Corriere della Sera

Caos nel Pd, Minniti: ecco perché mi ritiro

Rottura con Renzi, l’ex ministro non sarà alle primarie

- Di Monica Guerzoni

Passo indietro di Marco Minniti. L’ex ministro dell’interno si ritira dalla corsa per la segreteria del Pd, lasciando campo libero a Nicola Zingaretti e Maurizio Martina. Dietro la decisione il gelo con l’ex leader Matteo Renzi e il caos all’interno del partito. L’ex ministro Graziano Delrio al Corriere: «Lavoriamo per l’unità».

ROMA Giorni e notti di tormenti, di riunioni fiume con i parlamenta­ri amici, di silenzi carichi di delusione, astio e reciproca diffidenza tra lui e Matteo Renzi. E alla fine, «con grande sofferenza, ma con altrettant­o senso di responsabi­lità», Marco Minniti ha maturato il clamoroso passo indietro: «La situazione non è più sostenibil­e. Lo faccio per il partito, con lo stesso spirito di servizio con il quale avevo accettato la candidatur­a alla segreteria».

L’ex ministro dell’interno, apprezzato (e contestato) per il suo impegno al Viminale nel fronteggia­re la crisi migratoria, ha dunque maturato l’idea di rinunciare alla candidatur­a alle primarie, lasciando campo libero a Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e agli altri candidati.

Un vero e proprio trauma per la corrente renziana, dilaniata e scossa dalle mosse del leader che ormai lavora alla luce del sole per un partito tutto suo. Impegnato ieri in una lunga serie di incontri a Bruxelles, l’ex premier ha dato il benservito al «suo» candidato: «Marco Minniti è irritato? Io non mi occupo del congresso del Pd».

Parole che, unite all’ultimatum di Antonello Giacomelli e ai sondaggi che lo davano al massimo al 33% a quasi quindici punti da Zingaretti, hanno spazzato via i dubbi residui e convinto il quasi ex candidato a chiudersi con i suoi per l’ultima riflession­e. «Sono perfettame­nte consapevol­e della pesantezza di questo atto. E so che sarò io a prendermi addosso tutto il fango — si è sfogato Minniti —. Ma ho misurato il rischio di un congresso che non avrebbe dato un esito definitivo e, credetemi, lasciare è la decisione migliore. La mia sofferenza sarà ripagata da un risultato chiaro e dalla vittoria di un nome autorevole».

A Montecitor­io i dem hanno passato un giorno di spasmodica attesa, preoccupaz­ione, sconcerto. I renziani hanno tentato un disperato pressing, nella segreta speranza che Minniti stia solo lanciando un potente ultimatum all’ex segretario. Ma lo strappo potrebbe essere irreversib­ile. «Ci perdo solo io — è la riflession­e finale che Minniti ha condiviso in un lungo faccia a faccia con Luca Lotti, un tempo plenipoten­ziario di Renzi — Non è una resa la mia, ma un atto di generosità. Le primarie daranno un risultato chiaro e netto e il partito non finirà in pezzi».

L’ex ministro è convinto di uscirne «con stile», anche se adesso i renziani sono privi di un candidato al congresso. La girandola dei nomi è ripresa in tempo reale. C’è chi spinge per Ettore Rosato, chi vorrebbe una donna della tempra di Teresa Bellanova e chi spera di convincere Graziano Delrio a rinunciare alla guida del Copasir. Ma anche il giglio magico è ormai frammentat­o, Renzi è dipinto dai fedelissim­i «con un piede fuori» e la tentazione della corsa in solitaria terrorizza tanti.

È questo il tema che ha lacerato i rapporti tra Renzi e Minniti. Il primo rimprovera all’ex ministro la caparbia volontà di correre con il sostegno sul territorio dell’intera area, senza però accettare l’etichetta di renziano. E il secondo non manda giù la pretesa di lanciarlo alle primarie alla guida di una corrente impegnata a preparare la scissione. Un dilemma impossibil­e da risolvere, che ha innescato la miccia del divorzio. Tra le tanti voci fuori controllo di una giornata di passione per i dem è girata anche quella di un furibondo scontro al telefono tra Renzi e Minniti, smentito in serata dai collaborat­ori dell’ex ministro: «Matteo non lo ha cercato, i due non si sentono da una settimana». La rottura si sarebbe consumata nel più totale gelo, con l’ex premier deciso a tenersi le mani libere. Eppure il pressing dei renziani per convincere il candidato a rimanere tale è andato avanti fino a notte. Lotti, Guerini e Rosato si sono visti e hanno deciso di rinnovare l’impegno. «Noi lo sosteniamo con convinzion­e — assicura Rosato —. Quando Marco decide di partire, si parte».

La distanza

Il peso dei sondaggi L’ex leader: Marco è irritato? Io non mi occupo del congresso

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DemDa sinistra, Marco Minniti, 62 anni, ex ministro dell’interno, e Matteo Renzi, 43 anni, ex premier

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