozioni vissute da tecnico rossonero.

Che cosa resta di quell’esperienza?

«Ho letto che già prima dell’inizio della seconda stagione non c’era fiducia nei miei confronti. Mi è dispiaciut­o salutare il Milan perché il mio lavoro è stato incompiuto. Sarebbero servite più pazienza ed esperienza. Sentivo di poter crescere insieme alla squadra, non mi è stato dato il tempo».

d Cattiva condizione fisica? Chiamai Gattuso per dirgli che stava sbagliando e che aveva esagerato

Quale rimprovero muove a se stesso?

«È stata sbagliata la comunicazi­one sin dall’estate, creando aspettativ­e altissime sulla squadra. Avrei dovuto tenere un profilo più basso ma è difficile mettersi in contrasto con le direttive della società. Erano arrivati 11 giocatori nuovi e sarebbe servito del tempo per assemblarl­i. Invece anch’io ho assecondat­o i proclami di scudetto dei dirigenti».

Ha condiviso l’acquisto di tutti i nuovi arrivi?

«Diciamo che ci siamo confrontat­i su alcuni. Altri li ho trovati ad affare concluso. Su Bonucci per esempio ho forzato io per il suo ingaggio».

L’ex ds Mirabelli ha dichiarato di aver trattato Aubameyang, Morata, Benzema e Immobile ma di aver acquistato Kalinic, poi disastroso, su suo input. È vero?

«Arrivammo alla fine della sessione di mercato con poche risorse a disposizio­ne per reperire il regista e l’attaccante. Vero è che fummo vicini a Morata e Batshuayi ma poi con 20 milioni di budget era difficile comprare un centravant­i più forte di Kalinic».

Con il senno di poi si pente di qualche decisione?

«Razionalme­nte sarebbe stato giusto lasciare dopo il primo anno durante il quale vinsi la Supercoppa».

Gattuso ha puntato l’indice sulla condizione fisica in cui ha trovato la squadra...

«Quest’accusa mi tocca profondame­nte. Nella gara a Benevento, la prima del mio successore, i giocatori corsero più degli avversari. Si fa confusione fra distanza percorsa e intensità. Sfido chi ha messo in dubbio il mio la- voro a un confronto pubblico. Ho allenato in serie A per 5-6 anni e penso di avere più esperienza di chi ha fatto certe affermazio­ni».

Gattuso l’ha chiamata?

«No, mi feci vivo io dopo quelle dichiarazi­oni per digli che stava sbagliando e che aveva esagerato».

È stato giusto assegnare la fascia a Bonucci?

«Gliel’aveva promessa la società che intendeva puntare su un giocatore del nuovo corso. Per quel che mi riguarda telefonica­mente gli dissi che si poteva essere capitani anche senza fascia».

È più forte questo Milan del suo?

«Be’, giocatori come Kessie e Calhanoglu sono cresciuti. Higuain è un calciatore di valore. Resto legato al Milan: sono grato a Galliani che mi ha dato fiducia e a Fassone che all’inizio della seconda stagione mi ha confermato. Ho rischiato valorizzan­do giocatori come Suso e Cutrone e comunque nel mio primo anno la squadra aveva una sua identità. A un certo punto eravamo anche terzi».

d Valorizzat­i Suso e Cutrone. Kalinic? Con 20 milioni di budget era difficile trovare di meglio

Abbiati l’ha accusata di non fidarsi di nessuno.

«Consideran­do la sua intervista forse facevo bene. La verità è che invitavo tutti i membri dello staff alle riunioni tecniche ma lui non si è mai presentato».

d Forse ho sbagliato nel seguire la società che lanciava proclami di scudetto: serviva un profilo più basso

È stato troppo precipitos­o ad accettare il Siviglia un mese dopo l’esonero?

«Era una grande opportunit­à, ho battuto un grande tecnico come Mourinho portando la squadra ai quarti di Champions dopo 68 anni. Non so se maturai la decisione troppo in fretta».

Sogni nel cassetto?

«Ho voglia di tornare, penso di poter dare ancora tanto. Ho acquisito conoscenze importanti, ho ricevuto presunte proposte dall’italia e dall’estero ma stavolta so che non posso sbagliare la scelta».

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