Entra nella Nuvola
La fiera apre sull’attualità con il capo della Polizia e Luciano Fontana. Mercato: -0,9% ma crescono i piccoli Più libri più liberi. Gabrielli: sì a politiche d’integrazione
scorso temeva il terrorismo, e l’attentato a oggi non c’è stato. Ora c’è altro». Fontana lo incalza: «È favorevole all’uso delle armi in casa?». Il capo della Polizia va al punto: «Sono il comandante di 98 mila uomini e donne che hanno il compito di difendere i cittadini e dunque sostengo che l’uso della forza debba essere in capo a chi ha questa responsabilità istituzionale. Ma servono pene certe. Processi giusti e veloci. Continuamente arrestiamo persone che poi vengono rimesse in libertà. Senza entrare nelle scelte che farà il Parlamento, oggi il Paese avrebbe bisogno di tenere i delinquenti in galera» e di mettere in condizioni chi è chiamato a garantire la sicurezza «di essere dove i cittadini vogliono che sia e di prendere chi delinque». Invece i tagli negli organici in passato, per Gabrielli, hanno fatto danni di cui ora si vedono le conseguenze: 20 mila agenti in meno di quelli necessari. Servirà tempo per recuperare anche se, dice, «c’è stata una significativa inversione di tendenza anche con questo governo».
Si torna a Weber per affrontare l’altro tema rovente: l’immigrazione che, rimarca Fontana, «non la fermano le parole forti perché non c’è modo di convincere gente disperata a non mettersi in viaggio». Gabrielli «da tecnico» replica: «In passato ci si è attenuti all’etica dei principi e non a quella della responsabilità. L’approccio era emergenziale perché sapevamo che chi arrivava qui non voleva rimanerci. Ma l’emergenza non c’è. C’è un problema di flussi, mai riaperti. Di rimpatri che necessitano di accordi bilaterali e di strutture di detenzione amministrativa. E di politiche di integrazione, prima che si arrivi ad atti di terrorismo». Ma quali politiche, chiede Fontana? «Ci vuole coraggio, che a volte è anche la capacità di essere impopolari — chiude Gabrielli —. Ma spetta alla politica con la P maiuscola indicarle. Ho molte responsabilità non vorrei far la figura della maestrina dalla penna rossa».