Haiti, la missione italiana dove il tumore non ha cure
La Fondazione Rava per le donne con il cancro al seno
Anche gli haitiani hanno i loro gilet gialli come in Francia, però, essendo poveri, senza gilet e copertura mediatica: in estate e in autunno, nel silenzio internazionale, la protesta popolare è esplosa (con morti e feriti) per il prezzo del diesel e dei generi alimentari, e soprattutto perché 3 miliardi di dollari destinati ai sussidi per il carburante hanno fatto il pieno nelle tasche dei governanti. Haiti è il Paese più disastrato dell’emisfero nord ma non si fa mancare (quasi) niente. Neanche il tumore al seno: solo che ad Haiti le donne normali (cioè povere) non hanno mai avuto possibilità di cura. Per questo l’immagine di quaranta signore sedute in attesa all’ospedale Saint Luc è qualcosa di straordinario. Aspettano una visita e un’ecografia: ciò che in Occidente è sacrosanta routine, a Port-au-prince è una conquista recente e tutta da diffondere. Il progetto di diagnosi, prevenzione e cura del tumore alla mammella è arrivato dall’italia grazie alla Fondazione Francesca Rava, che da anni opera ad Haiti a tutto campo. Al Saint Damien, l’unico ospedale pediatrico dell’isola, come al vicino Saint Luc, dove da 18 mesi va costruendo una squadra italohaitiana per debellare un male che da noi è sempre più cronicizzabile e da loro è feroce quanto sconosciuto. «Abbiamo uno dei tassi di mortalità Mamme Una donna col figlio. Foto piccola (in creolo): «La cura comincia da te» più alti del mondo», dice al Corriere il direttore Marc Augustin. Il progetto ha la supervisione del dottor Enrico Cassano, direttore della Divisione di Radiologia Senologica dell’istituto Europeo di Oncologia, alla sua quinta missione: «Essendo diagnosticati in fasi avanzate, i tumori hanno ancora prognosi negative. Ma abbiamo fatto molto, e molto possiamo fare». Il primo bilancio: 2.050 donne sottoposte a screening, 119 masse tumorali sospette, 41 trattate chirurgicamente e 37 con chemioterapia (in un centro privato esterno). La squadra cresce con «la fame di formazione» del personale locale, un radiologo e un oncologo, infermieri e promotrici di salute (due «reduci» salvate dalla mastectomia) che girano per mercati, ospedali e chiese sensibilizzando le donne. «Nessuno ha mai detto loro una parola sulla prevenzione», racconta Maria Vittoria Rava, sorella di quella Francesca il cui spirito di solidarietà dà nome e luce alla Fondazione. «Sono donne come noi, degne della stessa attenzione. Vogliamo che all’ospedale ci sia un centro gratuito per la chemioterapia e la radioterapia, che oggi non esiste in tutta l’isola». Le pazienti sono giovani, con bimbi piccoli, e sostengono le famiglie. Maria Vittoria parla anche delle donne disperate a cui il dottor Cassano affida la missione di tornare a casa per insegnare i passi della prevenzione, l’importanza dell’autopalpazione: «Vedere queste donne in fase terminale che si animano all’idea di salvare almeno le figlie è un’emozione forte».
E così Haiti ha i suoi gilet gialli e le sue donne in cerca di chemio. Poche notizie filtrano da quella che fu la prima isola a ribellarsi alla schiavitù, forse perché «il cosiddetto problema Haiti sembra irrisolvibile» dice al telefono padre Rick Frechette, figura simbolo (non solo) per la Fondazione Rava. Racconta di una recente strage, 60 persone uccise nella zona del mercato di La Saline, guerra di gang per il controllo del pizzo. Pizzo? «Chiedono soldi persino alle donne che vendono banane e agli uomini che tirano carretti sulla strada». Per giorni, migliaia di civili bloccati in un inferno di sparatorie. Con i suoi ragazzi padre Rick ha portato camionate di acqua e cibo agli intrappolati. «Sono stanco, ma non cedo. Da giovane credevo di poter vincere, a 65 anni non ci credo più. Ma come recita quel detto ebraico: salvare una vita è come salvare il mondo intero». Progetto Da 18 mesi la Fondazione lavora a un programma per la cura del tumore alla mammella ad Haiti, dove non esistono centri per la popolazione in maggioranza povera. Per la radioterapia, chi può va all’estero. Per informazioni e sostegno: www.fondazion efrancescarava. org