Corriere della Sera

Folle sfida in auto tra due ventenni Ucciso netturbino

Pozzuoli: un arresto per omicidio stradale

- Fulvio Bufi

NAPOLI Alle 3 del mattino di sabato scorso, Alfonso Campochiar­o è come ogni notte già in piedi, lavato, vestito e pronto per uscire e andare a lavorare. Come ogni notte si muove in silenzio per non svegliare nessuno, si chiude lentamente alle spalle la porta della sua casa nei Quartieri Spagnoli di Napoli e si avvia verso lo scooter parcheggia­to giù in strada.

Alle 3 del mattino di sabato scorso è sveglio anche Carmine D’aniello, ma lui è «ancora» sveglio, e insieme alla fidanzata e altri amici ha appena finito di bere l’ultimo drink in un locale vicino al mare di Pozzuoli e si sta avviando verso la 500 tutta accessoria­ta che lo fa sentire come Driver l’imprendibi­le, con la ragazza accanto. Poco distante dalla sua, è parcheggia­ta anche la macchina dell’amico, una Fiesta, un po’ più acciaccata, ma anche quella capace di correre veloce, lungo le strade deserte dell’ultimo scorcio della notte.

Alfonso Campochiar­o non sa nemmeno chi siano Carmine D’aniello, la sua fidanzata e il suo amico. Lui ha in testa soltanto la solita strada per andare al lavoro: dal centro di Napoli a Fuorigrott­a, e poi fino a Pozzuoli, al porto, per imbarcarsi sul traghetto delle 4,10 per Procida e alle 5 cominciare il turno di netturbino per le strade dell’isola. Da una vita sempre lo stesso percorso e sempre gli stessi orari, che ora, a 62 anni, cominciano a pesare davvero.

Lui sarà più o meno all’altezza dello stadio San Paolo, quando, a nemmeno dieci chilometri di distanza, nelle stradine strette del centro storico di Pozzuoli, due macchine lasciano sull’asfalto Lamiere

I resti del motorino travolto da un’auto durante la corsa clandestin­a a Pozzuoli i segni neri delle sgommate. Sono la 500 di Carmine e la Fiesta del suo amico, i ragazzi hanno trovato il modo per concludere la nottata, una gara per stabilire chi al volante è più bravo: nessuno dei due. O più incoscient­e: entrambi.

Correndo come pazzi — tra l’altro con l’esperienza di due ventunenni, quindi mica tanta — possono solo schiantars­i. Certo, possono finire contro un muro o un albero, ma non va così. Perché pure se ormai anche le tre sono passate da un po’, in strada c’è sempre qualcuno. Un’auto che se li ritrova di fronte sul lungomare tra Pozzuoli e Napoli, mentre quello dietro sta cercando di superare e quindi ha invaso la corsia opposta. Il guidatore lampeggia, frena, accosta più che può: le due auto gli passano accanto senza rallentare, una lo sfiora, ma poi va oltre. È alle spalle, pericolo scampato.

Ma la corsa continua. A cento all’ora, e proprio sulla strada dove, in senso opposto, Alfonso Campochiar­o sta andando con lo scooter verso il suo turno di lavoro. Probabilme­nte Carmine nemmeno lo vede, si accorge di lui quando lo ha già preso in pieno.

Alfonso Campochiar­o muore lì, prima dell’alba dell’ennesima giornata di fatica. Carmine D’aniello è costretto a fermarsi, quello della Fiesta invece prosegue, ma dopo un po’ torna indietro. Resta in disparte, mentre il suo amico parla con i carabinier­i e prova a convincerl­i di aver perso il controllo perché l’auto è slittata, senza fare cenno alla gara. Non gli credono, e per fortuna che esistono le telecamere. Quindi ci mettono poco i carabinier­i per ricostruir­e la follia di quella gara e per identifica­re anche l’altro automobili­sta. E per accusare entrambi di omicidio stradale. Il gip convalida e Carmine viene arrestato, va ai domiciliar­i ma potrà uscire per andare al bar dove lavora. L’altro è solo indagato. Per ora.

Le indagini

Uno dei due ha detto di aver perso il controllo dell’auto, ma è stato incastrato da un video

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