Corriere della Sera

Tutte le navi portano in Cina

- Di Danilo Taino Statistics Editor

Donald Trump e Xi Jinping hanno cenato assieme, sabato scorso al G20 di Buenos Aires, e hanno concordato una tregua di tre mesi nella loro battaglia dei dazi. Novanta giorni da riempire con negoziati difficilis­simi per capire se è possibile evitare che la guerra commercial­e diventi una Guerra Fredda a 360 gradi, questa volta tra Washington e Pechino. Alla base del conflitto c’è il possente cambio di stagione che ha spostato il baricentro dell’economia globale dall’atlantico al Pacifico. Tra le molte statistich­e che illustrano la nuova realtà dell’economia internazio­nale, quelle che riguardano il commercio marittimo sono spesso trascurate, in Occidente. Ma non in Cina e in Asia. E si capisce il perché. Secondo dati dell’unctad, l’organizzaz­ione delle Nazioni Unite che si occupa di commercio e sviluppo, cinque Paesi asiatici occupano i primi cinque posti in un indice di connettivi­tà marittima, che è un indicatore della posizione dei Paesi nel network delle linee commercial­i, calcolato sulla base del traffico di container, del numero di navi, della loro capacità e dei servizi portuali. Facendo cento l’indice della Cina al 2004, la posizione dell’economia di Pechino è oggi a 187,8, seguono Singapore a 133,9, Corea del Sud a 118,8, Hong Kong a 113,5, Malesia a 109,9. Nel 2017, il 64% dell’attività portuale globale con container si è realizzata in Asia, con Shanghai lo scalo più trafficato. Sempre secondo l’unctad, tra il 2014 e il 2017, tre Paesi hanno costruito più del 90% delle nuove navi mercantili e sono la Cina (il 36% del totale), la Corea (il 34,4%) e il Giappone (il 20%). Nella rottamazio­ne del naviglio, il baricentro si sposta un po’ ma rimane sempre in Asia: il 76,1% avviene in Bangladesh, India e Pakistan, il 17,2% in Cina. In termini di proprietà delle flotte mercantili, nel 2018 la Grecia rimane prima, con il 17% del totale, ma è seguita dal Giappone al 12,5% e dalla Cina al 10%; poi ci sono gli armatori della Germania attorno al 5,5% e in forte calo, e quindi altri tre Paesi asiatici, Singapore (5%), Hong Kong (4,9%) e Corea (4%). La Gran Bretagna rimase potenza egemone fino a che «ruled the waves», dominò i mari. Oggi la potenza militare marittima resta l’america. Ma a dominare le onde commercial­i è la Cina. Trump e Xi hanno questi numeri sul tavolo dei negoziati.

@danilotain­o

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