Parigi apre all’italia ma è preoccupata dallo stop ai lavori «L’opera serve»
La firma con Toninelli e le cautele della Francia
PARIGI La Francia vuole andare avanti e quindi asseconda le esigenze del partner italiano. Le gare d’appalto sono state rinviate con una lettera congiunta dei ministri dei due Paesi, ma le intenzioni di fondo sembrano divergere. Se il ministro Danilo Toninelli dà l’impressione di voler prendere tempo e magari rimandare la questione a dopo le Europee, la ministra francese Élisabeth Borne al contrario è preoccupata per i tempi.
La posizione di Borne è la stessa di dieci giorni fa, quando ha presentato il suo progetto di legge sull’ «orientamento delle mobilità», un piano che punta a riorganizzare e modernizzare tutti i trasporti francesi. E se l’ispirazione complessiva sembra quella di abbandonare l’ossessione per il TGV e le grandi linee ad alta velocità tornando a occuparsi anche degli spostamenti quotidiani dei pendolari, una parte è dedicata alla salvaguardia della Lyon-turin (come i francesi chiamano la Tav), come «linea efficace in grado di offrire un’alternativa credibile ai tunnel stradali e di ridurre l’impatto ambientale, assicurando i collegamenti delle metropoli alpine, rilanciando gli scambi commerciali tra Francia e Italia e sviluppando il corridoio est-ovest della rete transeuropea dei trasporti».
Il progetto di legge ricorda poi che la Tav è oggetto di un trattato internazionale tra Francia e Italia che va rispettato. A margine della presentazione della legge, una volta ribadito l’attaccamento della Francia al grande progetto, la ministra Borne è entrata più nel dettaglio. E ha espresso la preoccupazione che ora si perda troppo tempo: «Dobbiamo essere coscienti del fatto che i lavori già cominciati continuano, hanno un costo, e se non c’è una decisione sulle gare di appalto all’inizio del 2019, i cantieri alla fine si fermeranno». Il rischio è che i finanziamenti dell’unione europea, che paga il 40% del progetto ma è pronta a salire al 50%, vengano destinati altrove.
«Capisco quelli che sottolineano che si tratta di un’infrastruttura gigantesca — ha detto la ministra Borne —, ma allo stesso tempo la Francia è attaccata a questo progetto che permetterà un trasporto delle merci più efficace e più rispettoso dell’ambiente».
Nei mesi scorsi le indecisioni pure da parte francese non sono mancate, anche se non si è mai arrivati a mettere in dubbio la volontà di costruire il tunnel: il presidente Emmanuel Macron, arrivato all’eliseo, aveva chiesto di ripensare le priorità in modo da favorire gli spostamenti all’interno della Francia e in particolare nelle zone rurali a lungo dimenticate, proprio quelle dove più forte è oggi la protesta dei «gilet gialli». Ma dopo quella pausa di riflessione il governo ha confermato l’impegno per la Tav Torino -Lione, dimostrato dall’inserimento esplicito dell’opera nel progetto di legge complessivo sulla mobilità che verrà votato entro l’estate.
Ma prima di allora bisogna far partire le gare di appalto, e la lettera congiunta Toninelliborne sembra l’ultima concessione ai ripensamenti italiani. Parigi ora ha fretta, non tanto per entusiasmo verso la Tav, ma per paura di perdere gli aiuti europei.
La ministra di Macron Per Borne se non sarà presa una decisione a inizio 2019 i cantieri si fermeranno